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2024-11-08
Isole d'autunno, dalla Lombardia al Piemonte ecco quali visitare in questa stagione
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Isola dei Pescatori (iStock)
Quando si pensa alla Lombardia e al Piemonte, tutto può venire in mente, tranne il fatto che entrambe le regioni siano ricche di isole. Il Nord Italia, infatti, sembra essere più facilmente associato a vette innevate e città industriali, mentre la parola isola richiama scenari da sogno fatti di palme e cocktail a bordo spiaggia. Eppure…
Benché la regione con più isole sia la Sardegna (se ne contano più di 200), il Piemonte e la Lombardia non hanno nulla da invidiarle grazie ai loro laghi. Se in Sardegna, infatti, le isole lacustri sono due, il Piemonte ne conta 9 e la Lombardia ben 11.
Salutiamo dunque la nostra idea di isola e spostiamoci su altri tipi di isola, non per questo meno affascinanti.
Piemonte

Isola di San Giulio (iStock)
Isola di San Giulio
Se volete innamorarvi, questo è il posto giusto: lo scenario che regala questo lembo di terra emersa sul lago d’Orta è unico al mondo, tanto da essere conosciuto anche molto al di fuori dei confini nazionali.
Non è un caso che qui siano stati girati diversi film, tra cui la bellissima pellicola di Tornatore “La Corrispondenza”.
Trattandosi di un’area piuttosto piccola, è auspicabile percorrerla ad anello, anche per il significato che tale anello ha: si chiama infatti “via del silenzio” e induce alla meditazione e al raccoglimento. Durante il percorso, infatti, si incontrano cartelli esplicativi che invitano alla consapevolezza di sé e a una tranquillità che lo scenario naturalistico, già di per sé, induce.
A dominarla è l’abbazia benedettina femminile di clausura Mater Ecclesiae, un tempo castello. Splendida anche la Basilica di San Giulio, di origine medievale.
Per arrivare sull’isola di San Giulio, occorre prendere uno dei tanti battelli in partenza da Orta San Giulio.
Dormire
- Hotel Bocciolo, via Domodossola 26, Orta San Giulio: a 20 minuti dal paese e con vista lago.
Mangiare
- Filo e Fieno, via Olina 42, Orta San Giulio: i piatti che vanno per la maggiore sono il coniglio in porchetta e le tagliatelle fatte in casa.
- La Motta, via Vaire Albertoletti 13, Orta San Giulio: atmosfera retrò e ambiente raffinato. Da provare la pancia di maiale croccante in salsa barbeque.
Isola dei Pescatori
Fa parte delle Isole Borromee ed è l’unica abitata, come lo stesso nome suggerisce.
A spiccare su tutto è la chiesa di San Vittore, ricca di affreschi e opere d’arte. Molto curioso è anche il cimitero, le cui dimensioni si adattano a quelle dell’isola, che conta circa cinquanta teste.
È camminando per i suoi vicoli, tuttavia, che si assorbe il genius loci dell’isola, con il pesce appeso ai balconi delle case e i pescatori che vanno e vengono dal lago.
Il lungolago è a dir poco splendido, soprattutto con le prime luci della sera. Il lago Maggiore, la natura rigogliosa e le montagne in lontananza offrono uno spettacolo curativo per gli occhi e per l’anima.
Per arrivarci, bisogna prendere un battello da Stresa, Verbania, Arona o Baveno.
Dormire
- Maison du Lac, via Sempione Nord 133, Stresa: affacciato sul Lago Maggiore, questo cottage vanta anche un bellissimo giardino.
Mangiare
- Osteria Ara 36, via Ugo Ara, Isola dei Pescatori: ottimi i tagliolini con la bottarga di lago.
- Ristorante Pizzeria La Rondine, via Ugo Ara 46, Isola dei Pescatori: il consiglio è pizza nido di rondine. Ovviamente con vista.
Lombardia

Monte Isola (iStock)
Monte Isola
Siamo sul lago d’Iseo. È dalle sue acque che spunta quest’isola, chiamata così in quanto ha la forma di un monte verdeggiante, che si specchia nel blu insieme alle altre montagne.
