2024-06-25
Céline Dion racconta la sua malattia in un documentario su Amazon Prime Video
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«Io sono: Céline Dion» (Amazon Prime Video)
Io sono: Céline Dion è un documentario, disponibile per lo streaming su Amazon Prime Video a partire da martedì 25 giugno, realizzato insieme alla candidata all’Oscar Irene Taylor, per raccontare una storia che la cantante per anni ha cercato di tenere nascosta.Céline Dion è vestita di bianco, ha gli occhi pieni di lacrime. In piedi, su uno di quei palchi che oggi le sono preclusi, ringrazia con voce rotta. «Grazie», dice, «Grazie a tutti voi dal profondo del mio cuore. Grazie per avermi accompagnato e per accompagnati tutt’oggi. Questa è la mia lettera d’amore per ognuno di voi». Ma, la «lettera» non ha inchiostro né parole. Solo, immagini. La «lettera», come la chiama la cantante, è un documentario, che Amazon Prime Video renderà disponibile per lo streaming a partire da martedì 25 giugno. Io sono: Céline Dion è stato realizzato insieme alla candidata all’Oscar Irene Taylor, per raccontare una storia che la cantante per anni ha cercato di tenere nascosta. Céline Dion, che nell’anno globale della pandemia ha visto iniziare il proprio calvario, ha parlato il minimo sindacale della propria malattia. Non sapeva, non poteva sapere. La Sindrome della Persona Rigida, malattia autoimmune senza cura né origine certa, ha cominciato a manifestarsi anni fa. Ma la diagnosi, quella certa e rara, è arrivata solo nel 2022, un anno prima che la cantante rinunciasse formalmente alle esibizioni.La Sindrome della Persona Rigida è una malattia neurodegenerativa, poco conosciuta e poco diffusa. Causa dolore, spasmi. Causa un progressivo e inarrestabile irrigidimento dei muscoli, delle corde vocali persino. Non c’è terapia farmacologica che possa contrastarla, solo qualche farmaco che possa aiutare i pazienti a tenerla a bada. Céline Dion, questi farmaci, li ha presi. Poi, però, ha scelto di interromperli. «Dopo aver cancellato molti spettacoli, mi sono ritrovata a mentire, a prendere farmaci molto pericolosi. Questi farmaci, all’inizio, mi hanno aiutata. Ma, molto rapidamente, mi hanno costretta ad aumentare le dosi. Quando assumiamo livelli pericolosi di farmaci, quando scopriamo che, nonostante i livelli, questi farmaci non funzionano più, abbiamo due sole scelte: andare avanti o smettere di respirare e farla finita», ha spiegato in un’intervista recente la cantante, raccontando di aver voluto documentare la sua lotta quotidiana in un documentario. «Questi ultimi due anni sono stati una vera sfida per me, il viaggio dalla scoperta della mia condizione all'imparare a conviverci e gestirla, ma senza lasciare che mi definisca. Mentre la strada per riprendere la mia carriera da artista continua, mi sono resa conto di quanto mi è mancato poter vedere i miei fan. Durante questa assenza, ho deciso di voler documentare questa parte della mia vita, per cercare di aumentare la consapevolezza su questa condizione poco conosciuta e per aiutare altri che condividono questa diagnosi», ha scritto sui social di suo pugno, cercando di individuare la genesi del documentario nella volontà di esternalizzare non solo l’esperienza di vita, ma il colpo di reni che ne è seguito. La determinazione. La caparbietà.Io sono: Céline Dion non è stato concepito unicamente come prodotto atto a raccontare, tutto d’un fiato, quel che l’artista ha reso noto a spizzichi e bocconi, con una narrazione dilazionata nel tempo e nello spazio. È stato concepito, anche e soprattutto, come manifesto programmatico: un grido della volontà, la promessa di contrastare il male della vita, la tristezza e la sofferenza, con gli strumenti della ragione. Céline Dion, in questo documentario, con questo documentario, si è detta pronta a tornare. Senza sapere come. Senza sapere quando. Ma sapendo che ogni sforzo, ogni azione, di qui in avanti, avranno un solo e comune obiettivo: il palcoscenico, la vita così come dovrebbe essere vissuta.
(Ansa)
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