2023-01-22
Kiev reclama i tank e attacca Berlino: «L’indecisione uccide»
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Le repubbliche baltiche incalzano la Germania sulle forniture. Fonti ucraine: «Mortai italiani in mano alla nostra artiglieria».Offensiva di Mosca che però teme attacchi aerei. Misterioso incendio in Siberia.Lo speciale contiene due articoliDopo il sostanziale stallo al vertice di Ramstein sulla questione dei carri armati tedeschi, si sono registrate alcune significative tensioni tra Kiev e Berlino.«L’indecisione odierna sta uccidendo sempre più persone. Ogni giorno di ritardo è la morte degli ucraini. Pensate più velocemente», ha twittato ieri il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak: un’evidente stoccata alla Germania, che ha mostrato titubanza sull’invio di tank Leopard 2 a sostegno di Kiev. È d’altronde in questo quadro che, sempre ieri, il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov ha reso noto di aver avuto una «discussione franca» con l’omologo tedesco, Boris Pistorius. «Abbiamo avuto una discussione franca sui Leopard 2. Da continuare», ha dichiarato. Non a caso, pressioni su Berlino sono arrivate anche dalle repubbliche baltiche. «Noi ministri degli Esteri di Lettonia, Estonia e Lituania chiediamo alla Germania di fornire ora carri armati Leopard all’Ucraina. Ciò è necessario per fermare l’aggressione russa, aiutare l’Ucraina e ripristinare rapidamente la pace in Europa», ha twittato il ministro degli Esteri lettone, Edgars Rinkevics, per poi aggiungere: «La Germania, in quanto prima potenza europea, ha una responsabilità speciale in questo senso». Sulle stesse posizioni si è collocato il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. «È importante che gli alleati si coordino e procedano uniti. Sono stati presi altri impegni importanti e resto ottimista anche per quanto riguarda i carri armati, poiché questo è ciò che è necessario: sarà il logico passo successivo», ha dichiarato. In tal senso, la Metsola si è detta favorevole a un rapido invio dei Leopard 2 all’Ucraina.«[I Leopard, ndr] sono stati indicati perché sono numerosi, perché relativamente facili da mantenere, perché molti Paesi europei li hanno e semplicemente perché l’Ucraina ne ha bisogno», ha affermato, per poi aggiungere: «Accolgo con favore la prontezza e gli impegni di Ramstein. Tuttavia, ciò di cui abbiamo urgente bisogno è leadership, accordo e un approccio unito per fornire carri armati Leopard 2 all’Ucraina. Ci sono molti Paesi europei pronti a farlo. Gli ucraini stanno coraggiosamente combattendo per la loro libertà e i nostri valori comuni. Non possiamo deluderli».Reznikov ha comunque reso noto che le forze ucraine inizieranno ad addestrarsi all’uso dei Leopard in Polonia. «I Paesi che hanno già carri armati Leopard possono iniziare le missioni di addestramento per i nostri equipaggi. Inizieremo con quello e partiremo da lì», ha detto. «Spero che la Germania segua il processo, conduca le consultazioni interne e arrivi alla decisione di trasferire carri armati. Sono ottimista riguardo a questo perché il primo passo è stato fatto», ha proseguito.Ricordiamo che il nodo dei carri armati risiede in una sorta di braccio di ferro tra Berlino e Washington. Il governo tedesco avrebbe intenzione di inviare i Leopard 2 a Kiev solo nel momento in cui gli Stati Uniti facessero altrettanto con i loro tank M1 Abrams: uno scenario, quest’ultimo, tuttavia respinto dall’amministrazione Biden. Secondo il Pentagono, gli Abrams presenterebbero infatti una manutenzione troppo complessa, oltre a tempi lunghi per l’addestramento. Tuttavia, al di là delle questioni di carattere tecnico, se ne scorgono anche altre di natura politica. Non è un mistero che, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina lo scorso febbraio, la Germania è stata tra i Paesi che ha spesso premuto per la linea morbida nei confronti del Cremlino: un approccio molto distante dalla severità invocata invece da Polonia, Regno Unito e repubbliche baltiche. Pur a fronte di malumori nel governo di Berlino, è sempre più evidente come il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, non voglia arrivare a fratture insanabili con Mosca (visti i loro profondi legami economici ed energetici). Dall’altra parte, due giorni fa la Cnn riferiva di tensioni crescenti anche tra Washington e Londra. I britannici vorrebbero infatti inviare in Ucraina dei missili a lunga gittata Atacms: una prospettiva che, almeno al momento, gli Stati Uniti respingono (nonostante il loro recente annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti militari da 2,5 miliardi di dollari). Insomma, è abbastanza chiaro che, anziché avere una strategia definita, Joe Biden sta cercando di barcamenarsi tra le posizioni contrastanti che attraversano la Nato: tra la linea morbida tedesca e quella dura, promossa soprattutto da Londra e Varsavia. Un Biden che, sulla questione ucraina, deve fare anche i conti, in patria, con le divisioni interne ai repubblicani e agli stessi democratici. Mentre, secondo l’account Twitter Ukraine Weapons Tracker, il nostro Paese avrebbe inviato all’Ucraina degli obici semoventi Pzh 2000. Sarebbero utilizzati dalla 43esima brigata di artiglieria