2024-02-11
L’Iss chiude gli occhi sull’extramortalità
La sede dell'Istituto Superiore di Sanità (Imagoeconomica)
L’istituto minimizza i decessi in eccesso dopo la pandemia, attribuendoli a virus, caldo, influenza e all’aumento degli ultracentenari. L’associazione Umanità e Ragione: «Classificare come “non vaccinati” i defunti entro 14 giorni dall’iniezione distorce la realtà».«Attribuire la causa dell’eccesso di mortalità al Covid-19, trattandosi di popolazione vaccinata (stando alle fonti ufficiali) per il 90.25% con doppia dose e per l’84.89% con terza dose), equivale a confermare il fallimento della campagna vaccinale in termini di prevenzione sia del contagio, sia delle forme gravi della malattia». È uno dei rilievi che pone il gruppo di lavoro e di revisione dell’associazione Umanità e Ragione, in risposta al documento dell’Istituto superiore della sanità (Iss), diffuso lo scorso 6 ottobre. In quella data, un gruppo di ricercatori di Iss, Istat, Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e del dipartimento di epidemiologia Regione Lazio, aveva pubblicato un’analisi del report «Mortalità in eccesso negli anni 2021 e 2022, dati ufficiali dall’Italia e dal mondo», dell’aprile 2023, elaborato da Umanità e Ragione. Associazione nata dall’esperienza referendaria per l’abrogazione del green pass, e per riaffermare la rilevanza primaria della dignità dell’essere umano e dei principi di libertà, uguaglianza e giustizia. Il report di aprile, realizzato con il supporto di alcuni professionisti, evidenziava un incremento della mortalità attesa nel 2021 e 2022. «Tale fenomeno è anomalo», segnalava, perché una volta deceduti i più anziani e i più fragili «era attesa una riduzione compensatoria». Inviato a presidenza del Consiglio, Camera dei deputati, Senato, ministero della Salute, Aifa, Iss e Istat, veniva poi messo in discussione da una replica ufficiale a ottobre. Ai rilievi controbatte oggi l’associazione, presieduta dall’avvocato Olga Milanese, contestando le conclusioni e auspicando ulteriori approfondimenti. Come sul «picco di decessi nelle fasce giovani della popolazione, soprattutto nel 2021», ritenuto «un dato allarmante in controtendenza rispetto alla decrescita costante di mortalità registrata per la medesima categoria dal 2011 in avanti».Umanità e Ragione non trova convincente la spiegazione fornita dall’Iss, secondo la quale «il lockdown e le altre misure restrittive della mobilità, adottate durante la pandemia di Covid-19, hanno comportato nel 2020 una riduzione della mortalità per incidenti stradali del 27%». Pertanto, chiede di procedere a una seria indagine del fenomeno. «Il tema della mortalità giovanile, data la sua rilevanza, non può essere liquidato così frettolosamente», sottolineano gli esperti dell’associazione, nell’analisi che era stata revisionata anche dal medico epidemiologo Alberto Donzelli, della Commissione medico scientifica indipendente. Quanto a sostenere che l’eccesso di mortalità 2021-2022 sia imputabile alla mortalità Covid, oltre a vanificare la campagna vaccinale è un’affermazione che non trova riscontro. Semmai, sarebbe dovuto diminuire. Nemmeno lo si può attribuire alle ondate di calore, come fa l’Iss: «È molto improbabile che gli aumenti annui di temperatura nel 2021-2022 si siano ripercossi negativamente sul trend di mortalità», ribatte Umanità e Ragione. «L’analisi pubblicata su The Lancet relativa all’ultimo ventennio mostra come vi siano stati 10,2 volte più morti di freddo rispetto ai morti di caldo». Quanto all’impatto che avrebbero avuto le sindromi simil influenzali, presunta causa dell’eccesso di mortalità secondo l’analisi dell’Iss, «non pare verosimile che i decessi da influenza confermata siano aumentati nel 2021 e 2022 al punto da condizionare pesantemente gli eccessi di mortalità riscontrati», scrivono gli esperti dell’associazione, contestando informazioni fornite da appena «1.500 medici di base/sanitari».Priva di dati a supporto sarebbe anche l’affermazione che un’altra causa dell’eccesso di mortalità riscontrato sia dovuto all’aumento della popolazione «grandi anziani», individui di 100 e più anni. Nei tre anni presi in esame dal report «difficilmente può rappresentare un fattore impattante sul sostanziale eccesso di mortalità». Umanità e Ragione mostra che se nel 2015 erano stati 50 i decessi ogni 100 abitanti in quella fascia di età, i 51 del 2022 non hanno rappresentato un’impennata.Per ultimo, viene ritenuto fattore causale infondato anche il «rinvio degli interventi sanitari e non di emergenza nonché delle campagne di screening e prevenzione durante le fasi acute della pandemia», preso in considerazione dall’Iss. Sarebbe una «mera congettura», dichiara l’associazione, in assenza di dati ufficiali che supportino l’ipotesi.Nella conclusione, gli esperti dell’associazione ribadiscono l’importanza di eliminare «la pratica distorsiva di classificare come “non vaccinati” i soggetti deceduti nei 14 giorni successivi a ciascuna inoculazione». In questo modo, infatti, se un vaccinato si contagia, si ammala o muore, finisce classificato come non vaccinato, così pure se risulta positivo al tampone in quest’arco di tempo e soffre di eventi avversi, che non vengono ricondotti all’inoculo bensì al Covid o alla positività riscontrata.Intanto, dal Regno Unito arriva una notizia sconcertante. L’Office for national statistics (Ons), l’agenzia governativa britannica, non riporta studi relativi al 2022 e al 2023 sulle morti per cause considerate evitabili, curabili o prevenibili grazie a interventi sanitari o di sanità pubblica tempestivi ed efficaci nei soggetti di età inferiore a 75 anni. In epoca post pandemica sarebbero di enorme importanza.
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