Montisola (così viene chiamata) è peraltro uno dei Borghi più Belli d’Italia, divenuto famoso per l’installazione dell’artista Christo, ovvero The Floating Piers, che tanto scalpore provocò all’epoca della sua costruzione e poi dismissione (2016).
Se Monte Isola è uno dei borghi più belli d’Italia, l’isola in sé ne conta ben undici, tra cui Cure, dove sorge il Santuario della Madonna della Ceriola, il punto più panoramico. Si può arrivare a piedi, da Peschiera Maraglio. Si tratta di una passeggiata di circa un’ora, che però richiede scarpe comode, considerato che il percorso è in salita e si inoltra nel bosco. Altrimenti è possibile optare per l’autobus.
Altro notevole punto è la Rocca Oldofredi-Martinengo, che si trova su uno sperone roccioso che domina il bacino lacustre. Il percorso per raggiungere questo bellissimo castello è più semplice: si tratta di fare una passeggiata di quindici minuti a partire dal borgo di Menzino.
Monte Isola è perfetta per fare escursioni, bagni in riva al lago e gite nelle isole vicine.
Dormire
- La Foresta Monteisola, via Peschiera Maraglio 174, Monte Isola: posizione fronte lago e piccolo, splendido giardino.
Mangiare
- Bar “La Spiaggetta”, via Sensole 26, Monte Isola: vista stupenda e cibo di qualità. Da provare l’antipasto di lago e il filetto di salmerino.
- Bar Chiosco Le Ere, via Peschiera Maraglio, Monte Isola: perfetto per un buon aperitivo di fronte al lago.
Isola di Garda
Dal lago d’Iseo al lago più grande d’Italia: l’isola di Garda (o del Garda) si trova tra San Felice del Benaco e il Golfo di Salò.
A partire dall’800 è una residenza privata, appartenente agli eredi del duca Gaetano de Ferrari di Genova. Per questo vi si accede tramite visite guidate, che durano circa due ore.
La famiglia Cavazza mostra ai visitatori il suo splendido palazzo e i giardini che lo circondano, uno all’inglese e uno all’italiana. I mobili d’epoca, i fiori esotici e l’incantevole vista sul lago, oltre alla ricca architettura (in stile neogotico veneziano), non possono lasciare indifferenti. La visita, di solito, si conclude con un aperitivo nella loggia, dove rilassarsi guardando il lago.
Trattandosi di un’isola privata, è raggiungibile con mezzi privati, ossia motoscafi e piccoli battelli che hanno accordi per le visite guidate.
Sul sito dell’Isola del Garda è possibile reperire tutte le informazioni.
Dormire
- Hotel Resort Villa Luisa & Spa, via Palazzo 1, San Felice del Benaco: bellissima struttura dotata di area wellness, piscina e ottimo ristorante.
Mangiare
- Cantina de la Mirleta, via dei Lauri 1, San Felice del Benaco: un luogo romantico e intimo, dove provare il tagliere di affettati di selvaggina.
- Ristorante Al Porticcioli, via Porticcioli 8°, San Felice del Benaco: da provare il crudo di mare e la cacio e pepe al gambero rosso. Con vista sul lago.
