2025-10-17
«L’Italia è fondamentale per Gaza .Il Piano Mattei rilancerà l’Africa»
Badr Ahmed Mohamed Abdelatty (Ansa)
Parla il ministro degli Esteri egiziano, Badr Ahmed Mohamed Abdelatty: «Gli accordi di Sharm el-Sheik rappresentano l’ultima chiamata per la pace. Con Roma stiamo sviluppando rapporti bilaterali proficui».L’accordo di pace firmato a Sharm El Sheikh ha posto fine alla guerra nella Striscia di Gaza, ma ha anche messo le basi per la ricostruzione e la rinascita di questo lembo di terra disteso sulla costa del Mediterraneo fra Israele ed Egitto. Proprio il Cairo è stato un grande protagonista di questa storica firma ed il presidente statunitense Donald Trump ha più volte lodato pubblicamente l’impegno del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che ha co-presieduto con il tycoon americano il summit. Adesso è arrivato il momento della creazione di una nuova leadership palestinese che possa governare Gaza, escludendo e disarmando il gruppo terroristico di Hamas. Badr Ahmed Mohamed Abdelatty da poco più di un anno è alla guida del ministero degli Affari Esteri del Cairo, ma è un diplomatico di grande esperienza che ha prestato servizio in Germania, Giappone, Israele e Stati Uniti, oltre ad essere stato il coordinatore nazionale dell’Unione del Mediterraneo ed è stato lui a dare la notizia della formazione del nuovo governo per Gaza. «Abbiamo dato con grande orgoglio la notizia che i 15 tecnocrati palestinesi che amministreranno Gaza sono stati selezionati - racconta a La Verità - ovviamente non possiamo rivelare la loro identità, ma si tratta di persone di assoluto valore che potranno dare un grande contributo alla rinascita della Striscia. L’Egitto mantiene contatti con tutte le fazioni palestinesi e per questo motivo prima del vertice di Sharm El Sheikh abbiamo convocato Hamas, la Jihad islamica, Il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina e l’Anp al Cairo per decidere un piano comune. La lista dei prescelti è stata approvata sia da Israele che da Hamas ed è necessario che il loro lavoro parta il prima possibile per occuparsi della vita quotidiana della popolazione di Gaza che ha bisogno di tornare alla normalità. Sia Hamas che Israele hanno promesso di onorare gli impegni presi e superato un periodo di transizione, che ci auguriamo breve, il nuovo governo deve mettersi al lavoro. Non vogliamo vedere altra violenza a Gaza e anche se il presidente Trump ha detto che Hamas può gestire questo momento di vuoto amministrativo, non permettiamo vendette e regolamenti di conti interni alla comunità palestinese.». Il responsabile degli Esteri del Cairo fa riferimento alle esecuzioni sommarie di Hamas contro membri del clan Dughmush nella parte nord della Striscia.Ma oltre all’ordinaria amministrazione Gaza deve essere quasi completamente ricostruita. «Sarà il Consiglio per la Pace che dovrà sostenere e supervisionare il flusso di finanziamenti e denaro che arriverà. Questo organismo sarà presieduto da Trump e affiancherà il lavoro del governo tecnico. Per ricostruire Gaza serviranno almeno 70 miliardi di dollari e le nazioni europee e arabe, il Canada e gli Stati Uniti hanno dato la loro disponibilità a contribuire. Ci sono 55 milioni di tonnellate di macerie e potrebbero volerci anni prima che Gaza si riprenda completamente, ma noi approveremo soltanto un piano di ricostruzione che permette al popolo palestinese di non abbandonare mai la propria terra. Decine di migliaia di persone stanno già tornando alle loro case dove hanno il diritto di restare. Tanti stati si sono detti pronti a collaborare compresa l’Italia che con l’Egitto vanta un rapporto profondo e radicato. Anche a Sharm El Sheikh il presidente al Sisi e il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni hanno avuto un intenso bilaterale, riaffermando l’amicizia ed il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Meloni ha anche ribadito il sostegno dell’Italia all’Egitto nel quadro dell’Unione europea, lodando il grande lavoro del Cairo per questa pace e dicendosi pronta a contribuire alla ricostruzione di Gaza. Con l’Italia stiamo portando avanti anche il progetto del Piano Mattei che ha incluso l’Egitto nel primo gruppo di paesi vista la sua importanza strategica e geopolitica. Al Sisi crede molto nel Mediterraneo come luogo di incontro e scambio e dove Roma ed Il Cairo sono protagonisti. Stiamo sviluppando rapporti bilaterali in vari settori, come quello politico, commerciale ed economico, oltre ad un sostanzioso aumento della cooperazione nei settori dell’energia, dell’agricoltura, dell’edilizia, del turismo, tutti ambiti di reciproco interesse. Noi stiamo portando avanti una politica estera basata sul principio dell’equilibrio strategico e di apertura a tutti gli attori internazionali, in un quadro di rispetto reciproco e di perseguimento di interessi condivisi, aderendo fermamente al principio di non ingerenza negli affari interni degli altri stati. Il Cairo ha sempre avuto un ruolo da mediatore, grazie alla sua credibilità internazionale . Lavoriamo da tempo per trovare una pace alla guerra civile in Sudan e allo stesso tempo siamo presenti in Libia per aiutare il paese ad uscire da una situazione di instabilità ormai cronica. Dobbiamo lavorare per preparare una generazione consapevole e capace di orientarsi negli sviluppi regionali e internazionali, preservando al contempo l’identità culturale e i valori della civiltà della regione. Voglia anche sottolineare che il sostegno incrollabile alla causa palestinese rimane un pilastro della politica estera dell’Egitto. Il presidente al Sisi ha dichiarato che questo cessate il fuoco dovrebbe portare alla creazione di uno Stato palestinese e che il piano articolato di Trump rappresenta davvero l’ultima possibilità per una pace vera e duratura in Medioriente».
Chiara Appendino (Imagoeconomica)
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