2021-11-21
Malgrado il pressing di media e governo gli italiani bocciano l’iniezione ai bimbi
Sondaggio Euromedia: solo il 44,3% è favorevole. Maria Rita Gismondo intanto contesta i pediatri: «I dati da 0 a 19 anni sono fuorvianti».Confinata nell'ultima pagina del Fatto Quotidiano eppure dirompente come pochi altri con la sua rubrica, la direttrice del laboratorio di microbiologia clinica e virologia dell'Ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, ieri ha dato un duro affondo alla Società italiana di pediatria. La Sip parla di piccoli colpiti dal Covid e spara numeri relativi alla fascia 0-19: «Sono stati confermati 791.453 positivi di cui 8.451 ospedalizzazioni, 249 ricoveri in terapia intensiva e 36 deceduti», ha riferito la «casa comune di tutti i pediatri italiani», come l'associazione ama definirsi. «Credevamo che i bambini fossero compresi da 0 a 12», osserva ironica la professoressa. Fa notare come in ogni caso, mescolando scorrettamente i dati di età differenti, su una popolazione pari a 10 milioni e mezzo «l'incidenza dei ricoveri in terapia intensiva è stata pari a 0,0023 e quella dei decessi è stata 0,0003. Queste già minime percentuali si abbassano drasticamente se osserviamo la fascia 0-12, cioè i veri bambini», conclude l'esperta. Per chi fosse duro di comprendonio (molti, purtroppo), la Gismondo sta dicendo che non c'è da preoccuparsi se i più piccoli risultano positivi al Covid perché reagiscono bene e i numeri lo confermano. «I bambini se prendono l'infezione accusano sintomi lievi», ha dichiarato qualche giorno fa sul Corriere della Sera Maurizio Bonati, pediatra epidemiologo dell'istituto Mario Negri. «Dal 2020 ne sono morti 16, ma per altre patologie concomitanti. Il rischio è migliaia di volte inferiore pur tenendo conto delle rarissime sindromi infiammatorie multi sistemiche (Mis-c), espressioni tardive del Covid». In Italia sono pochissime le voci di scienza, critiche o dubbiose, che trovano spazio. Ascoltiamo messaggi pro vaccino ai bambini sempre più ripetuti e inquietanti, a dispetto di inviti alla prudenza o di posizioni nettamente contrarie di Paesi come Svezia e Danimarca e del direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il farmaco anti coronavirus «è importante per proteggere i bambini stessi. Il Covid, anche per loro, può essere una malattia molto più impegnativa rispetto a una semplice vaccinazione», insisteva ieri il dg dell'Aifa, Nicola Magrini. Su Repubblica ha ostentato le sue convinzioni: «Credo che al vaccino per i bambini si debba dare il senso di un beneficio diretto per i bambini e di grande sicurezza», dichiarava nel consueto burocratese, ignorando i faldoni di studi che stanno dimostrando il contrario. Cioè che le reazioni avverse sono di gran lunga più frequenti e pesanti, per i più piccoli, rispetto al beneficio di un'immunità artefatta e poco durevole come si registra nella grande maggioranza degli adulti vaccinati. Milioni genitori si stanno chiedendo perché lasciare iniettare ai figli di 5-11 anni farmaci, sperimentati da Pfizer coinvolgendo nei trial clinici appena 2.268 bambini, quando il virus non è pericoloso per i più piccoli tranne che per pochissime (per fortuna) creature particolarmente fragili o con pesanti patologie. Ieri un'altra donna, Alessandra Ghisleri direttrice di Euromedia research, comunicava un ulteriore dato che dovrebbe far riflettere. Dal sondaggio del 17 novembre risulta che solo il 44,3% dei cittadini è favorevole alla vaccinazione under 12. Leggiamole anche in questo modo, le percentuali riportate dalla Stampa: il 35,7% si dichiara contrario, il 20% non sa o non risponde, ma basterebbe poco per vedere rafforzati i no e prendere così atto che la stragrande maggioranza degli italiani boccerebbe la puntuta anti Covid alla fascia 0-11. Non solo. Da mercoledì è disponibile sul Medrxiv il preprint di uno studio dal titolo «Stima della mortalità in eccesso indotta da Covid-19 in Lombardia». Autori della ricerca scientifica, non ancora sottoposta a revisione paritaria, sono Antonello Maruotti ordinario di statistica all'università Lumsa e cofondatore dello StatGroup19, gruppo interaccademico di studi statistici sulla pandemia da Covid, e altri ricercatori di diverse università italiane. Il lavoro mette a confronto, per le diverse fasce d'età, la mortalità attesa con quella verificata durante l'epidemia da coronavirus in Lombardia, la Regione maggiormente colpita in Italia. A parte affermare che nel 2021 «l'eccesso di mortalità non è significativamente diverso da zero, per le classi di età oltre gli 85 e 15-64, e si stimano riduzioni significative rispetto all'eccesso di mortalità stimato per il 2020 per le altre classi di età», quindi il valore assoluto delle morti totali è tornato, dopo il disastro del 2020, ai livelli pre pandemici, lo studio offre altri sorprendenti risultati. Il primo «è che non si stima un eccesso di mortalità né nel 2020 né nelle prime 34 settimane del 2021 per la sottopopolazione più giovane di età (0-14); si stima infatti una significativa riduzione del numero dei decessi per questa specifica fascia nel 2021». Il secondo, conseguente, è che «ciò rafforza l'idea che i bambini hanno rischi molto bassi di complicanze indotte dalle infezioni da Covid-19». Le campagne terroristiche montate su giornaloni e giornalini sono un totale artefatto strumentale. Venissero effettuate analoghe analisi in altre Regioni in Italia, avremo un'ulteriore conferma che il virus circola tra i più piccoli senza destare preoccupazioni.
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