2024-11-29
Altro che fare lo ius scholae: tagliamo le cittadinanze facili
Antonio Tajani torna alla carica, ma sbaglia bersaglio. Molti sudamericani, grazie ad avi di secoli fa, ottengono il passaporto pur non avendo mai messo piede nel nostro Paese. Così possono pure votare e avere la pensione. Urge una legge per bloccare il fenomeno.Forza Italia rispolvera l’idea di concedere la cittadinanza agli stranieri a seguito di un ciclo di studi nelle scuole italiane. Non so perché il partito guidato da Antonio Tajani si dia tanta pena per la questione del cosiddetto ius scholae, che non mi pare essere in cima ai pensieri degli italiani. Mi dicono che sia perché non vuole regalare il voto degli immigrati alla sinistra. Che questa sia la ragione o un’altra poco mi importa. L’Italia è il Paese Ue che più regolarizza gli extracomunitari, concedendo loro diritto di voto e pari condizioni a chi è nato qui. Dunque, non capisco la fregola di dare la cittadinanza agli stranieri. Semmai mi darei da fare per altro, come arginare i tanti che cercano una scorciatoia per acquisire presunti «diritti» a cui, in teoria, non hanno diritto.Mi spiego. Secondo il Corriere della Sera si può acquisire la cittadinanza italiana pagando una modica cifra, che, in questi giorni di black friday, ovvero di saldi di stagione, può essere addirittura scontata. Per ottenere il desiderato status sarà sufficiente dimostrare di aver avuto un avo di origini italiane, anche uno o due secoli fa. Con la patente di discendente di un emigrato, in base alla legge italiana, si può infatti ottenere la cittadinanza, con ciò che ne consegue in termini di accesso al nostro Paese e a tutti quelli che consentono la libera circolazione a chi può esibire un passaporto emesso dalla Repubblica italiana. Il vantaggio di poter varcare i patrii confini senza bisogno di visto, in base al regolamento di Schengen, si estende a tutta la Ue. E allo stesso tempo si gode di un accesso privilegiato negli Stati Uniti, nonostante magari si giunga da Paesi su cui in America, soprattutto ora che è stato rieletto Donald Trump, c’è grande attenzione per paura che i nuovi arrivati vadano a ingrossare le fila degli immigrati clandestini.Insomma, diventare cittadini italiani, pagando una modica somma, è un vero affare, sia per chi lo chiede che per chi lo propone. A quanto pare esistono vere e proprie agenzie specializzate, che in America Latina pubblicizzano le pratiche e, in questi giorni di saldi, offrono a chi si affretta un sensibile sconto. Già è piuttosto incredibile che con la scusa di un lontanissimo parente si possa diventare cittadini del nostro Paese anche se non vi si è mai messo piede e nemmeno si parla la nostra lingua. Altrettanto sorprendente è che a questi nuovi italiani, residenti in Brasile, Argentina o Venezuela, i quali non hanno alcun rapporto con noi e nemmeno pensano di averlo in futuro, visto che non hanno intenzione di trasferirsi, vengano riconosciuti i diritti civili, compreso quello di votare. Ma l’aspetto più inquietante, che dovrebbe spingere il Parlamento a votare in fretta una legge che ponga fine a questo commercio, è che in teoria (ma forse anche in pratica), dopo aver acquisito la cittadinanza accampando un trisavolo italiano, questi stranieri possono, se hanno i requisiti di anzianità, addirittura avere accesso alla pensione. Cioè campare alle spalle di lavoratori che hanno faticato una vita per ottenere l’agognato vitalizio. Vi sembra una cosa da pazzi? Anche a me, ma purtroppo in forza di vecchie leggi che risalgono addirittura all’Ottocento, quando l’emigrazione era un fenomeno molto esteso, gli oriundi hanno la possibilità di chiedere la cittadinanza e, una volta ottenuta, di godere dei benefici che sono riconosciuti a tutti gli italiani, diritto di voto e pensione compresi, anche se non si sono versati contributi sufficienti a maturare l’assegno Inps. Del resto, sono quasi 5 milioni gli italiani a cui l’ente previdenziale è costretto a liquidare un vitalizio totalmente o parzialmente a carico della cosiddetta fiscalità generale, ovvero dei contribuenti che pagano le tasse. Tra questi 5 milioni ci possono essere persone sfortunate, che non sono riuscite a svolgere un lavoro per il periodo necessario a ottenere la pensione, ma anche lavoratori in nero, evasori e perfino stranieri diventati italiani e qui trasferiti, grazie alla generosità del nostro Stato.La pensione sociale è certamente un contributo minimo, ma se non è stato pagato è un regalo a tutti gli effetti, che per di più in certi Paesi fa la differenza, perché un conto è campare con 400 euro in Italia, un altro è vivere dove la vita costa meno, soprattutto se a questo inaspettato dono si aggiunge qualche altra entrata in loco.Detto ciò, un giudice a Bologna (è lo stesso che ha liberato alcuni migranti, ritenendo che la normativa italiana contrasti con quella europea) ha chiesto alla Consulta di accertare se la legge italiana che «regala» questi diritti a chi ha avuto un trisnonno di origini italiane sia costituzionale. In attesa che la Corte si pronunci, il Parlamento potrebbe varare un provvedimento che ponga fine al mercato dello ius sanguinis, stabilendo che per dirsi italiani si debba avere un vero legame con il nostro Paese e, magari, aver pagato le tasse qui e non altrove.Di questo, se fossi un esponente di Forza Italia, mi preoccuperei. Altro che ius scholae.