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Benché la regione con più isole sia la Sardegna (se ne contano più di 200), il Piemonte e la Lombardia non hanno nulla da invidiarle grazie ai loro laghi. Se in Sardegna, infatti, le isole lacustri sono due, il Piemonte ne conta 9 e la Lombardia ben 11.Quando si pensa alla Lombardia e al Piemonte, tutto può venire in mente, tranne il fatto che entrambe le regioni siano ricche di isole. Il Nord Italia, infatti, sembra essere più facilmente associato a vette innevate e città industriali, mentre la parola isola richiama scenari da sogno fatti di palme e cocktail a bordo spiaggia. Eppure…Benché la regione con più isole sia la Sardegna (se ne contano più di 200), il Piemonte e la Lombardia non hanno nulla da invidiarle grazie ai loro laghi. Se in Sardegna, infatti, le isole lacustri sono due, il Piemonte ne conta 9 e la Lombardia ben 11.Salutiamo dunque la nostra idea di isola e spostiamoci su altri tipi di isola, non per questo meno affascinanti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/isole-autunno-2669632006.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="piemonte" data-post-id="2669632006" data-published-at="1731005153" data-use-pagination="False"> Piemonte Isola di San Giulio (iStock) Isola di San GiulioSe volete innamorarvi, questo è il posto giusto: lo scenario che regala questo lembo di terra emersa sul lago d’Orta è unico al mondo, tanto da essere conosciuto anche molto al di fuori dei confini nazionali.Non è un caso che qui siano stati girati diversi film, tra cui la bellissima pellicola di Tornatore “La Corrispondenza”.Trattandosi di un’area piuttosto piccola, è auspicabile percorrerla ad anello, anche per il significato che tale anello ha: si chiama infatti “via del silenzio” e induce alla meditazione e al raccoglimento. Durante il percorso, infatti, si incontrano cartelli esplicativi che invitano alla consapevolezza di sé e a una tranquillità che lo scenario naturalistico, già di per sé, induce.A dominarla è l’abbazia benedettina femminile di clausura Mater Ecclesiae, un tempo castello. Splendida anche la Basilica di San Giulio, di origine medievale.Per arrivare sull’isola di San Giulio, occorre prendere uno dei tanti battelli in partenza da Orta San Giulio.DormireHotel Bocciolo, via Domodossola 26, Orta San Giulio: a 20 minuti dal paese e con vista lago.MangiareFilo e Fieno, via Olina 42, Orta San Giulio: i piatti che vanno per la maggiore sono il coniglio in porchetta e le tagliatelle fatte in casa.La Motta, via Vaire Albertoletti 13, Orta San Giulio: atmosfera retrò e ambiente raffinato. Da provare la pancia di maiale croccante in salsa barbeque.Isola dei PescatoriFa parte delle Isole Borromee ed è l’unica abitata, come lo stesso nome suggerisce.A spiccare su tutto è la chiesa di San Vittore, ricca di affreschi e opere d’arte. Molto curioso è anche il cimitero, le cui dimensioni si adattano a quelle dell’isola, che conta circa cinquanta teste.È camminando per i suoi vicoli, tuttavia, che si assorbe il genius loci dell’isola, con il pesce appeso ai balconi delle case e i pescatori che vanno e vengono dal lago.Il lungolago è a dir poco splendido, soprattutto con le prime luci della sera. Il lago Maggiore, la natura rigogliosa e le montagne in lontananza offrono uno spettacolo curativo per gli occhi e per l’anima.Per arrivarci, bisogna prendere un battello da Stresa, Verbania, Arona o Baveno.DormireMaison du Lac, via Sempione Nord 133, Stresa: affacciato sul Lago Maggiore, questo cottage vanta anche un bellissimo giardino.MangiareOsteria Ara 36, via Ugo Ara, Isola dei Pescatori: ottimi i tagliolini con la bottarga di lago.Ristorante Pizzeria La Rondine, via Ugo Ara 46, Isola dei Pescatori: il consiglio è pizza nido di rondine. Ovviamente con vista. