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2021-09-07
L’Italia va al Mondiale se vince due finali
Jorginho dopo il rigore sbagliato contro la Svizzera (Getty Images)
Nei vecchi pub della campagna inglese, dove ci si appoggia al bancone, si degusta una pinta di birra preparata con i crismi del caso, e poi, come spesso accade, se ne ordinano molte altre durante la serata, campeggiano ancora le insegne di inizio Novecento. Vi si può leggere la scritta «Spirit», versione anglofona e poetica di «Alcool». Ma anche di «fantasmi», «spettri». Se ne può trarre un insegnamento edificante: mai sottovalutare il potere euforizzante di una bella sbornia, il rischio che lo spirito etilico si trasformi in un fantasma del nostro passato che non vorremmo mai incontrare è altissimo. Prenda nota, l'Italia di Roberto Mancini. Dopo l'ubriacatura da trionfo eroico a Euro 2020, meglio tornare coi piedi per terra per evitare che lo spettro della qualificazione mancata ai Mondiali 2018 ritorni con prepotenza terrorizzante. Beninteso, la situazione è molto diversa da allora: oggi la squadra è brillante e coesa, il commissario tecnico è stratega avveduto, i tempi sciagurati di Giampiero Ventura sono lontani e non meritano nemmeno un parallelismo scialbo. Rimane però l'imperativo categorico: dopo aver steccato le partite con Bulgaria e Svizzera - due pareggi in due match abbordabili in cui 6 punti avrebbero probabilmente già permesso di opzionare il biglietto per Qatar 2022 - rimangono tre sfide in cui o si vince, o si vince. Domani sera a Reggio Emilia si ospiterà la Lituania, il 12 novembre a Roma ci sarà il ritorno contro gli elvetici, il 15 novembre a Belfast l'ultima gara con l'Irlana del Nord. Il confronto di domani è sulla carta piuttosto semplice. I lituani sono avversari modesti, il giocatore più pericoloso della loro rosa, l'esterno sinistro Arvydas Novikovas, è quotato sul mercato circa 600.000 euro, in Serie A faticherebbe a sedersi sulla panchina di una matricola. Ma gli azzurri dovranno rinunciare a Marco Verratti e a Lorenzo Pellegrini a centrocampo, tornati a casa prima del tempo perché funestati da qualche acciacco, e verosimilmente la nazionale del Baltico si chiuderà a riccio per frenare le incursioni italiane. Dunque sarà necessaria parecchia inventiva sotto porta e, perché no, pregare che Zaniolo e Chiesa sfoderino la loro classe là davanti. La classifica del girone C è bugiarda, ci vede primi con 11 punti ma la Svizzera, posizionata alle nostre spalle a 7, deve ancora recuperare due partite nel mese di ottobre. Se le vincesse entrambe, scavalcherebbe l'Italia e il match del 12 novembre a Roma diventerebbe una sorta di spareggio. Colpa del regolamento machiavellico delle qualificazioni di quest'edizione: si qualificano direttamente in Qatar le prime di ogni girone, le seconde disputano i playoff. Nel dettaglio, accedono a Qatar 2022 le prime classificate di ognuno dei 10 gironi, sebbene i posti disponibili per le nazionali europee siano 13. Le ultime tre qualificate saranno decretate dai match che coinvolgeranno le seconde classificate di ogni gruppo e le due migliori vincitrici dei gironi della Nations League rimaste escluse dalle qualificazioni. Saranno dunque 12 le nazionali ammesse agli spareggi. Queste 12 squadre saranno sorteggiate in tre distinti percorsi di spareggio, con una semifinale in gara unica e una finale. Le tre vincitrici dei percorsi di spareggio andranno ai Mondiali. Sembra complicato a dirsi, in verità lo sarebbe pure a farsi, perché nel percorso la fregola di trionfare a tutti i costi, gli imprevisti, qualche avversario baciato dalla fortuna potrebbero sempre saltare