2022-04-22
Kiev scheda i «nemici della nazione». Pubblici i dati di dissidenti e reporter
Andrea Bianchi (Facebook)
Dal 2014 il sito governativo «Myrotvorets» raccoglie nomi e indirizzi di «filorussi» e cronisti attivi nel Donbass tra cui il defunto Andrea Rocchelli. Il fotografo Giorgio Bianchi: «Ricevo minacce ogni giorno. Il governo italiano intervenga».L’uccisione del blogger ucraino Valery Kuleshov, freddato mentre era ancora in macchina davanti alla propria casa, a Kherson, città meridionale dell’Ucraina, è passata inosservata. L’attivista, inviso al governo di Kiev, da anni raccontava la guerra nel Donbass e le sofferenze dei civili. Pochissima attenzione è stata dedicata anche al caso del blogger Gleb Lyashenko, arrestato a inizio aprile a Leopoli con l’accusa di »alto tradimento» da parte dell’Sbu, i servizi segreti ucraini. La sua colpa? Essere favorevole alla negoziazione con la Russia per evitare il perdurare del massacro del suo popolo. In passato, inoltre, Lyashenko aveva criticato l’ex presidente Poroshenko e l’attuale Zelensky, parlando della deriva nazista e russofoba intrapresa dal 2014 nel Paese invaso. Ora è in custodia cautelare e rischia 15 anni di carcere. Episodi che mal si accompagnano alla narrativa mainstream in atto dall’inizio della guerra, volta a dipingere l’Ucraina come uno Stato democratico, poggiante sui presunti valori occidentali, degna di entrare bruciando le tappe, come dimostra l’impegno di Ursula von der Leyen, nell’Unione Europea. Eppure, la realtà è ben diversa. La repressione del dissenso in Ucraina è pratica comune e sotto la luce del sole da ben prima dell’invasione russa, nonostante l’imbarazzante silenzio dei nostri media su quella che appare come una feroce caccia alle streghe, in atto dal 2014, contro chiunque sia sospettato di «russofilia». Se da anni infatti, giustamente, l’Occidente condanna i metodi repressivi di Mosca contro oppositori e libera stampa, la situazione in Ucraina forse è addirittura peggiore. Infatti, mentre in Russia il controllo dei dissidenti è esercitato da servizi segreti e polizia, in Ucraina esiste un sito Web in cui sono schedati i presunti «nemici della nazione». Questo database si chiama «Myrotvorets», (Pacificatore in italiano), è sponsorizzato dai servizi segreti ucraini e patrocinato dal ministero degli Affari interni. Curiosamente, nel sito, in alto a destra, sopra all’indirizzo mail, appare scritto «Langley, Virginia, Usa». La cittadina americana dove ha sede il quartier generale della Cia. Myrotvorets è un sito governativo a tutti gli effetti, nato nel 2014, che raccoglie e pubblica i dati sensibili di chiunque venga considerato un nemico dal governo ucraino. Identità, indirizzo, foto, numeri di telefono, link dei profili social possono essere consultati in ogni momento. Le informazioni sui «nemici dell’Ucraina» vengono caricate grazie ai dati raccolti dai servizi segreti e persino tramite le segnalazioni fornite dai civili privatamente. Una vera e propria lista di proscrizione pubblica, consultabile agevolmente, con la possibilità di cercare soggetti specifici, proprio come su un social qualsiasi. E i cui risvolti sono stati tragici. Nel 2015, per esempio, furono inseriti nel sito anche gli indirizzi di casa dello scrittore e giornalista filorusso ucraino Oles Buzina e dell’ex parlamentare Oleh Kalašnikov. Entrambi, pochi giorni dopo, furono uccisi. L’omicidio di Buzina aveva ricevuto la condanna di Putin e l’interesse, tra l’altro, anche del quotidiano Repubblica, oggi impegnato, in buona compagnia, nella santificazione delle milizie neonaziste ucraine, appassionate degli scritti di Kant. Il giornale romano, tuttavia, il 16 aprile 2015 scriveva a riguardo dell’assassinio politico: «Nel silenzio di molti media occidentali, nella Kiev democratica e in corsa per entrare in Europa, sta avvenendo una spietata operazione di repulisti di ogni forma di opposizione. [...] Subito dopo l'assassinio dello scrittore Buzina, il ministero dell'Interno ucraino ha diffuso la notizia definendolo “il famigerato giornalista”». Sul database ucraino sono stati inseriti oltre 4.000 giornalisti, da tutto il mondo. Tra questi, anche il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, ucciso il 24 maggio 2014 nel Donbass in circostanze controverse e mai chiarite. Per la sua morte fu condannato in primo grado nel 2019 Vitaly Markiv, un militare della guardia nazionale ucraina, poi assolto. Sopra la foto del defunto Rocchelli inserita su Myrotvorets, appare la macabra scritta rossa «liquidato». Ma tra gli schedati «nemici dell’Ucraina e ad alto rischio di rappresaglie ci sono anche il corrispondente Vittorio Nicola Rangeloni e il fotoreporter Giorgio Bianchi, da anni impegnati a raccontare il conflitto nei territori separatisti. Bianchi, attualmente nel Donbass, ha raccontato alla Verità l’origine del suo inserimento in Myrotvorets, nel quale è classificato come «complice dei crimini di guerra russi»: «Sono stato schedato dai servizi segreti ucraini fin dal 2015, ma non era nulla di ufficiale», spiega Bianchi. «L’ho saputo quando sono tornato in Italia dal Donbass, dove ero andato a coprire la guerra. Mi convocò la Farnesina, che mi spiegò che ero in una lista di soggetti indesiderati in Ucraina consegnata ai servizi segreti italiani». Bianchi era andato nel Donbass per testimoniare le sofferenze dei civili, si era regolarmente accreditato come reporter e aveva passato il confine legalmente in autobus. «Eppure», spiega il fotoreporter, «mi accusarono di essere entrato nel Donbass illegalmente. Nel 2018 riprovai a rientrare in Ucraina, ma in aeroporto mi fermarono e tentarono di arrestarmi. Alla fine mi rilasciarono, ma credo di essere stato inserito allora nella lista di proscrizione pubblica». Così, Bianchi, cittadino italiano, risulta essere un criminale per il governo ucraino. E con la guerra in corso, la schedatura su Myrotvorets sta avendo gravi ripercussioni: «Mi occupo del Donbass da otto anni e non ho mai ricevuto minacce. Ora, invece, la situazione è insostenibile. È iniziato un tiro al bersaglio, ricevo ogni giorno molte minacce via mail, messaggi, sui social. Oltre al discredito personale e professionale, che non entra nel merito del mio lavoro. Il governo italiano dovrebbe intervenire e prendere provvedimenti».
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)