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/isole-autunno-2669632006.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lombardia" data-post-id="2669632006" data-published-at="1731005153" data-use-pagination="False"> Lombardia Monte Isola (iStock) Monte IsolaSiamo sul lago d’Iseo. È dalle sue acque che spunta quest’isola, chiamata così in quanto ha la forma di un monte verdeggiante, che si specchia nel blu insieme alle altre montagne.Montisola (così viene chiamata) è peraltro uno dei Borghi più Belli d’Italia, divenuto famoso per l’installazione dell’artista Christo, ovvero The Floating Piers, che tanto scalpore provocò all’epoca della sua costruzione e poi dismissione (2016).Se Monte Isola è uno dei borghi più belli d’Italia, l’isola in sé ne conta ben undici, tra cui Cure, dove sorge il Santuario della Madonna della Ceriola, il punto più panoramico. Si può arrivare a piedi, da Peschiera Maraglio. Si tratta di una passeggiata di circa un’ora, che però richiede scarpe comode, considerato che il percorso è in salita e si inoltra nel bosco. Altrimenti è possibile optare per l’autobus.Altro notevole punto è la Rocca Oldofredi-Martinengo, che si trova su uno sperone roccioso che domina il bacino lacustre. Il percorso per raggiungere questo bellissimo castello è più semplice: si tratta di fare una passeggiata di quindici minuti a partire dal borgo di Menzino.Monte Isola è perfetta per fare escursioni, bagni in riva al lago e gite nelle isole vicine.DormireLa Foresta Monteisola, via Peschiera Maraglio 174, Monte Isola: posizione fronte lago e piccolo, splendido giardino.MangiareBar “La Spiaggetta”, via Sensole 26, Monte Isola: vista stupenda e cibo di qualità. Da provare l’antipasto di lago e il filetto di salmerino.Bar Chiosco Le Ere, via Peschiera Maraglio, Monte Isola: perfetto per un buon aperitivo di fronte al lago.Isola di GardaDal lago d’Iseo al lago più grande d’Italia: l’isola di Garda (o del Garda) si trova tra San Felice del Benaco e il Golfo di Salò.A partire dall’800 è una residenza privata, appartenente agli eredi del duca Gaetano de Ferrari di Genova. Per questo vi si accede tramite visite guidate, che durano circa due ore.La famiglia Cavazza mostra ai visitatori il suo splendido palazzo e i giardini che lo circondano, uno all’inglese e uno all’italiana. I mobili d’epoca, i fiori esotici e l’incantevole vista sul lago, oltre alla ricca architettura (in stile neogotico veneziano), non possono lasciare indifferenti. La visita, di solito, si conclude con un aperitivo nella loggia, dove rilassarsi guardando il lago.Trattandosi di un’isola privata, è raggiungibile con mezzi privati, ossia motoscafi e piccoli battelli che hanno accordi per le visite guidate.Sul sito dell’Isola del Garda è possibile reperire tutte le informazioni.DormireHotel Resort Villa Luisa & Spa, via Palazzo 1, San Felice del Benaco: bellissima struttura dotata di area wellness, piscina e ottimo ristorante.MangiareCantina de la Mirleta, via dei Lauri 1, San Felice del Benaco: un luogo romantico e intimo, dove provare il tagliere di affettati di selvaggina.Ristorante Al Porticcioli, via Porticcioli 8°, San Felice del Benaco: da provare il crudo di mare e la cacio e pepe al gambero rosso. Con vista sul lago.
(Apple Tv)
Non è affatto detto che sia così perché, dietro l’obiettivo di rovesciare le formule della fantascienza, si nasconde l’ambizione di una riflessione sul rapporto tra benessere collettivo e libertà individuale, tra felicità globale e identità personale. Il tutto proposto con grande cura formale, ottime musiche e qualche lungaggine autoriale. Possibili, lontani, riferimenti: Lost, per i prologhi spiazzanti e i flashback, Truman Show, per la solitudine e l’apparenza stranianti, Black Mirror, per la cornice distopica. Ma la mano dell’ideatore è inconfondibile.