fuori. Mancini non ha lesinato franchezza: «Con la Svizzera a novembre penso sia una partita decisiva, in queste ultime due gare abbiamo vissuto momenti particolari, la palla non voleva entrare, eppure abbiamo creato numerose occasioni. Dobbiamo diventare più cattivi e precisi. Domenica abbiamo dominato, una gara dominata non si può non vincere. Ma la squadra ha giocato bene, forse brucia di più l'occasione persa di giovedì scorso contro la Bulgaria, ma non sono arrabbiato». In effetti la Nazionale ha espresso con continuità il gioco di cui è capace, è mancata la brillantezza a causa di una condizione fisica non sopraffina. Domani sera contro la Lituania il commissario tecnico pare intenzionato a mischiare le carte. Probabile che schieri una difesa a quattro con, davanti a Donnarumma, Calabria, Bonucci, Bastoni e Emerson Palmieri. A centrocampo spazio a Cristante e Locatelli con Zaniolo, Chiesa e il giovane talento del Sassuolo Raspadori incaricati di dar fuoco alle polveri offensive. Ciro Immobile, attaccante che, se si mostrasse prolifico come quando indossa la casacca della Lazio, diventerebbe provvidenziale, potrebbe partire dalla panchina. Giorgio Chiellini rassicura i compagni: «Con gli svizzeri, domenica abbiamo giocato anche meglio rispetto al 3-0 degli Europei, c'è mancato quel pizzico per fare il gol. Procediamo per gradi. Pensiamo a vincere mercoledì, poi, a ottobre, ci confronteremo con la Nation League, e a novembre ci prenderemo la qualificazione al Mondiale. Più avanti faremo tutte le considerazioni del caso». La mentalità è quella giusta, i fantasmi possono essere scacciati con profitto. Tenendo sempre a mente il motto di Trapattoni: «Mai dire gatto se non l'hai nel sacco». Con tutto il rispetto per i felini, si intende.
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Dopo un paio di pareggi scialbi le cose si sono complicate: è imperativo battere i lituani domani, per poi preparare la sfida cruciale di ottobre con la Svizzera. I ragazzi del Mancio sono appagati dopo il trionfo europeo, però non possiamo rischiare un'altra Russia. Nei vecchi pub della campagna inglese, dove ci si appoggia al bancone, si degusta una pinta di birra preparata con i crismi del caso, e poi, come spesso accade, se ne ordinano molte altre durante la serata, campeggiano ancora le insegne di inizio Novecento. Vi si può leggere la scritta «Spirit», versione anglofona e poetica di «Alcool». Ma anche di «fantasmi», «spettri». Se ne può trarre un insegnamento edificante: mai sottovalutare il potere euforizzante di una bella sbornia, il rischio che lo spirito etilico si trasformi in un fantasma del nostro passato che non vorremmo mai incontrare è altissimo. Prenda nota, l'Italia di Roberto Mancini. Dopo l'ubriacatura da trionfo eroico a Euro 2020, meglio tornare coi piedi per terra per evitare che lo spettro della qualificazione mancata ai Mondiali 2018 ritorni con prepotenza terrorizzante. Beninteso, la situazione è molto diversa da allora: oggi la squadra è brillante e coesa, il commissario tecnico è stratega avveduto, i tempi sciagurati di Giampiero Ventura sono lontani e non meritano nemmeno un parallelismo scialbo. Rimane però l'imperativo categorico: dopo aver steccato le partite con Bulgaria e Svizzera - due pareggi in due match abbordabili in cui 6 punti avrebbero probabilmente già permesso di opzionare il biglietto per Qatar 2022 - rimangono tre sfide in cui o si vince, o si vince. Domani sera a Reggio Emilia si ospiterà la Lituania, il 12 novembre a Roma ci sarà il ritorno contro gli elvetici, il 15 novembre a Belfast l'ultima gara con l'Irlana del Nord. Il confronto di domani è sulla carta piuttosto