2023-06-25
Kiev esulta e prova a riprendersi il Donbass
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Le forze ucraine hanno riconquistato alcuni territori vicino alla città di Donetsk occupati nel 2014 e puntano ora su Bakhmut. I russi lasciano le posizioni. L’uomo di Volodymyr Zelensky su Twitter invoca aiuti militari: Mosca è debole, è il momento del colpo finale.Il tentativo di colpo di Stato messo in atto in Russia dalla compagnia militare privata Wagner e in particolare quanto accaduto a Rostov, dove gli uomini di Evgenij Prigozhin hanno per una manciata di ore preso la città senza praticamente sparare un colpo o quasi, secondo l’Istituto per lo studio della Guerra (Isw) «può avere un impatto molto significativo sulla guerra in Ucraina». Il think tank americano nel suo aggiornamento quotidiano ha posto l’accento sul fatto che Rostov-sul-Don ospita il comando del distretto militare meridionale e il comando centrale per il gruppo congiunto delle forze militari in Ucraina. Centri strategici che, una volta persi, avrebbero creato parecchi problemi a Mosca. Mentre scriviamo i mezzi della Wagner hanno iniziato la lunga marcia di ritorno dalla regione di Mosca verso Rostov, dove il resto delle truppe mercenarie lì stanziate ha cominciato a lasciare la città per fare ritorno al proprio quartier generale. Le forze ucraine hanno subito approfittato del caos provocato dalle mosse di Prigozhin e la Pravda di Kiev, che cita il comandante del raggruppamento operativo-strategico di truppe, generale di brigata Aleksandr Tarnavsky, ha fatto sapere che «le forze ucraine hanno liberato i territori vicino a Krasnohorivka nella regione di Donetsk, occupati dal 2014». A questo proposito, secondo il portavoce delle forze di difesa della regione di Tavria Valery Shershen, si registrano progressi anche «vicino a Krasnohorivka, dove nostre unità d’assalto, a seguito di un contrattacco ben pianificato, hanno conquistato diverse posizioni che erano state occupate nel 2014. Questo è già il territorio dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, vicino alla stessa città di Donetsk». A Repubblica Serhiy Cherevatyy, vicecomandante per le comunicazioni strategiche delle forze orientali che guidano la controffensiva, ha confermato che gli ucraini attaccano sulla direttrice di Bakhmut: «Vogliamo e lo stiamo facendo. Come e dove lo vedrete presto. A quanto ci risulta tutti i soldati della Wagner si sono ritirati dalle zone occupate e le truppe regolari del Cremlino rimaste a Bakhmut, fanteria e unità di paracadutisti, seguono i media di Prigozhin e ciò che vedono di sicuro li sta demoralizzando». I milblogger russi hanno affermato che le forze ucraine hanno continuato attacchi limitati nell’area di confine occidentale di Donetsk a est della ragione di Zaporizhia e hanno ottenuto guadagni marginali a sud-ovest di Velyka Novosilka. Era atteso il commento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che su Twitter ha scritto: «La debolezza della Russia è evidente. Una debolezza a tutto campo. E più a lungo la Russia manterrà le sue truppe e i suoi mercenari sul nostro territorio, più caos, dolore e problemi avrà per sé in seguito. È anche ovvio. L’Ucraina è in grado di proteggere l’Europa dalla diffusione del male e del caos russo. [...] Oggi il mondo ha visto che i capi della Russia non controllano nulla. Niente di niente. Caos totale. Assenza totale di qualsiasi prevedibilità». Del tentativo di golpe ha parlato anche il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba: «Quelli che dicevano che la Russia era troppo forte per perdere: guardate ora. È ora di abbandonare la falsa neutralità e la paura dell’escalation; date all’Ucraina tutte le armi necessarie, dimenticate l’amicizia o gli affari con la Russia. È ora di porre fine al male che tutti disprezzavano ma con cui avevano troppa paura di strappare». Ieri si sono fatti sentire i volontari russi appartenenti alla «Legione Libertà per la Russia» che sul loro canale Telegram hanno parlato di quanto accaduto: «Il conflitto con Wagner e la resa di un enorme numero di territori senza combattere hanno dimostrato che il Cremlino è del tutto impreparato alle lotte interne». Poi hanno di nuovo accusato Putin di «essere pronto a uccidere e a saccheggiare persone in altri Paesi, a stuprare i civili in Ucraina, ma di non essere in grado di proteggere il proprio popolo dai crimini di guerra dei propri soldati». Malgrado la decisione del leader della Wagner di fare marcia indietro dopo una trattativa con il presidente bielorusso Lukashenko, quello che si potrebbe vedere nelle prossime ore è l’inedito scontro armato tra gli uomini di Prigozhin e quelli del leader ceceno Ramzan Kadyrov che ha duramente criticato l’ammutinamento dei mercenari: «Una coltellata nella schiena e una vera insurrezione armata. Dichiaro totale sostegno a Vladimir Putin come presidente della Federazione russa e comandante in capo che vede l’insieme, mentre ognuno di noi vede solo la sua parte e noi faremo la nostra parte per aiutare. Siamo pronti!». Per il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti «siamo in presenza di notizie non chiare e talvolta contrastanti, frutto anche di manipolazione mediatica. Indubbiamente, se queste frammentarie notizie fossero confermate nelle prossime ore, ci troveremmo di fronte ad una imprevista e imprevedibile crisi delle forze armate russe, simile alla repentina avanzata dei talebani nell’agosto del 2021». Ma lo scenario, di fatto, si è già normalizzato con la resa di Prigozhin anche se restano parecchi punti oscuri. E se fosse stato tutto un bluff fatto magari solo per alzare il prezzo? Come non pensarlo dopo la comunicazione delle 19.30 di ieri di Prigozhin arrivata mentre si trovava a solo 200 chilometri dopo un colloquio con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko? Il capo del Wagner Group in una nota ha affermato: «Stavano per smantellare Pmc Wagner. Siamo usciti il 23 giugno alla Marcia della Giustizia. In un giorno, abbiamo camminato a quasi 200 km da Mosca. In questo periodo, non abbiamo versato una sola goccia di sangue dei nostri combattenti. Ora è giunto il momento in cui il sangue può fuoriuscire. Ecco perché, comprendendo la responsabilità di aver versato sangue russo su uno dei lati, stiamo riportando indietro i nostri convogli e tornando ai campi secondo il piano». Di sicuro le prossime 24 ore saranno decisive per Vladimir Putin, per Evgenij Prigozhin e per il prosieguo della guerra in Ucraina.