Ci troviamo ad Albuquerque, la città del New Mexico già teatro dei precedenti plot di Gilligan, ma stavolta la vicenda è tutt’altra. Siamo in un futuro progredito e un certo rigore si è già radicato nella quotidianità. Per esempio, l’avviamento delle auto di ultima generazione è collegato alla prova di sobrietà del palloncino: se si è stati al pub, l’auto non parte. Individuato da un gruppo di astronomi, un virus Rna proveniente dallo spazio, trasmesso in laboratorio da un topo e contagiato tramite baci e alimenti, rende gli esseri umani felici, gentili e samaritani con il prossimo. Le persone agiscono come un’unica mente collettiva, ma non a causa di un’invasione aliena, tipo L’invasione degli ultracorpi, bensì per il fatto che «noi siamo noi», garantisce un politico che parla dalla Casa Bianca, anche se non è il presidente. «Gli scienziati hanno creato in laboratorio una specie di virus, più precisamente una colla mentale capace di tenerci legati tutti insieme». In questo mondo, non esiste il dolore, non si registrano reati, le prigioni sono vuote, le strade non sono mai congestionate, regna la pace. Tutto è perfetto e patinato, perché la contraddizione non esiste. Debellata, dietro una maschera suadente. La colla mentale dispone alla benevolenza e alla correttezza le persone. Che però non possono scegliere, ma agire solo in base a un «imperativo genetico». Soltanto 12 persone in tutto il Pianeta sono immuni al contagio. Ma mentre undici sembrano disposte a recepirlo, l’unica che si ribella è Carol Sturka (Reha Seehorn), una scrittrice di romanzi per casalinghe sentimentali. Cinica, diffidente, omosex e discretamente testarda, malgrado vicini, conoscenti e certi soccorritori ribadiscano le loro buone intenzioni - «vogliamo solo renderti felice» - lei non vuole assimilarsi ed essere rieducata dal virus dei buoni. I quali, ogni volta che lei respinge bruscamente le loro attenzioni, restano paralizzati in strane convulsioni, alimentando i suoi sensi di colpa. Il prezzo della libertà è una solitudine sterminata, addolcita dal fatto che, componendo un numero di telefono, può vedere esaudito ogni desiderio: cibi speciali, cene su terrazze panoramiche, giornate alle terme, Rolls Royce fiammanti. Quando si imbatte in qualche complicazione è immediatamente soccorsa da Zosia (Karolina Wydra), volto seducente della mente collettiva, o da un drone, tempestivo nel recapitarle a domicilio la più bizzarra delle richieste. A Carol è anche consentito di interagire con gli altri umani esenti dal contagio. Che però non condividono il suo progetto di ribellione alla felicità coatta: tocca a noi riparare il mondo. «Perché? La situazione sembra ideale, non ci sono guerre, viviamo tranquilli», ribatte un viveur che sfrutta ogni lusso e privilegio concesso dalla mente collettiva.
L’idea di questa serie risale a circa otto o nove anni fa, ha raccontato Gilligan in un’intervista. «In quel periodo io e Peter Gould (il suo principale collaboratore, ndr.) avevamo iniziato a lavorare a Better Call Saul e ci divertivamo parecchio. Durante le pause pranzo avevo l’abitudine di vagare nei dintorni dell’ufficio immaginando un personaggio maschile con cui tutti erano gentili. Tutti lo amavano e non importa quanto lui potesse essere scortese, tutti continuavano a trattarlo bene». Poi, nella ricerca del perché di questa inspiegabile gentilezza, la storia si è arricchita e al posto di un protagonista maschile si è imposta la figura della scrittrice interpretata da Reha Seehorn, già nel cast di Better Call Saul. Su di lei, a lungo sola in scena, si regge lo sviluppo del racconto. A un certo punto, provata dalla solitudine, ma senza voler smettere d’indagare anche perché incoraggiata dalle prime inquietanti scoperte, Carol cambia strategia, smorzando la sua ostilità…
Il titolo della serie deriva da «E pluribus unum», cioè «da molti, uno», antico motto degli Stati Uniti, proposto il 4 luglio 1776 per simboleggiare l’unione delle prime 13 colonie in una sola nazione. Gilligan ha trasferito la suggestione di quel motto a una dimensione esistenziale e filosofica, inscenando una sorta di apocalisse dolce per riflettere sulla problematica convivenza tra singolo e collettività. Per questo, in origine, Plur1bus era scritto con l’1 al posto della «i».
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Emmanuel Macron (Ansa)
La sola istanza che ha una parvenza di rappresentanza è il Palamento europeo. Così il Mercosur, il mega accordo commerciale con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, più annessi, che deve creare un’area di libero scambio da 700 milioni di persone che Ursula von der Leyen vuole a ogni costo per evitare che Javier Milei faccia totalmente rotta su Donald Trump, che il Brasile si leghi con la Cina e che l’Europa dimostri la sua totale ininfluenza, rischia di crollare e di portarsi dietro, novello Sansone, i filistei dell’eurocrazia.
