2023-01-24
La Meloni dà la linea sulle intercettazioni. «Per modificarle lavoreremo con i pm»
Carlo Nordio e Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier: «Con Carlo Nordio rapporto ottimo». Il ministro: «Spero in un incontro al più presto». Ma intanto la riforma non decolla.Una stretta sulle intercettazioni ci sarà ma in accordo con la magistratura, almeno così garantisce Giorgia Meloni, che dall’Algeria tenta di spegnere l’incendio divampato tra alcune toghe e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Uno scontro che dalle parti della Lega si sarebbe voluto evitare. «Sulle intercettazioni», dice il presidente del Consiglio, «è necessario mettere mano alle cose che non funzionano. Sicuramente quello che non funziona è un certo utilizzo delle intercettazioni e questo lo sappiamo tutti. È un tema su cui bisogna mettere mano e per farlo non c’è bisogno di uno scontro tra politica e magistratura, credo anzi che si debba lavorare insieme per capire dove il meccanismo dello Stato di diritto non funziona e cercare le soluzioni più efficaci. Questo il ministro Nordio, la magistratura, gli operatori del settore lo sanno meglio di me», aggiunge la Meloni, «ho chiesto a tutti i ministri un cronoprogramma: sicuramente il tema della riforma della giustizia è fondamentale. Sui giornali mi trovo ogni giorno che ho un sacco di problemi con ministri che poi non ritrovo nel Consiglio dei ministri e questo in particolare con il ministro Nordio, mi sono battuta perché ci potesse essere lui a via Arenula, c’è un rapporto assolutamente ottimo. Ha la mia piena fiducia, il tema della giustizia è uno dei principali e credo che quello con Nordio sarà uno dei primissimi». Ieri Nordio, dopo aver auspicato che «un incontro con la Meloni avvenga il prima possibile, visti anche i suoi grandi impegni», ha chiarito, per l’ennesima volta, la sua posizione, a margine di un convegno al quale ha partecipato a Vicenza: sulle intercettazioni, spiega il ministro, «è impossibile evitare manifestazioni, opinioni diverse. Se poi qualcuno fa finta di non voler capire quello che ho detto, mi dispiace. L’ho ribadito l’altro giorno, celebrando solennemente la figura del beato Livatino, proprio in suo onore, che la lotta da parte dello Stato contro la mafia continuerà e sarà sempre più intensa e sempre più professionale». Del resto Nordio lo aveva scandito la scorsa settimana in Parlamento: «Nessuno vuole toccare le intercettazioni per reati di mafia e terrorismo e anche per reati satelliti di questi fenomeni perniciosi». Il problema sono gli altri reati: ci sarà una stretta, ad esempio, sull’utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste per corruzione? Non si sa: quello che si sa è che la sensazione è che a molti esponenti politici stia a cuore più che altro un giro di vite sulla pubblicazione delle intercettazioni sui giornali. «Presenteremo dei progetti a tempo opportuno», dice ancora Nordio, «ma sono certo che quando verranno illustrati, tutto questi dissensi saranno smussati».La cruda realtà, infatti, è che fino ad ora di scritto non c’è nulla, la riforma della giustizia è sostanzialmente ancora ai box, eppure la vecchia regola che dice che la smentita è una doppia conferma non è stata ancora assimilata dalle parti di Palazzo Chigi. Non solo: la linea garantista di Nordio, ben nota a tutti da decenni, combacia alla perfezione con quella di Forza Italia, che si ritrova così ad “adottare” un ministro che, al momento della formazione del governo, è stato nominato facendo un plateale sgarbo a Silvio Berlusconi, che come ricorderete aveva proposto per la poltrona di Via Arenula Maria Elisabetta Alberti Casellati. «C’è Nordio che è bravissimo, incontralo perché magari ti convinci che è la scelta giusta per la Giustizia», disse la Meloni a Berlusconi, e così fu: i due si incontrarono a Villa Grande e Silvio diede il suo ok alla nomina, dirottando la Casellati alle Riforme, anche perché in quelle ore i file audio “rubati” (altro che intercettazioni) delle sue parole nei confronti di Putin pronunciate in riunioni private ma spiattellate a siti e giornali avevano indebolito il suo potere di trattativa con la Meloni. Ironia della sorte, a Berlusconi è andata più che bene: se a aprire un fronte polemico con la magistratura fosse stata la Casellati, sarebbe successo il finimondo. Non a caso, il leader di Fi gongola: «Dopo molto tempo», sottolinea Berlusconi in un video pubblicato ieri sui social, «l’Italia ha un ministro della Giustizia di cultura liberale e garantista, una cultura profondamente affine alla nostra. Questa è una buona notizia per il Paese, per il governo, per tutti gli italiani, di tutte le parti politiche. Noi di Forza Italia sosterremo l’azione del ministro Nordio con assoluta convinzione. La giustizia italiana», aggiunge Berlusconi, «ha bisogno urgente di essere riformata, e il nostro ministro ha dimostrato di voler lavorare seriamente per questo obiettivo». «Il nostro ministro»: basta questa formula per spiegare come Forza Italia farà di tutto per sostenere una riforma radicale della Giustizia. Salta sul carro di Nordio anche il Terzo polo: «Le parole di Nordio», dice Mariastella Gelmini, vicesegretario di Azione, «sono condivise da tutti noi. Si può e si deve perseguire un utilizzo corretto delle intercettazioni senza abusarne. Non siamo per impedire o ridurre intercettazioni, ma deve essere fatto un utilizzo corretto».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)