2020-11-01
Litigano pure per chiuderci in casa
Tra bugie e ritardi del governo saremo costretti a finire ancora ai domiciliari. Ma mentre i ristoranti e i bar devono chiudere e gli italiani rispettare il coprifuoco, agli extracomunitari che consegnano il cibo è concesso assembrarsi senza protezioni.Il governo si prepara a chiudere tutto. C'era da attenderselo. La manfrina del coprifuoco e delle serrande abbassate alle 18 per bar e ristoranti era semplicemente l'antipasto di ciò che ci aspettava, il modo per introdurre gli arresti domiciliari senza allarmare troppo gli italiani e, soprattutto, di abituarli allo stop senza inferocirli troppo. Ma era ovvio che alla fine Giuseppe Conte puntasse lì, al lockdown. Dopo averlo smentito più volte, l'ultima poche settimane fa inaugurando l'ospedale di San Cataldo a Taranto, il presidente del Consiglio si appresta a fare proprio ciò che fino all'ultimo ha negato di voler fare, nella speranza che a decidere per lui fossero altri, magari le Regioni. Il 12 ottobre il premier si era fatto bello in Puglia con i concittadini, dicendo che di rinchiuderli non c'era bisogno. «Abbiamo rafforzato le strutture ospedaliere, la risposta del sistema sanitario, siamo molto avanti, facciamo un numero di test impressionante, con l'ultima circolare del ministero della Salute potremo ridurre la quarantena, abbiamo anche la possibilità di introdurre nuovi test, ancora più rapidi. Abbiamo adottato una serie di misure e abbiamo un sistema di monitoraggio molto sofisticato, se proprio questa curva dovesse continuare a risalire prevedo qualche cosiddetto lockdown molto circoscritto territorialmente, ma non siamo più nelle condizioni di intervenire in modo generalizzato sul territorio nazionale o su ampie aree del territorio». Ovviamente, non era vero ciò che annunciò appena 20 giorni fa, e la prova l'abbiamo avuta nelle ultime settimane, con la scoperta che le strutture ospedaliere non sono affatto state rafforzate, ma hanno solo poche centinaia di posti di terapia intensiva in più rispetto a marzo. Quanto alla risposta del sistema sanitario, non è affatto «molto avanti» come dichiarato da Conte e per ciò che riguarda il numero di «test impressionante» siamo sempre lontani dai tamponi eseguiti in altri Paesi, senza dire che ci sono regioni del Nord che ne fanno molti e regioni del Sud che ne fanno pochi. Circa le misure di monitoraggio, descritte dal capo del governo come molto sofisticate, si tratta semplicemente di una sòla, nel senso che l'App Immuni che doveva tracciare tutti i contagiati e le persone entrate in contatto con loro, in realtà non funziona. Un po' perché il sistema gira solo su alcuni tipi di cellulari e un po' perché per rendere efficiente il monitoraggio è necessario che l'applicazione sia implementata, cioè qualcuno deve caricare i dati e per farlo servono i codici di cui non tutte le Aziende sanitarie si occupano. Insomma, il 12 ottobre Conte ha raccontato un mucchio di balle, un po' come fece a fine gennaio, quando tranquillizzò gli italiani dicendo che il virus cinese non sarebbe mai arrivato da noi e, se anche fosse sbarcato, l'Italia sarebbe stata pronta ad accoglierlo con misure adeguate. Alle fake news (non ci piacciono i termini anglofoni, ma la maggioranza ne fa largo uso nella speranza di riuscire a nascondere le proprie magagne e dunque per intenderci ci adeguiamo) si aggiungono poi le altre lacune che abbiamo già segnalato, ovvero i ritardi con cui sono state approntate le gare per reperire ambulanze, dispositivi sanitari, autobus e per appaltare i lavori necessari per connettere le scuole italiane e consentire la didattica a distanza. In qualche caso, le scadenze per la presentazione delle offerte arrivano a fine mese, cioè quando è previsto il picco di contagi. In pratica, nonostante le rassicurazioni di Conte, il governo non era pronto a gennaio e, di fronte alla seconda ondata dell'epidemia, non è pronto adesso. È per questo motivo che è costretto a rinchiuderci. Nonostante il presidente del Consiglio non se ne voglia assumere la responsabilità per paura di vedere crollare la propria popolarità (in questi giorni i sondaggi segnalano flessioni pesanti), alla fine il governo deciderà per il lockdown, ovvero per arresti domiciliari che rischiano di dare il colpo finale alla già fragile economia del Paese.Nel frattempo, mentre gli italiani sono obbligati a rinchiudersi in casa la sera, le città pullulano di rider, ovvero di extracomunitari in bicicletta che per pochi soldi portano a domicilio pizze, sushi e hamburger. Un collega venerdì sera ha ripreso la scena davanti a un Mc Donald: decine di stranieri senza distanziamento e in gran parte privi di protezioni che attendevano di ritirare cibo da consegnare a casa della gente. «Senza distanze, uno sopra l'altro, a mani nude, portano da mangiare», mi ha scritto il cronista transitato in corso Buenos Aires, una delle vie più commerciali di Milano. Il collega non ha visto ciò che accade davanti alla stazione del capoluogo lombardo: lì, vicino ad altri come lui e senza mascherina, c'è chi aspetta di consegnare al cliente di turno la dose quotidiana. Ma le forze dell'ordine naturalmente sono impegnate a inseguire i ristoratori che non rispettano i dpcm e i giovani che non rinunciano all'happy hour. Sì, gli italiani chiusi in casa, gli altri liberi di fare ciò che fanno ogni giorno.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 16 settembre con Carlo Cambi
Il killer di Charlie Kirk, Tyler Robinson (Ansa)