2019-06-25
Centemero: «Con il decreto Crescita creiamo anche in Italia un incubatore dedicato al fintech»
True
La finanza è da sempre un tema importante per le Pmi. Così come lo è l'intenzione di intercettare e riportare a casa le tante imprese italiane che sono andate a crescere all'estero perché in Italia non trovavano lo spazio adeguato. Questi due temi sono la base delle nuove norme sugli Eltif, i fondi europei di investimento a lungo termine e il sandbox, lo strumento che permetterà alle aziende fintech di crescere in Italia in un ambiente protetto. La Verità ha parlato con il capogruppo della Lega all'interno della commissione Finanze della Camera di queste due novità contenute nel decreto Crescita.Alla fine per gli Eltif si è proceduto a detassare il capital gain (come nel caso dei Pir) ma non è stata concessa la detrazione irpef al 30% per le persone fisiche. Come mai?«Non abbiamo trovato le coperture ma, essendo uno strumento molto utile, abbiamo comunque scelto di partire subito con la detassazione del capitale gain in via sperimentale per gli investimenti delle persone fisiche. Del resto chi sceglie questo tipo di investimenti, visto che spesso si tratta di cifre ingenti, anche solo la detassazione del capital gain può rappresentare un incentivo significativo. Inoltre, essendo fondi chiusi, è molto probabile che questi prodotti andranno a investire in maniera prevalente nell'economia reale. L'idea, comunque, è che da qui alla finanziaria si lavorerà per trovare le coperture dei prossimi anni per le persone giuridiche».Quindi non è un capitolo chiuso?«No, assolutamente. L'emendamento prevedeva entrambe le deduzioni, poi abbiamo scelto di partire con i vantaggi sul capital gain perché queste sono le coperture trovate fino ad ora».Avete fatto delle stime per la raccolta degli Eltif?«Equita ha fatto delle stime prevedendo che gli Eltif potrebbero raggiungere i 7-8 miliardi di masse gestite in 5-7 anni». Per gli Eltif ci dovremo attendere commissioni importanti come è avvenuto per i Pir? Ai tempi erano state molto criticate le commissioni che venivano applicata sui Pir. «Le lamentele erano giunte soprattutto dai consulenti finanziari. C'erano state difficoltà con i clienti perché veniva venduto un prodotto che avrebbe dovuto investire sulle Pmi che, però, in realtà non investiva sulle Pmi. Le commissioni, chiaramente, non dipendono dal legislatore». Quindi l'esecutivo non si muoverà per evitare che vengano praticate commissioni importanti?«A mio avviso, andrebbero avviate. Il dialogo con le case di gestione già c'è e questo primo passo sugli Eltif è proprio frutto di un dialogo con diverse realtà del mercato che si trovano su diversi segmenti di mercato. Il dialogo è aperto e costante. Ora dovremmo integrarlo per risolvere il tema delle commissioni». Per quanto intendete mantenere i vantaggi fiscali degli Eltif?«Tendenzialmente, l'idea è quella di trovare le coperture e offrire questi vantaggi a regime, non posso dire per sempre, ma per un lungo periodo. L'ideale sarebbe trovare le coperture per almeno cinque anni». Passiamo al sandbx per il mondo fintech. Non è la prima volta che viene proposto. Nel 2017 fu Barbanti del Pd a richiederlo e passò solo in parte. Quali novità ci sono ora?«Questa volta il testo della norma è stato molto condiviso, sia con le associazioni di categoria che con la Consob che ha fatto la sua parte. Se si va a vedere l'emendamento, infatti, si può vedere che hanno partecipato Consob, Ivass, Banca d'Italia. Su questo tema gioca un ruolo importante il fattore Brexit. Sono tante le start up italiane che beneficerebbero di questo strumento. Così, se il sistema ha attirato tante start up italiane nel Regno Unito, ora è giunto il momento che queste tornino da noi. Noi vogliamo dare la possibilità alle startup italiane di crescere in Italia e non all'estero. È un settore che può fare davvero da traino. Del resto, non siamo riusciti, se non in minima parte, a intercettare le aziende che stanno lasciando Londra. Molte sono andate in Germania, Francia e Irlanda».Che requisiti devono avere le aziende per entrare nel sandbox e come avviene la sperimentazione?«Per ora è stabilito solo che debbano essere aziende che appartengono al mondo fintech e che siano innovative. Per il resto saranno gli attori del sandbox e il decreto attuativo a definire i dettagli. Come norma primaria, non siamo ancora entrati così tanto nello specifico. Il mio staff al momento ci sta lavorando». Per quanto riguarda il comitato interministeriale avete già un'idea di chi vi prenderà parte?«Per il momento no. I nomi li dovranno fare le identità coinvolte. Credo che il ministro delle Finanze e il presidente del Consiglio delegheranno qualcuno. Savona, che è appassionato di questi temi, credo parteciperà direttamente come rappresentante Consob». Cosa risponde a chi critica che la sandbox non ha senso perché i prodotti fintech non vengono provati in un contesto reale ma in uno protetto?«La sandbox è un incubatore che può indicarci anche come strutturare la norma in futuro. Basta guardare i Paesi dove questo strumento è stato implementato e ha funzionato. L'Inghilterra o anche l'India, ad esempio. I test di mercato li fanno tutti e questo è un modo per invitare le aziende a crescere in Italia».
L'esercito polacco ispeziona il sito dopo che un drone russo ha danneggiato il tetto di un edificio residenziale a Wyryki, nella Polonia orientale (Ansa)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast dell'11 settembre con Flaminia Camilletti
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.