2019-11-16
Un altro schiaffo: la Francia libera il black bloc
Vincenzo Vecchi era stato arrestato in Bretagna lo scorso agosto. Era l'ultimo devastatore del G8 di Genova rimasto in circolazione, latitante per 8 anni. L'Italia ne aveva chiesto l'estradizione, ma i giudici d'Appello francesi lo hanno scarcerato per un vizio di forma.«Fra i nostri Paesi c'è cuore, amicizia, amore e una storia da fare insieme». Chiacchiere e distintivo. Tutto ciò quando fa comodo a Emmanuel Macron, che quella sera intervistato da Fabio Fazio indossò la maschera del francese che spalma il burro sulla baguette. Nessuna amicizia e nessuna sintonia ha mostrato ieri l'algido presidente quando la Corte d'Appello di Rennes ha deciso la scarcerazione immediata di Vincenzo Vecchi, latitante milanese da sette anni, condannato a 11 anni e mezzo di carcere in via definitiva a Genova per devastazione, saccheggio, rapina e porto d'armi nel luglio 2001 durante il tristemente noto G8. Per lui l'Italia aveva invano chiesto l'estradizione. Era l'ultimo dei black bloc.Invece di scontare la pena in una prigione italiana come lascerebbero presumere l'accordo bilaterale sull'estradizione e i trattati europei di reciprocità investigativa, oggi Vecchi è un uomo libero con la patente per esserlo, rilasciato da un tribunale francese per un vizio di forma: il mandato d'arresto europeo è stato ritenuto irregolare. Una decisione che ha mandato a monte un lungo lavoro di intelligence fra l'Italia e la Bretagna, dove Vecchi (46 anni, esponente dell'autonomia anarchica milanese) era rifugiato dopo la condanna definitiva italiana e dove si era riciclato come imbianchino con il nome falso di Vincent Papale. Coordinati dalla Digos di Milano, gli investigatori erano risaliti a lui seguendo le mosse dell'ex convivente e della figlia minore, che con lui avevano trascorso un periodo di vacanza in Alta Savoia. L'arresto era avvenuto l'8 agosto scorso in una comune di Saint Gravé dans le Morbhian e da quel giorno l'Italia chiede che il condannato le venga restituito per scontare la pena.La Francia ha fatto muro fin da subito, per nulla condizionata dalle gesta criminali di Vecchi, che secondo le sentenze dei tribunali nei due giorni della devastazione di Genova fu uno dei protagonisti degli assalti, distruggendo e dando fuoco a beni altrui in zona Brignole. Era vestito di nero e a volto coperto, un black bloc di quelli che incendiarono automobili, distrussero banche, supermercati e assaltarono il carcere di Marassi. Non un semplice manovale del teppismo organizzato, ma un promotore. «Spingeva gli altri ad agire, lanciava bottiglie, sassi e molotov». Nel 2006 aveva ripetuto lo show a Milano in corso Buenos Aires e si era guadagnato una seconda condanna a quattro anni. Tutto evaporato, per ora, nel tramonto di Rennes.Ad attendere con trepidazione la sentenza, oltre al Vecchi medesimo e ai suoi due avvocati, c'era una claque molto chiassosa in Francia, quella degli intellós di estrema sinistra che nei tre mesi dall'arresto al verdetto sono scesi in campo per difendere il teppista incappucciato così come avevano fatto 20 anni fa per Cesare Battisti, il terrorista italiano scambiato da una casta con gli occhiali sbagliati per uno scrittore «perseguitato dalla giustizia fascista italiana». Sappiamo com'è andata a finire, conosciamo il loro silenzio e notiamo che soltanto Daniel Pennac ha abbozzato flebili scuse. Vecchi è molto meno importante, ma anche in questo caso si sono mossi con il riflesso condizionato del colore politico intellettuali impegnati (engagés) come il filosofo della gauche caviar Didier Eribon, la scrittrice orgogliosamente femminista Annie Ernaux, l'enfant prodige della narrazione delle periferie Édouard Louis, il giallista Pierre Lemaitre, il regista e sceneggiatore Eric Vuillard. La loro pressione è stata certamente più efficace di quella degli anarchici milanesi, che dopo l'arresto in Bretagna hanno concretizzato la loro rabbia imbrattando il quartiere di Sant'Ambrogio, vicino a San Vittore, nel più totale silenzio mediatico.Vuillard ha costituito un comitato di solidarietà per il casseur italiano e oggi sembra felice come Zinedine Zidane dopo la finale del mondiale di Francia 1998. «È una vittoria della libertà, andiamo al carcere ad aspettare Vecchi che esce. C'è stata una mobilitazione importante e questo fatto ha avuto un ruolo nella decisione». Dopo avere praticamente detto che il giudice non era sereno, entra nel merito della questione. «La decisione dimostra la fragilità della procedura legata ai mandati di arresto europei. La battaglia continua, questi mandati vanno soppressi, non si possono scambiare persone come fossero merci. Se si vuole una giustizia europea serve un codice penale europeo». Il problema è che c'è merce e merce. Monsieur Macron considera merce secondaria i migranti che rimanda a Bardonecchia con blitz che non gli fanno onore, ma ritiene merce preziosa il black bloc protetto dalla procedura per fare contenti gli intellós. Sarebbe interessante sapere se i gilet jaunes accusati di devastazione, incendio, saccheggio e rapina subiscono lo stesso lussuoso trattamento di Vecchi, in arte Papale, che da oggi potrà andare a ingrossare le fila degli pseudo rivoluzionari italiani in Francia. Lui insignificante manovale del pensiero dall'accendino facile accanto a storici totem del modernariato rosso come Oreste Scalzone, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Marina Petrella. È la rivincita dello sfasciacarrozze mascherato, che secondo gli avvocati difensori avrebbe già scontato (non è dato sapere dove e come) la parte della pena inflitta per le imprese a Milano. Intervistata da Le Figaro, la legale del black bloc, Catherine Glon, ha commentato: «Siamo felici che la giustizia francese si sia dimostrata indipendente rispetto alle autorità italiane». Molto meno rispetto all'eterno conformismo politico dell'annoiata Rive gauche.