2023-03-04
«L’Italia ingannò l’Oms sul piano pandemico»
Nel riquadro Robert Lingard, consulente delle associazioni dei familiari delle vittime della Bergamasca (Ansa)
Il documento poteva scongiurare le serrate. Il legale: «I tecnici dichiararono che era sempre aggiornato».Sì, la zona rossa in Val Seriana. Le 4.000 vite che si potevano salvare. I rimpalli tra Stato e Regione Lombardia. Solo che il tentativo di trasformare l’inchiesta di Bergamo nella dimostrazione che, sul Covid, l’errore è stato di non aver chiuso abbastanza, rischia di offuscare il vero nodo: l’assenza di un piano pandemico aggiornato. E, in subordine, la mancata applicazione di quello datato 2006.Quel documento non era un ozioso esercizio burocratico. Avrebbe fornito, ad esempio, una panoramica degli strumenti con cui ci trovavamo ad affrontare l’emergenza: quante terapie intensive erano disponibili e attivabili, quanto personale poteva essere impiegato, quanti dispositivi di protezione c’erano in magazzino. Sapendo che ci mancavano le mascherine, Luigi Di Maio avrebbe spedito lo stesso due tonnellate di materiali in Cina, il 15 febbraio 2020? «Con un piano pandemico», ricorda alla Verità Robert Lingard, consulente delle associazioni dei familiari delle vittime della Bergamasca, «puoi elaborare degli scenari. E, sulla base di quelli, puoi adottare specifiche misure. Invece, mancava completamente un censimento delle risorse. Mancava il sistema sentinella, che consente la sorveglianza centralizzata. E se non ho dati a disposizione immediatamente, come faccio a prendere decisioni che abbiano un impatto significativo sulla sanità pubblica, in caso di allarme?». Non solo: monitorando costantemente l’attuazione dei provvedimenti previsti da quel programma, probabilmente non ci saremmo ritrovati a «combattere a mani nude». Avremmo acquistato regolarmente, negli anni, Ffp2 e tute protettive; avremmo mantenuto un organico adeguato di medici e infermieri; avremmo avuto le capacità per aumentare tempestivamente i posti letto. Certo, stare al passo con le istruzioni avrebbe comportato certi impegni di spesa. Forse è per questo che la responsabilità delle omissioni, ancor prima che ai funzionari del dicastero, va in capo ai governi che si sono succeduti. «Quando lasciò il ministero nel 2017», sottolinea Lingard, «Ranieri Guerra», che era stato direttore della Prevenzione, «consegnò un appunto al ministro Beatrice Lorenzin, avvisandola che bisognava aggiornare il piano pandemico». Nell’era dei tagli alla sanità, delle sforbiciate nel nome dell’austerità, degli attacchi speculativi ai debiti pubblici, per la politica era più comodo far finta di niente? Nel frattempo, ai sensi del Regolamento sanitario internazionale, l’Italia inviava all’Oms - quando se ne ricordava - delle autovalutazioni fuorvianti. «Il 4 febbraio 2020», insiste Lingard, «Claudio D’Amario», subentrato a Guerra, spedì dei documenti nei quali Roma «si dava voto 5», cioè il massimo, «sulla legislazione pandemia. Ma ad oggi non c’è una legge sulle pandemie». Ancora più incredibile: l’Italia giurava di aver sempre testato e aggiornato il piano pandemico. Grandi elogi anche sul sistema di sorveglianza. Eppure, «solo a partire dal 26 febbraio 2020» la Protezione civile, guidata da Angelo Borrelli, affidò all’Iss la «sorveglianza epidemiologica del Sars-Cov-2». La mancata osservanza degli obblighi imposti dal Rsi, precisa il legale delle vittime, «ha un risvolto grave sia sul piano interno, sia sul piano globale. L’Oms, con quel regolamento del 2005, varato dopo la Sars, elevava la sicurezza sanitaria a questione di sicurezza nazionale. E imponeva di conservare, sul territorio, le infrastrutture in grado di contenere eventuali focolai epidemici. Non aggiornare il piano pandemico significa, di fatto, mettere a rischio sia la sicurezza nazionale sia quella degli altri Paesi».E con ciò arriviamo alla querelle sulle serrate. S’è chiuso troppo? S’è chiuso troppo poco? S’è chiuso nei modi e nei tempi sbagliati. Un piano pandemico funzionante, persino quello vecchio, definisce varie soglie di rischio e le contromisure corrispondenti. Con una circolazione incontrollata del virus in un’area, avrebbe sì disposto la quarantena. Ma quella misura serviva proprio a evitare la soluzione cinese, per la quale poi hanno optato Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Che circoscrivere la Val Seriana potesse servire a evitare il lockdown nazionale, lo confermano i verbali del Cts di marzo 2020, in cui i tecnici, in realtà, sconsigliavano chiusure generalizzate. Ma tutto ciò sarebbe stato possibile solo sapendo come muoversi. E sapendolo non quando il Covid, stando agli studi condotti nel 2021, girava da mesi; semmai, quando si comprese che a Wuhan stava succedendo qualcosa di grave. Mentre qui alcuni leader e rappresentanti istituzionali pensavano agli aperitivi, ai ravioli al vapore e a visitare le scuole cinesi.
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.