Il Mercosur ieri ha fatto due passi indietro. Il Parlamento europeo con ampia maggioranza (431 voti a favore Pd in prima fila, 161 contrari e 70 astensioni, Ecr-Fratelli d’Italia fra questi, i lepenisti e la Lega hanno votato contro) ha messo la Commissione con le spalle al muro. Il Mercosur è accettabile solo se ci sono controlli stringenti sui requisiti ambientali, di benessere animale, di salubrità, di rispetto etico e di sicurezza alimentare dei prodotti importati (è la clausola di reciprocità), se c’è una clausola di salvaguardia sulle importazioni di prodotti sensibili tra cui pollame o carne bovina. Se l’import aumenta del 5% su una media triennale si torna ai dazi. Le indagini devono essere fatte al massimo in tre mesi e la sospensione delle agevolazioni deve essere immediata. Tutti argomenti che la Von der Leyen mai ha inserito nell’accordo. Ma sono comunque sotto il minimo sindacale richiesto da Polonia, Ungheria e Romania che sono contrarie da sempre e richiesto ora dalla Francia che ha detto: «Così com’è l’accordo non è accattabile».
Sono le stesse perplessità dell’Italia. Oggi la Commissione dovrebbe incontrare il Consiglio europeo per avviare la trattativa e andare, come vuole Von der Leyen, alla firma definitiva prima della fine dell’anno. La baronessa aveva già prenotato il volo per Rio per domani, ma l’hanno bloccata all’imbarco! Perché Parigi chiede la sospensione della trattativa. La ragione è che gli agricoltori francesi stanno bloccando il Paese: ieri le quattro principali autostrade sono state tenute in ostaggio da trattori che sono tornati a scaricare il letame sulle prefetture. Il primo ministro Sébastien Lecornu ha tenuto un vertice sul Mercosur incassando un no deciso da Jean-Luc Mélenchon, da Marine Le Pen ma anche dai repubblicani di Bruno Retailleau che è anche ministro dell’interno.
Domani, peraltro, a Bruxelles sono attesi almeno diecimila agricoltori- la Coldiretti è la prima a sostenere questa manifestazione - che con un migliaio di trattori assedieranno Bruxelles. L’Italia riflette, ma è invitata a fare minoranza di blocco dalla Polonia; la Francia vuole una mano per il rinvio. Certo che il Mercosur divide: la Coldiretti ha rimproverato il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino che invece vuole l’accordo (anche l’Unione italiana vini spinge) di tradire la causa italiana. Chi invece vuole il Mercosur a ogni costo sono la Germania che deve vendere le auto che non smercia più (grazie al Green deal), la Danimarca che ha la presidenza di turno e vuole lucrare sull’import, l’Olanda che difende i suoi interessi commerciali e finanziari.
C’è un’evidente frattura tra l’Europa che fa agricoltura e quella che vuole usare l’agricoltura come merce di scambio. Le prossime ore potrebbero essere decisive non solo per l’accordo - comunque deve passare per la ratifica finale dall’Eurocamera - ma per i destini dell’Ue.
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Ursula von der Leyen (Ansa)
Questo allentamento delle norme consente che nuove auto con motore a combustione interna possano ancora essere immatricolate nell’Ue anche dopo il 2035. Non sono previste date successive in cui si arrivi al 100% di riduzione delle emissioni. Il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha naturalmente magnificato il ripensamento della Commissione, affermando che «mentre la tecnologia trasforma rapidamente la mobilità e la geopolitica rimodella la competizione globale, l’Europa rimane in prima linea nella transizione globale verso un’economia pulita». Ursula 2025 sconfessa Ursula 2022, ma sono dettagli. A questo si aggiunge la dichiarazione del vicepresidente esecutivo Stéphane Séjourné, che ha definito il pacchetto «un’ancora di salvezza per l’industria automobilistica europea». Peccato che, in conferenza stampa, a nessuno sia venuto in mente di chiedere a Séjourné perché si sia arrivati alla necessità di un’ancora di salvezza per l’industria automobilistica europea. Ma sono altri dettagli.
