2023-12-04
«Abbiamo salvato il vino. Ora testa alla legge natura e alla direttiva emissioni»
Ettore Prandini (Imagoeconomica)
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «Il mancato accordo sui fitofarmaci all’Europarlamento ha evitato la perdita del 30% dei nostri raccolti. La Commissione colga il segnale».Il dimezzamento dell’uso dei pesticidi è stato bloccato. L’agricoltura italiana ha corso un bel rischio. «Il mancato accordo dell’Europarlamento sulla proposta di uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) salva le produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro. Era una proposta irrealistica che avrebbe favorito le importazioni da Paesi terzi con limiti meno restrittivi di quelli dell’Unione europea». Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, fa qui il punto su quello che avrebbe significato l’approvazione di alcune misure dell’agenda green europea. Cosa avrebbe voluto dire per il nostro Paese il dimezzamento dei fitofarmaci in agricoltura?«Il rischio maggiore sarebbe una drastica riduzione della produzione (alcuni studi indipendenti, non solo europei ma anche americani, parlano di una possibile diminuzione fino al 30% dei raccolti) a fronte di investimenti in innovazione e digitalizzazione che in Italia hanno portato già ad un crollo del 20% dell’utilizzo di fitofarmaci negli ultimi 15 anni, e della crescita del settore biologico che, nello stesso periodo, ha raddoppiato le superfici. In Italia un ettaro su cinque è coltivato con metodo biologico».Rischi per il consumatore?«Con la riduzione della produzione interna ci sarebbe un aumento delle importazioni di prodotti da Paesi terzi dove gli standard ambientali, ma anche sanitari e sociali, sono sicuramente inferiori a quelli italiani. Non dimentichiamo che i cibi e le bevande stranieri sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy. Nel 2023 il numero di prodotti agroalimentari provenienti dall’estero con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge è stato pari al 6,4% del totale, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati dell’ultimo Rapporto pubblicato da Efsa». Quali partite restano ancora aperte per la follia green?«Ci si sta avvicinando a fine legislatura ma già in questi giorni si stanno concludendo due negoziati che, se confermati da Consiglio e Parlamento, potrebbero penalizzare molto il settore agricolo italiano: la direttiva sulle emissioni industriali e la legge sul ripristino della natura. Anche il dossier imballaggi non può dirsi concluso: l’ottimo risultato ottenuto in Parlamento deve essere ora confermato dal Consiglio. La vera sfida è di superare un approccio ideologico senza basi scientifiche che, in nome di un ambientalismo a tutti i costi, rischia di portare un effetto opposto a quello perseguito e cioè all’abbandono dei terreni aggravando così il dissesto idrogeologico che ha comportato danni in Italia e in tutti i paesi della Ue».Ci sono Paesi extra Ue che approfittano delle regole stringenti imposte dal Green Deal?«Sicuramente i Paesi terzi principali importatori all’interno dell’Ue potrebbero trarre vantaggio da una riduzione della produzione a livello europeo, in particolare in settori quali la produzione animale o il vinicolo e ortofrutticolo che, a detta della Commissione, non sono strategici per l’Unione (in particolare vino e pomodoro). Una vera assurdità se si pensa che il pomodoro è l’ortaggio più consumato in Europa, tal quale e come derivati, dalla passata ai sughi, e l’uva, sia da tavola che trasformata in vino, è una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale. Le norme sempre più rigide potrebbero portare a una delocalizzazione della produzione in Paesi dove le regole sono meno impattanti e dove i costi di manodopera e di produzione sono inferiori». Quali sono i prossimi passaggi istituzionali?«Ci auguriamo che la Commissione colga il messaggio giunto dal Parlamento Ue e ritiri la proposta in vista della prossima legislatura dove avviare una riflessione molto più approfondita e basata su reali conoscenze scientifiche, studi di impatto e alternative concrete come investimenti forti sull’agricoltura di precisione, in linea con quanto da sempre sostenuto da Coldiretti a tutela dell’agroalimentare nazionale ed europeo».
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