2025-03-20
È inutile sminuire la svolta. Il piano è isolare Xi e Iran e sta funzionando alla grande
Le tradizionali bambole russe in legno Matrioska, raffiguranti Vladimir Putin, Donald Trump e Xi Jinping (Ansa)
In Europa si cerca di ridimensionare l’intesa tra Trump e Putin. Eppure Washington sta ottenendo ciò che voleva: staccare Mosca da Pechino e ridisegnare il Medio Oriente.È quasi comprensibile che i leader politici dell’Ue vogliano sminuire l’importanza storica della telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin. La tregua di 30 giorni che ne è scaturita sancisce la scarsa rilevanza di Bruxelles in termini di forza militare e peso geopolitico.Definirla addirittura una débâcle della Casa Bianca sa più di fake news e comunque non aiuta in alcun modo i Paesi membri dell’Unione a capire la rivoluzione in atto: lo spostamento dell’asse geopolitico verso quei luoghi ormai pieni di ricchezza e che in molti dentro i confini dell’Ue continuano (erroneamente) a chiamare Paesi emergenti. Innanzitutto, non era pensabile che il Cremlino - vincitore sul terreno - accettasse subito una pace senza negoziare benefici. Non è pensabile che ci sia una resa. E quindi le vere trattative iniziano oggi. In ballo ci sono materie prime, la ricostruzione dell’Ucraina con tutto il business che ne deriva. Così come non possiamo accettare di berci le analisi di coloro che si aspettavano che gli Usa fossero arbitri terzi. Trump mira agli interessi dell’America, e questo è un fatto non solo assodato ma dichiarato. E dunque, l’avvio della tregua segna anche l’avvio di una marcia Usa che punta a due obiettivi primari.Il primo riguarda la Cina. Se andiamo a rileggere la nota diffusa dalla Casa bianca al termine della telefonata tra i due capi di Stato, notiamo che il percorso di riavvicinamento punta senza ombra di dubbio a staccare gli interessi economici della Russia da quelli di Pechino. L’obiettivo di Trump è creare una cortina di ferro attorno all’operato di Xi Jinping. La nuova amministrazione vuole riprendere il controllo dei commerci posizionando aziende a stelle strisce nei principali porti del globo. La minaccia di invadere Panama era semplicemente il segnale della ripresa del controllo del Canale. La guerra scatenata dal Ruanda tramite i ribelli delle milizie M23 che hanno invaso il Sud Kivu è la classica guerra portata avanti con proxy locali. Le violenze in quelle terre già rosse per natura hanno però portato in un solo mese a una svolta importante. Il governo di Kinshasa che stava per firmare un accordo ventennale di cessione mineraria a Pechino ha fatto marcia indietro. Per non assistere allo smembramento di una zona periferica che ha una lunga storia di ribellione (basti pensare alle vicende del Katanga), ha firmato in silenzio un accordo con gli Usa e sospeso le trattative con i cinesi. Lo stesso discorso - con metodi culturali e militari diversi - avverrà in Groenlandia. La dottrina Monroe (che si evolve con il metodo Trump), come è stato scritto infinite volte, punta al controllo dei traffici marittimi dell’Artico. Anche in questa zona del globo, il nemico americano si chiama Cina. Ma qui, a differenza del Congo, agli Usa serve il supporto dei russi che occupano l’altra sponda dell’Artico. Ci sarà sicuramente una spartizione. E Putin dovrà accettare lo schema e il conseguente allontanamento delle navi commerciali e d’esplorazione cinesi. È facile immaginare che domenica, quando a Gedda inizierà la trattativa sull’Ucraina, gli emissari di Trump avranno una bilancia. Su un piatto metteranno la Crimea e il Donbass e sull’altro metteranno la richiesta di collaborazione russa in altri scacchieri globali. Questo è l’obiettivo Usa, e sminuirlo non aiuta certo l’Europa a ritornare centrale. Cinismo, si dirà. Da quando le guerre si fanno per ideali e princìpi? L’uso degli eserciti serve a conquistare ricchezza per tenersela o barattarla con altri benefici. E lo scacchiere in ballo è molto più ampio. L’altra area del globo interessata è il Medio Oriente. E qui entra in ballo il secondo obiettivo alla base della telefonata tra Trump e Putin. Riguarda sempre il ridimensionamento della Cina nell’area che va dall’Iran al Mediterraneo, da portare avanti con il progetto di potenziamento dei Paesi sunniti a totale scapito di quelli sciiti. La Casa Bianca, come abbiamo avuto già modo di accennare, mira a rendere l’Arabia Saudita la potenza dell’islam con un affaccio preferenziale sul Mare Nostrum. L’idea - irrisa - di trasformare Gaza in una Las Vegas a base di hummus nasconde in realtà la volontà di lasciare in mano a Mohammed bin Salman il futuro dei palestinesi, e al tempo stesso creare un cuscinetto per Israele. Secondo il motto che i nemici dei tuoi nemici sono miei amici, si vuole ridisegnare la politica della Siria, del Libano e persino dell’Egitto. Isolare l’Iran e sganciarlo dalla Cina. Anche qui gli Usa hanno bisogno della collaborazione della Russia. D’altronde Mosca dialoga ora con i sauditi, con Israele (dove due milioni di residenti hanno passaporto russo) e, se stacca la spina all’Iran, il progetto va in porto. Cosa chiederà Putin in cambio? Torniamo alle trattative sull’Ucraina. Certo vorrà dei riconoscimenti. Non sappiamo invece che cosa domanderà a livello militare per garantirsi una presenza nel Mediterraneo. Un fatto storico per Mosca e una posizione imprescindibile per non essere superata dalla Turchia, che ha già le sue grane interne (soprattutto dopo l’arresto del sindaco di Istanbul). Una diatriba che risale alla fine del 1600: quando Pietro il Grande decise di farsi una grande flotta, voleva proteggersi dalla Svezia e appunto da Istanbul. Ad aiutare lo zar furono gli eredi dei veneziani. Mezzi pirati che vivevano nelle bocche di Cattaro, mangiavano il risotto ma usavano il cirillico. La storia si ripete e non va mai ignorata. Dunque, Mosca chiederà di mantenere le basi in Siria e forse avere un pied-à-terre in Libia. Tutte scelte che di nuovo impatteranno sul futuro dell’Europa e pure dell’Italia. Prima di denigrare la telefonata tra i due leader sarebbe opportuno prendere coscienza che il resto del mondo non deve nulla all’Europa. Che se vogliamo mantenere una posizione di rilievo dovremmo riguadagnarcela, e almeno cominciare a capire quale debba essere il nostro posto al sole. Per rivendicarlo con una comunicazione chiara e netta a Trump. Insistere a Est per l’Europa significherà farsi invadere a Sud senza benefici.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.