ucraina. In questo quadro, ieri Washington ha stimato che, dall’inizio dell’invasione, sarebbero rimasti uccisi circa 188.000 tra soldati russi e mercenari del Wagner Group: quel Wagner Group che, l’altro ieri, gli Stati Uniti hanno designato come «organizzazione criminale transnazionale». Del resto, proprio questa organizzazione rappresenta un pericoloso anello di congiunzione tra la crisi ucraina e l’aumento dell’influenza militare e politica russa sulla Libia orientale e sul Sahel. Nel frattempo, ieri l’esercito russo ha reso noto di aver avviato un’offensiva nella regione di Zaporizhia. La Russia ha inoltre annunciato di aver condotto esercitazioni di difesa aerea nell’area di Mosca, mentre l’ex presidente Dmitry Medvedev ha paragonato il conflitto in corso alla Guerra patriottica.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/kiev-reclama-i-tank-e-attacca-berlino-lindecisione-uccide-2659292270.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ai-russi-i-missili-della-corea-del-nord-gli-states-mettono-al-bando-wagner" data-post-id="2659292270" data-published-at="1674376900" data-use-pagination="False"> Ai russi i missili della Corea del Nord Gli States mettono al bando Wagner Le immagini parlano chiaro, mostrando treni russi che arrivano in Corea del Nord e poi rientrano in patria, carichi di armi e missili. Gli Stati Uniti hanno rilasciato una serie di scatti in cui si vedono vagoni ferroviari della Federazione che vanno a fare «rifornimento» di armi destinate al Gruppo Wagner, l’organizzazione di mercenari che combatte al fianco di Mosca in Ucraina. Le foto satellitari risalgono a novembre e hanno allarmato non poco gli Usa. «Queste azioni riconoscono la minaccia transcontinentale rappresentata da Wagner», ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, che ha chiesto a Pyongyang di mettere fine alle forniture belliche per Mosca. A parere di Kirby le armi nordcoreane non avrebbero cambiato, al momento, le dinamiche sul campo in Ucraina, ma sono avvenute in diretta violazione delle «risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Ma più che la violazione dei principi Onu, a preoccupare sono due aspetti. L’Occidente non può dormire sonni tranquilli se pensa che la Corea del Nord possa pianificare di espandersi e fornire più attrezzature militari alla Russia o sostenere tali consegne. Inoltre, c’è da chiedersi se tutto questo possa avvenire senza che la Cina ne sappia nulla o dia una forma di consenso tacito. Un’amicizia «salda e di lungo corso» è quella che lega Cina e Corea del Nord nelle parole dello stesso presidente cinese, Xi Jinping. I legami tra Xi e Kim si sono rinsaldati dopo la crisi missilistica del 2017 con gli Stati Uniti di Trump e sono stati segnati da «importanti consensi» sullo sviluppo delle relazioni e dall’avanzamento della cooperazione e degli scambi. La posizione critica di Pechino verso le sanzioni alla Corea del Nord è stata ribadita poi più volte: difficile credere che Pyongyang sia disposta a giocarsi tutto per fare una fuga in avanti rispetto all’alleata Pechino. Finora, però, quest’ultima ha scelto la strada dell’equilibrio sulla guerra in Ucraina e anzi ha fatto illudere Zelensky di avere un appoggio su cui contare. Le foto pubblicate, i rapporti con Pyongyang e la contiguità territoriale con la stessa, che rendono difficile all’intelligence cinese non cogliere movimenti di treni «sospetti», mettono un grosso punto interrogativo sulle intenzioni del Dragone. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti osserva e, intanto, annuncia che designerà la società di mercenari russa Wagner, che conta 50.000 uomini in Ucraina, come «organizzazione criminale transnazionale» e che imporrà ulteriori sanzioni contro il gruppo e la sua rete di supporto in tutto il mondo. Il ministero della Difesa russo ha intanto riferito di aver condotto esercitazioni di difesa aerea nella regione di Mosca. La dichiarazione giunge dopo la comparsa di video e foto di sistemi antiaerei montati a Mosca che fanno pensare ad un allarme delle autorità per possibili attacchi dal cielo. Un enorme incendio, l’ennesimo che interessa strutture russe strategiche, è scoppiato invece in un deposito di carburante nella regione di Angarsk, in Siberia: hanno preso fuoco vagoni colmi di carburante. Secondo i media ucraini la benzina era destinata a scopi militari. L’esercito russo intanto avanza nella regione ucraina di Zaporizhzhia e, in base alla valutazione dell’intelligence britannica, esiste la reale possibilità che lo stesso avvenga intorno a Bakhmut, dove ieri sono morti due civili in un attacco. Intanto, arriva la replica del ministero della Difesa al post dell’ambasciata russa che su Facebook aveva condivido la foto di un mezzo blindato distrutto, spacciandolo per un Lince italiano. «L'ambasciata russa in Italia continua a mentire nella sua quotidiana propaganda pubblicando evidenti fake news», si legge nella nota del ministero. «Le immagini dell'ultimo post non ritraggono dei mezzi Lince 4x4 Iveco, bensì blindati Mls Shield, come deducibile dal simbolo “Venom” riportato sulla fiancata. Mezzi mai inviati all'Ucraina nei diversi pacchetti aiuti».
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)