2025-05-17
«I gioielli? Tutto parte da un avo alchimista»
La titolare dello storico marchio milanese: «Il mio trisnonno aveva una passione per la sperimentazione, certe creazioni nascono con lui. Il nostro cavallo di battaglia restano i gemelli da polso: sempre in oro, anche su misura e pure per donne».Se l’inizio è stato tutto al maschile, oggi Villa Milano, storica gioielleria meneghina, parla al femminile. Alice e Francesca sono le proprietarie e poi mamma Valeria, Moira «con noi da oltre vent’anni», spiega Alice Villa, e Valentina.«Ti racconto la storia», incalza.Quando parte Villa?«L’anno prossimo saranno 150 anni, fondata nel 1876 dal mio trisnonno Benvenuto Villa, orafo, scultore e alchimista. La sua passione per l’arte orafa e la sperimentazione lo portarono a creare gioielli che sfidavano le convenzioni dell’epoca. Nel 1889, all’Esposizione Universale di Parigi, ricevette una medaglia d’oro per una scultura, una sorta di gioco di logica, scomponibile e difficile poi da rimontare, se non appunto utilizzando una grande logica, in argento modulare. E l’abbiamo collocata in negozio». Non facile, ai quei tempi, essere così innovativi.«Allora non tutto era a portata di tutti, in termini di conoscenza. Studiava le leghe, c’era ancora molto da scoprire. Nel corso degli anni il nostro lavoro si è sempre più evoluto, ovviamente come i tempi che sono passati».Dopo Benvenuto?«Ci furono Giuseppe e Adelio, padre e figlio, bisnonno e nonno, le due generazioni successive che passarono un po’ più dalla parte di oreficeria, quindi realizzavamo catene, bracciali, oggetti principalmente realizzati in oro e senza l’utilizzo di pietre. E poi con la generazione di mio nonno, quindi Adelio, che era la terza nella scala, si iniziò a fare la gioielleria vera e propria nel negozio di via Manzoni».E si arriva alla quarta generazione.«Esatto, mio padre Marco e mio zio Filippo che continuano ciò che aveva iniziato Adelio. Tutto ciò che veniva venduto era disegnato internamente, prima mio nonno, poi mio padre e mio zio e oggi noi. E arriviamo a oggi con appunto tutta questa storia alle spalle, un laboratorio molto attrezzato, come sempre, per la realizzazione sia della parte di oro che di incassatura. Un lavoro che vogliamo insegnare ai giovani tanto che abbiamo assunto due ragazzi che stanno imparando dai nostri orafi, artigiani di grandissime esperienze. Il nostro capo laboratorio lavora da noi da 34 anni e tramanda tutta la sua esperienza, tutto il suo sapere. Il nostro obiettivo è proprio quello di preservare queste conoscenze che sempre di più vanno a perdersi attraverso una nuova generazione di artigiani altamente specializzati che possano realizzare i nostri oggetti, spesso molto elaborate».Usate materiali all’avanguardia, è l’eredità del trisnonno alchimista?«Questo aspetto, oggi, ci contraddistingue molto. Da sempre, anche prima del mio avvento, abbiamo scelto di sperimentare molto e di produrre delle novità, per varie ragioni, anche per un desiderio di giocare e di esplorare e di essere dinamici anche nell’aspetto creativo. Parliamo di materiali non utilizzati in passato in gioielleria. Il titanio, metallo noto per la sua eccezionale resistenza, dal colore grigio caldo e affascinante. Gli anelli realizzati in questo materiale offrono un perfetto connubio tra leggerezza e durevolezza. Anche le proposte in carbonio, materiale solitamente impiegato in settori come l’aerospaziale e il navale, si distinguono per la loro incredibile resistenza e leggerezza, oltre che per il caratteristico colore nero: il contrasto tra lo scuro della montatura e i colori brillanti delle pietre centrali esalta ulteriormente la loro luminosità, creando un effetto visivo di grande impatto. Anche le proposte in acciaio damasco si distinguono per la loro superficie unica, caratterizzata da linee ondulate ottenute attraverso un complesso processo di lavorazione».Villa Milano è famosa nel mondo per i gemelli da polso, quando parte questa particolare produzione?«Partì grazie alla lungimiranza di mio padre e mio zio, di iniziare a realizzarli negli anni ’80-90. Li hanno introdotti con l’idea di creare un gioiello da uomo, loro entrambi uomini erano forse un po’ gelosi delle cose belle che per noi donne venivano create e li hanno trattati da subito come dei gioielli sotto ogni aspetto, sempre solo in oro, salvo scelte diverse per ragioni stilistiche, non argento per raggiungere un prezzo più basso, ma eventualmente solo per una resa diversa di alcuni dettagli del gemello».Li potete fornire anche su disegni che vi vengono proposti dai clienti?«Sì, spessissimo, direi a questo punto oggi il 40% della collezione nasce da richieste di clienti, che vengono da noi con un’idea, un concetto che realizziamo». Qual è stata la richiesta più particolare?«Meccanismi industriali in miniatura, rubinetti, valvole che si chiudono e si aprono anche in movimento, basandoci su disegni tecnici industriali, richiesti da vari imprenditori che volevano al polso un gioiello che fosse il marchio della loro fabbrica e del loro successo. Poi i grandi appassionati di auto, quindi gemelli con volanti, ruote. Un cliente ha voluto la riproduzione dell’elicottero che aveva comperato. Realizziamo anche molti animali».I gemelli li acquistano anche le donne?«Sì, noi li portiamo sempre. Sono un tocco di stile. I gemelli diventano anche un po’ un conversation piece, un’occasione per parlare, per fare amicizia».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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