2023-10-16
Sull’orlo della guerra mondiale
Carri armati israeliani in colonna verso Gaza (Getty Images)
La Casa Bianca: «Temiamo l’escalation e l’intervento diretto dell’Iran». I pasdaran si sarebbero già mossi verso Israele. Teheran tuona: «Se parte l’invasione di Gaza la situazione sarà fuori controllo». E la Cina si schiera con i Paesi arabi.«Hamas pensava che saremmo crollati, saremo noi a spezzarlo». Queste le parole pronunciate dal premier israeliano Benjamin Netanyahu all’inizio della riunione settimanale del gabinetto del governo di unità nazionale alla quale per la prima volta hanno partecipato i cinque membri del partito d’opposizione Unità nazionale, entrato nell’esecutivo dopo l’inizio del conflitto a Gaza. A questo proposito il tenente colonnello Richard Hecht, il principale portavoce internazionale dell’Esercito israeliano (Idf) ha affermato che Israele vuole eliminare tutti i leader di Hamas, compreso Yahya Sinwar: «È un uomo morto che cammina». Prima delle parole di Netanyahu era arrivato il sinistro monito dell’Iran che attraverso il ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian, in visita a Doha (Qatar) dove ha incontrato il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, ha detto che se ci sarà l’operazione di terra nella Striscia di Gaza (che Israele continua a bombardare) l’Iran non resterà a guardare: «Nessuno può garantire il controllo della situazione se Israele invade Gaza». Subito dopo Amirabdollahian ha incontrato il leader del gruppo terroristico palestinese Hamas Ismail Haniyeh che vive stabilmente nel ricco emirato. Alla televisione del Qatar Amirabdollahian, che in precedenza si era recato in Iraq, Libano e Siria, ha attaccato gli americani: «Gli Stati Uniti hanno invitato entrambe le parti a dar prova di moderazione, mentre sostengono militarmente i sionisti». Secondo i media del Qatar, Al Thani avrebbe espresso la sua preoccupazione in merito alla guerra ma ha comunque ribadito che il suo Paese e gli altri della regione, sostengono i palestinesi. La Casa Bianca è preoccupata per un possibile allargamento del conflitto e «per l’aumento delle tensioni e degli scontri con gli Hezbollah e per il possibile coinvolgimento diretto dell’Iran». Per Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, «non possiamo escludere che l’Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo. Dobbiamo prepararci per ogni possibile imprevisto». Intervistato dalla Nbc Sullivan ha aggiunto che «i palestinesi di Gaza meritano dignità e sicurezza». Che la situazione possa rapidamente precipitare in uno scenario da terza guerra mondiale lo dicono i fatti. Per il Wall Street Journal il corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica iraniana (Irgc) sta trasferendo alcuni dei suoi membri verso il confine israeliano e secondo testimonianze raccolte l’Irgc ha trasferito un numero consistente di combattenti dalla città siriana orientale di Deir ez-Zor (dove è tutt’ora attivo lo Stato islamico), verso sud in un’area vicino a Damasco. Altro aspetto è quello relativo al rapporto ormai ai minimi termini tra la Russia e Israele. È bene ricordare che durante tutta la sua carriera politica Netanyahu ha sempre mantenuto rapporti definiti «complessi» con Vladimir Putin con il quale non sono mancate le scintille quando per combattere la guerra in Ucraina la Russia si è stretta all’Iran, nemico giurato di Gerusalemme. Per evitare la rottura con i russi Israele si è fin qui rifiutata di fornire a Kiev sistemi di difesa aerea nonostante le forti pressioni occidentali, ma ora che Putin strizza l’occhio alla causa palestinese finanziata da Qatar e Iran i rapporti tra i due sono ai minimi termini. Putin è uno dei pochissimi leader che non ha espresso le sue condoglianze per gli oltre 1.400 israeliani molti dei quali di origine russa, uccisi da Hamas nell’attacco. Il presidente russo ha assunto questa postura per due ragioni fondamentali: spera di sfruttare l’occasione per indebolire l’Occidente e la Nato che sostengono l’Ucraina, e strizza l’occhio alle minoranze musulmane che costituiscono un settimo (14%) della popolazione della Russia con la quali ha sempre avuto rapporti tempestosi. A peggiorare la situazione c’è la posizione assunta dalla Cina espressa durante una telefonata tra il ministro degli Esteri Wang Yi e il suo omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian. «La Cina sostiene la giusta causa dei palestinesi nel proteggere i loro diritti nazionali. La radice della crisi fra Israele e Palestina è che il diritto palestinese a uno Stato è stato messo da parte da tempo», ha affermato Wang. Evidente che anche qui ci sia la volontà di mettere in difficoltà gli Stati Uniti che i cinesi sperano di indebolire molto prima dell’invasione di Taiwan che è sempre nell’agenda di Pechino. Incredibile come nessuno fino ad ora abbia ricordato ciò che i cinesi fanno ogni giorno agli uiguri, etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang, che sono oggetto da decenni del sistematico genocidio da parte di Pechino. Tutti aspetti che preoccupano la Casa Bianca, tanto che l’attività del segretario di Stato americano Antony Blinken in queste ore è frenetica. Ieri era in Egitto dove si sentito dire dal leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi: «La reazione di Israele all’attacco di Hamas è andata oltre l'autodifesa e si è tradotta in una punizione collettiva», mentre oggi ritornerà a Gerusalemme. Blinken ha anche avuto un colloquio telefonico con l’erede al trono saudita Mohammed bin Salman che ha affermato: «L’Arabia Saudita lavora per fermare l’escalation militare tra Israele e Hamas e rifiuta gli attacchi contro i civili a Gaza e le infrastrutture che influiscono sulla loro vita quotidiana». Difficile comprendere l’enigmatico principe saudita che prima ha incontrato gli iraniani e poi ha congelato i colloqui con Israele mediati dagli Usa. Tutto avviene mentre l’esercito israeliano si prepara all’operazione di terra con la complicazione degli attacchi (anche ieri) che arrivano dal Sud del Libano verso le postazioni israeliane. L’aviazione israeliana ha reagito colpendo infrastrutture militari degli Hezbollah nel Libano ma ha fatto sapere attraverso il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che Israele non ha nessun interesse ad aprire un nuovo fronte di guerra al confine nord con il Libano: «Se Hezbollah eviterà il coinvolgimento diretto, noi rispetteremo la situazione lungo il confine così come è oggi». Mentre scriviamo si apprende un razzo ha colpito il quartiere generale del contingente Onu nel sud del Libano (Unifil) senza fare vittime. Il mondo è una polveriera e la miccia è accesa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.