2022-05-10
La luce e i colori di Joaquín Sorolla in mostra a Palazzo Reale di Milano
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Ancora poco conosciuto in Italia, Milano dedica una grande monografica al pittore valenciano Joaquín Sorolla y Bastida, protagonista della scena artistica internazionale a cavallo tra Ottocento e Novecento. Circa 60 le opere in mostra, in un’esposizione visitabile sino al 26 giugno 2022. «Quando si entra nello studio di Joaquín Sorolla, sembra di andare incontro al mare e al cielo; non è una porta che si chiude dietro di noi; è una porta che si apre al mezzogiorno. Io davanti alla pittura di questo gioioso levantino provo un’emozione priva di pensiero, muta, sorda, piena di un pomeriggio in campagna. […] È inutile andare a vedere i quadri di Joaquín Sorolla con ombre e sogni nell’anima. (..) A Sorolla occorre andare con la parola umana e il color rosso del nostro cuore ».Juan Ramón Jiménez, Sol de la tarde: pensando en último cuadro de Joaquín Sorolla, Alma Española, n. 18, 13.3.1904Cosi Juan Ramón Jiménez, poeta ed intellettuale spagnolo, premio Nobel per la letteratura nel 1956, definiva in un suo scritto la pittura di Joaquín Sorolla. E mai definizione fu più azzeccata. Straordinario «pittore di luce» ed altrettanto straordinario interprete della storia dell’arte europea durante la stagione della Belle Èpoque, visitando la mostra di Sorolla (1863-1923) è come immergersi negli azzurri cangianti del Mediterraneo, nei verdi sfumati dei prati, nei bianchi abbaglianti delle vesti femminili. Quasi senti la brezza marina, gli spruzzi e la salsedine, il sole e il vento. Ti sembra di essere li, vicino al mare o in un prato, e invece stai «solo» osservando una tela. Magari attratto dal rosso fuoco e dalla sensualità ritmata, mai volgare, di una ballerina di flamenco. E tale è la bellezza e l’intensità di queste opere che davvero non capisci perché Sorolla, che pure è stato (ed è) pittore di fama internazionale, sia sempre rimasto «un po’ ai margini» e così poco conosciuto in un Paese come il nostro, che dell’Arte è la quintessenza e che l’artista valenciano, nell’arco della sua fortunata carriera, ha visitato a lungo. Assisi, Venezia e Roma le città che più ha vissuto e amato.Sorolla è un pittore impressionista a tutti gli effetti ( e sicuramente il più importante esponente dell’impressionismo spagnolo), un’artista che ha studiato la luce rigorosamente dal vero, en plein air, così come fece Monet, il Maestro dei Maestri e gli altrettanto noti «colleghi francesi», Manet, Renoir o Degas, così eccezionali nella loro individualità, ma così simili nella tecnica e , appunto, in quel modo unico, raffinato e naturale di usare la luce. La pittura di Sorolla è una pittura luminosa, vivace, piena di vita, indipendentemente dal soggetto, che può essere una spiaggia, un prato, un volto, una figura femminile. La sua amata Clotilde, per esempio , moglie, musa e vera compagna di vita. Ed è qui , nella ritrattistica (e nei ritratti femminili soprattutto), che è quasi «automatico » il paragone con il ferrarese Giovanni Boldini (1842-1931), il più celebre ritrattista della Belle Èpoque, il pittore più acclamato e conteso da donne nobili e borghesi, a Parigi come a Londra. Ma al di là di questi paragoni illustri, ciò che va assolutamente sottolineato è che Joaquin Sorolla non è un artista secondario, ma merita un posto di tutto rispetto nel panorama artistico internazionale a cavallo fra il XIX °e il XX° secolo: la mostra milanese, che ne traccia un ritratto a tutto tondo, umano e artistico, lo dimostra ampiamente.La MostraCurata da Micol Forti e Consuelo Luca De Tena con la direzione scientifica di Domenico Piraina, l’esposizione allestita al primo piano di Palazzo Reale ripercorre tutto l’arco della carriera di Joaquín Sorolla , dagli esordi negli anni Ottanta dell’Ottocento nella natia Valencia fino alla morte, sopraggiunta nel 1923 a seguito di un’emorragia cerebrale, che già tre anni prima lo aveva allontanato definitivamente dalla pittura.Suddivisa in varie sezione, il percorso espositivo parte dalla produzione pittorica a tema sociale ( di particolare interesse il dipinto Tratta delle Bianche ,1894, che racconta di un gruppo di giovanissime prostitute trasportate in un vagone ferroviario da una casa di lavoro a un’altra) e si conclude con le opere ispirate dagli studi classici e dall’amore per la cultura greco-romana, opere che rappresentano per il pittore una sorta di ritorno alle origini del suo percorso artistico. Nel mezzo, una nutrita serie di ritratti (Sorolla dipinse le fattezze delle influenti élite mondiali, tra cui la famiglia Reale Spagnola o il Presidente americano William Taft), vedute marine, spiagge, l’umile mondo dei pescatori valenciani, bambini che si gettano ridendo tra le onde o giocano con le loro barchette (come ne El balandrito del 1909) e poi, caratteristici della sua produzione più matura, fatta di pennellate più decise e spesse, le tele che raffigurano giardini dai fiori coloratissimi, con piante rigogliose che si specchiano in splendide fontane e figure appena abbozzate, in completa armonia con il paesaggio.Un discorso a parte merita l’opera Triste Eredità!(1899), che nel 1900, in occasione della prestigiosa Esposizione Universale di Parigi , regalò a Sorolla l’ambitissimo Grand Prix, battendo opere di Gustav Klimt e di Lawrence Alma Tadema. La tela, di grandi dimensioni, rappresenta una scena a cui il pittore aveva assistito personalmente nell’agosto 1899 sulla spiaggia di Malvarrosa, quando vide i Fratelli del vicino Ospedale dell’Ordine di S. Giovanni di Dio accompagnare un gruppo di bambini poliomielitici a fare il bagno in mare. Un tale soggetto fornì a Sorolla l’occasione di unire il suo amore per le vedute di mare con un soggetto emotivamente e socialmente carico, adatto ai gusti delle giurie internazionali.Una mostra che è un vero e proprio viaggio alla scoperta di un’artista che, al profondo amore per la pittura, ha sempre anteposto un ancor più intenso legame con la sua famiglia, insieme al mare e alla natura il suo soggetto prediletto.