L’autorizzazione a proseguire con i motori a combustione (inclusi ibridi plug-in, mild hybrid e veicoli con autonomia estesa) è subordinata a condizioni stringenti, perché le emissioni di CO2 residue, quel 10%, dovranno essere compensate. I meccanismi di compensazione sono due: 1) utilizzo di e-fuel e biocarburanti fino a un massimo del 3%; 2) acciaio verde fino al 7% delle emissioni. Il commissario Wopke Hoekstra ha spiegato infatti che la flessibilità è concessa a patto che sia «compensata con acciaio a basse emissioni di carbonio e l’uso di combustibili sostenibili per abbattere le emissioni».
Mentre Bruxelles celebra questa minima flessibilità come una vittoria per l’industria, il mondo reale offre un quadro ben più drammatico. Ieri Volkswagen ha ufficialmente chiuso la sua prima fabbrica tedesca, la Gläserne Manufaktur di Dresda, che produceva esclusivamente veicoli elettrici (prima la e-Golf e poi la ID.3). Le ragioni? Il rallentamento delle vendite di auto elettriche. La fabbrica sarà riconvertita in un centro di innovazione, lasciando 230 dipendenti in attesa di ricollocamento. Dall’altra parte dell’Atlantico, la Ford Motor Co. ha annunciato che registrerà una svalutazione di 19,5 miliardi di dollari legata al suo business dei veicoli elettrici. L’azienda ha perso 13 miliardi nel suo settore Ev dal 2023, perdendo circa 50.000 dollari per ogni veicolo elettrico venduto l’anno scorso. Ford sta ora virando verso ibridi e veicoli a benzina, eliminando il pick-up elettrico F-150 Lightning.
La crisi dell’auto europea non si risolve certo con questa trovata dell’ultima ora. Nonostante gli sforzi e i supercrediti di CO2 per le piccole auto elettriche made in Eu, la domanda di veicoli elettrici è debole. Questa nuova apertura, ottenuta a fatica, non sarà sufficiente a salvare il settore automobilistico europeo di fronte alla concorrenza cinese e al disinteresse dei consumatori. Sarebbe stata più opportuna un’eliminazione radicale e definitiva dell’obbligo di zero emissioni per il 2035, abbracciando una vera neutralità tecnologica (che includa ad esempio i motori a combustione ad alta efficienza di cui parlava anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz). «La Commissione oggi fa un passo avanti verso la razionalità, verso il mercato, verso i consumatori ma servirà tanto altro per salvare il settore. Soprattutto servirà una Commissione che non chiuda gli occhi davanti all’evidenza», ha affermato l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi, anche presidente dell’Automotive Regions Alliance. La principale federazione automobilistica tedesca, la Vda, ha detto invece che la nuova linea di Bruxelles ha il merito di riconoscere «l’apertura tecnologica», ma è «piena di così tanti ostacoli che rischia di essere inefficace nella pratica». Resta il problema della leggerezza con cui a Bruxelles si passa dalla definizione di regole assurde e impraticabili al loro annacquamento, dopo che danni enormi sono stati fatti all’industria e all’economia. Peraltro, la correzione di rotta non è affatto un liberi tutti. La riduzione del 100% delle emissioni andrà comunque perseguita al 90% con le auto elettriche. «Abbiamo valutato che questa riduzione del 10% degli obiettivi di CO2, dal 100% al 90%, consentirà flessibilità al mercato e che circa il 30-35% delle auto al 2035 saranno non elettriche, ma con tecnologie diverse, come motori a combustione interna, ibridi plug-in o con range extender» ha detto il commissario europeo ai Trasporti Apostolos Tzizikostas in conferenza stampa. Può darsi che sarà così, ma il commissario greco si è dimenticato di dire che quasi certamente si tratterà di auto cinesi.
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(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare di Fratelli d'Italia durante un'intervista a margine dell’evento «Con coraggio e libertà», dedicato alla figura del giornalista e reporter di guerra Almerigo Grilz.