2024-10-12
Il taglia e cuci per salvare la faccia a Kamala
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Confrontando anteprima e messa in onda dell’intervista di Cbs alla candidata, è emerso che un invadente montaggio ha reso meno inefficaci le traballanti risposte. Donald Trump incalza: «Si pubblichi l’integrale». Lo staff di Harris fa spallucce: «Chiedete all’emittente». Una bufera si è abbattuta sulla Cbs. È infatti emerso che l’emittente televisiva ha modificato l’intervista recentemente fatta a Kamala Harris. Durante il colloquio, a un certo punto, il giornalista Bill Whitaker ha chiesto alla vicepresidente se l’attuale Casa Bianca sia in grado di influenzare Benjamin Netanyahu. Il problema è che sono comparse due differenti versioni di questa replica: una trasmessa in anteprima domenica e l’altra andata in onda lunedì sera. Nella prima, la candidata dem si è lasciata andare a una risposta lunga e a tratti contorta. «L’aiuto che abbiamo dato a Israele ha permesso a Israele di difendersi da 200 missili balistici che erano stati concepiti solo per attaccare gli israeliani e il popolo di Israele. E quando pensiamo alla minaccia che Hamas, Hezbollah e l’Iran rappresentano, penso che sia senza dubbio un nostro imperativo fare il possibile per consentire a Israele di difendersi da questo tipo di attacchi», ha detto. «Ora il lavoro che svolgiamo diplomaticamente con la leadership di Israele è un continuo tentativo di chiarire i nostri principi, che includono la necessità di aiuti umanitari, la necessità che questa guerra finisca, la necessità di raggiungere un accordo che liberi gli ostaggi e porti a un cessate il fuoco», ha proseguito, per poi aggiungere: «Non smetteremo di esercitare pressioni su Israele e sulla regione, compresi i leader arabi». Incalzata dal giornalista (che ha sottolineato la scarsa disponibilità di Netanyahu ad «ascoltare» la Casa Bianca), la Harris ha controbattuto, facendo un giro di parole poco comprensibile: «Bene, Bill, il lavoro che abbiamo svolto ha portato a una serie di movimenti in quella regione da parte di Israele che sono stati in gran parte sollecitati da, o un risultato di, molte cose: tra cui le nostre richieste su ciò che deve accadere nella regione». Queste, come dicevamo, sono le due risposte presenti nella versione originale dell’intervista: quella trasmessa in anteprima. Poi però, durante la messa in onda ufficiale lunedì, queste stesse risposte sono cambiate. «Il lavoro che svolgiamo diplomaticamente con la leadership di Israele è un impegno continuo volto a chiarire i nostri principi», ha replicato la vicepresidente alla prima domanda. «Non smetteremo di perseguire ciò che è necessario affinché gli Usa abbiano chiaro dove si trovano riguardo alla necessità di porre fine a questa guerra», ha inoltre controbattuto, quando è stata incalzata da Whitaker. Insomma, la prima risposta è stata accorciata, la seconda è invece stata totalmente trasformata. Guarda caso, è dalla versione rielaborata dell’intervista che la Harris esce meglio, in quanto più concisa e comprensibile. Donald Trump è andato subito all’attacco. «Durante l’intervista di lunedì sera, il minestrone di parole è stato ingannevolmente modificato per rendere più breve la stupida risposta di Kamala», ha tuonato la portavoce del comitato elettorale del tycoon, Karoline Leavitt. Lo stesso Trump ha invocato la pubblicazione della trascrizione integrale dell’intervista. «La Cbs dovrebbe perdere la sua licenza e dovrebbe essere messa all’asta», ha anche detto. Parole, quelle del candidato repubblicano, che sono state criticate dalla presidente della Federal communications commission, Jessica Rosenworcel, la quale lo ha accusato di «minacciare la libertà di espressione». Tutto questo offre alcuni spunti di analisi e riflessione. Innanzitutto è un po’ paradossale che a parlare in difesa della libertà di espressione sia la Rosenworcel, che è stata messa a capo della Federal communications commission dall’amministrazione Biden-Harris: quella stessa amministrazione, cioè, che, secondo quanto rivelato da Mark Zuckerberg, ha effettuato pressioni sulle grandi piattaforme social per censurare contenuti sgraditi. In secondo luogo, nonostante qualcuno stia cercando di dire che la Cbs aveva il diritto di apportare quelle modifiche, la stessa Harris ha preso le distanze, non senza un certo imbarazzo, dall’emittente. Interpellato a tal proposito, il comitato della candidata dem ha replicato: «Non controlliamo le decisioni di produzione della Cbs e rimandiamo le domande alla Cbs». Un ulteriore aspetto da considerare riguarda l’impatto che questa vicenda può avere sul voto. Indipendentemente dalle modifiche apportate, la Harris non era andata bene durante l’intervista: spesso pressata da Whitaker, si era infatti trovata in difficoltà sia sui temi economici che sull’immigrazione clandestina. La diretta interessata ha inoltre l’urgente necessità di scrollarsi di dosso l’immagine di candidata preimpostata e fumosa, mentre molti elettori indecisi non apprezzano la sua tendenza a farsi intervistare quasi esclusivamente in contesti amichevoli e protetti. Ecco, questi elettori potrebbero non gradire il fatto che la Cbs abbia cercato di darle un aiutino, sfoltendo i suoi giri di parole ed espungendo le risposte contorte. Anche ammettendo che la Harris non si sia coordinata con l’emittente, quanto accaduto rischia comunque di danneggiarla, perché rafforza i dubbi che da sempre aleggiano sulla solidità della sua candidatura e della sua leadership. Dall’altra parte, questa vicenda è benzina nel serbatoio della campagna di Trump, che ha adesso buon gioco nel tornare a tacciare i grandi media di faziosità.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.