semplice. I lituani sono avversari modesti, il giocatore più pericoloso della loro rosa, l'esterno sinistro Arvydas Novikovas, è quotato sul mercato circa 600.000 euro, in Serie A faticherebbe a sedersi sulla panchina di una matricola. Ma gli azzurri dovranno rinunciare a Marco Verratti e a Lorenzo Pellegrini a centrocampo, tornati a casa prima del tempo perché funestati da qualche acciacco, e verosimilmente la nazionale del Baltico si chiuderà a riccio per frenare le incursioni italiane. Dunque sarà necessaria parecchia inventiva sotto porta e, perché no, pregare che Zaniolo e Chiesa sfoderino la loro classe là davanti. La classifica del girone C è bugiarda, ci vede primi con 11 punti ma la Svizzera, posizionata alle nostre spalle a 7, deve ancora recuperare due partite nel mese di ottobre. Se le vincesse entrambe, scavalcherebbe l'Italia e il match del 12 novembre a Roma diventerebbe una sorta di spareggio. Colpa del regolamento machiavellico delle qualificazioni di quest'edizione: si qualificano direttamente in Qatar le prime di ogni girone, le seconde disputano i playoff. Nel dettaglio, accedono a Qatar 2022 le prime classificate di ognuno dei 10 gironi, sebbene i posti disponibili per le nazionali europee siano 13. Le ultime tre qualificate saranno decretate dai match che coinvolgeranno le seconde classificate di ogni gruppo e le due migliori vincitrici dei gironi della Nations League rimaste escluse dalle qualificazioni. Saranno dunque 12 le nazionali ammesse agli spareggi. Queste 12 squadre saranno sorteggiate in tre distinti percorsi di spareggio, con una semifinale in gara unica e una finale. Le tre vincitrici dei percorsi di spareggio andranno ai Mondiali. Sembra complicato a dirsi, in verità lo sarebbe pure a farsi, perché nel percorso la fregola di trionfare a tutti i costi, gli imprevisti, qualche avversario baciato dalla fortuna potrebbero sempre saltare fuori. Mancini non ha lesinato franchezza: «Con la Svizzera a novembre penso sia una partita decisiva, in queste ultime due gare abbiamo vissuto momenti particolari, la palla non voleva entrare, eppure abbiamo creato numerose occasioni. Dobbiamo diventare più cattivi e precisi. Domenica abbiamo dominato, una gara dominata non si può non vincere. Ma la squadra ha giocato bene, forse brucia di più l'occasione persa di giovedì scorso contro la Bulgaria, ma non sono arrabbiato». In effetti la Nazionale ha espresso con continuità il gioco di cui è capace, è mancata la brillantezza a causa di una condizione fisica non sopraffina. Domani sera contro la Lituania il commissario tecnico pare intenzionato a mischiare le carte. Probabile che schieri una difesa a quattro con, davanti a Donnarumma, Calabria, Bonucci, Bastoni e Emerson Palmieri. A centrocampo spazio a Cristante e Locatelli con Zaniolo, Chiesa e il giovane talento del Sassuolo Raspadori incaricati di dar fuoco alle polveri offensive. Ciro Immobile, attaccante che, se si mostrasse prolifico come quando indossa la casacca della Lazio, diventerebbe provvidenziale, potrebbe partire dalla panchina. Giorgio Chiellini rassicura i compagni: «Con gli svizzeri, domenica abbiamo giocato anche meglio rispetto al 3-0 degli Europei, c'è mancato quel pizzico per fare il gol. Procediamo per gradi. Pensiamo a vincere mercoledì, poi, a ottobre, ci confronteremo con la Nation League, e a novembre ci prenderemo la qualificazione al Mondiale. Più avanti faremo tutte le considerazioni del caso». La mentalità è quella giusta, i fantasmi possono essere scacciati con profitto. Tenendo sempre a mente il motto di Trapattoni: «Mai dire gatto se non l'hai nel sacco». Con tutto il rispetto per i felini, si intende.
Guido Crosetto (Ansa)
Tornando alla leva, «mi consente», aggiunge Crosetto, «di avere un bacino formato che, in caso di crisi o anche calamità naturali, sia già pronto per intervenire e non sono solo professionalità militari. Non c’è una sola soluzione, vanno cambiati anche i requisiti: per la parte combat, ad esempio, servono requisiti fisici diversi rispetto alla parte cyber. Si tratta di un cambio di regole epocale, che dobbiamo condividere con il Parlamento». Crosetto immagina in sostanza un bacino di «riservisti» pronti a intervenire in caso ovviamente di un conflitto, ma anche di catastrofi naturali o comunque situazioni di emergenza. Va precisato che, per procedere con questo disegno, occorre prima di tutto superare la legge 244 del 2012, che ha ridotto il personale militare delle forze armate da 190.000 a 150.000 unità e il personale civile da 30.000 a 20.000. «La 244 va buttata via», sottolinea per l’appunto Crosetto, «perché costruita in tempi diversi e vanno aumentate le forze armate, la qualità, utilizzando professionalità che si trovano nel mercato».
Il progetto di Crosetto sembra in contrasto con quanto proposto pochi giorni fa dal leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini: «Sulla leva», ha detto Salvini, «ci sono proposte della Lega ferme da anni, non per fare il militare come me nel '95. Io dico sei mesi per tutti, ragazzi e ragazze, non per imparare a sparare ma per il pronto soccorso, la protezione civile, il salvataggio in mare, lo spegnimento degli incendi, il volontariato e la donazione del sangue. Sei mesi dedicati alla comunità per tutte le ragazze e i ragazzi che siano una grande forma di educazione civica. Non lo farei volontario ma per tutti». Intanto, Crosetto lancia sul tavolo un altro tema: «Serve aumentare le forze armate professionali», dice il ministro della Difesa, «e in questo senso ho detto più volte che l’operazione Strade sicure andava lentamente riaffidata alle forze di polizia». Su questo punto è prevedibile un attrito con Salvini, considerato che la Lega ha più volte sottolineato di immaginare che le spese militari vadano anche in direzione della sicurezza interna. L’operazione Strade sicure è il più chiaro esempio dell’utilizzo delle forze armate per la sicurezza interna. Condotta dall’Esercito italiano ininterrottamente dal 4 agosto 2008, l’operazione Strade sicure viene messa in campo attraverso l’impiego di un contingente di personale militare delle Forze armate che agisce con le funzioni di agente di pubblica sicurezza a difesa della collettività, in concorso alle Forze di Polizia, per il presidio del territorio e delle principali aree metropolitane e la vigilanza dei punti sensibili. Tale operazione, che coinvolge circa 6.600 militari, è, a tutt'oggi, l’impegno più oneroso della Forza armata in termini di uomini, mezzi e materiali.
Alle parole, come sempre, seguiranno i fatti: vedremo quale sarà il punto di equilibrio che verrà raggiunto nel centrodestra su questi aspetti. Sul versante delle opposizioni, il M5s chiede maggiore trasparenza: «Abbiamo sottoposto al ministro Crosetto un problema di democrazia e trasparenza», scrivono in una nota i capigruppo pentastellati nelle commissioni Difesa di Camera e Senato, Arnaldo Lomuti e Bruno Marton, «il problema della segretezza dei target capacitivi concordati con la Nato sulla base dei quali la Difesa porta avanti la sua corsa al riarmo. Non è corretto che la Nato chieda al nostro Paese di spendere cifre folli senza che il Parlamento, che dovrebbe controllare queste spese, conosca quali siano le esigenze che motivano e guidano queste richieste. Il ministro ha risposto, in buona sostanza, che l’accesso a queste informazioni è impossibile e che quelle date dalla Difesa sono più che sufficienti. Non per noi».
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Ecco #DimmiLaVerità del 5 dicembre 2025. Il senatore Gianluca Cantalamessa della Lega commenta il caso dossieraggi e l'intervista della Verità alla pm Anna Gallucci.