2022-11-07
L’Inps di Tridico: reddito a tutti. Nomine e poltrone a Cgil e amici
Pasquale Tridico (Imagoeconomica)
Mentre 20 procure contabili esaminano l’operato dell’istituto nell’erogare gli assegni, il direttore blinda i 40 dirigenti e li impone al governo. Promozioni di fede grillina e sindacale. Retribuzioni da 240.000 euro.Vincenzo Caridi confermato. Il vice, Massimiliano D’Angelo, da dirigente di seconda fascia è diventato di prima.Lo speciale contiene due articoli.Mentre fuori dall’Inps esplodono le polemiche sui mancati controlli dell’ente previdenziale sull’erogazione del reddito di cittadinanza e si muove la Corte dei conti, dentro all’istituto il presidente Pasquale Tridico e il direttore generale Vincenzo Caridi occupano tutti i posti disponibili ai piani alti della fortezza di via Ciro il Grande, innalzando barricate umane contro (eventuali) nemici alle porte. Il consiglio di amministrazione, imperterrito, in piena crisi di governo, il 7 settembre, aveva varato la riorganizzazione dell’istituto e avviato le procedure per le nuove nomine e la riattribuzione di tutti gli incarichi della dirigenza dell’istituto.Il 25 ottobre il consigliere di amministrazione Rosario De Luca, marito del neo ministro Marina Elvira Calderone, si è dimesso «per lasciare spazio all’impegno di altri». Nel consiglio di amministrazione sono rimasti così, oltre a Tridico, di provata fede grillina, Marialuisa Gnecchi ex deputata Pd, la giuslavorista Patrizia Tullini dell’università di Bologna, vicina all’ex ministra 5 stelle Nunzia Catalfo e Roberto Lancellotti, di cui parleremo nel prosieguo dell’articolo.Pur perdendo pezzi, il Cda è andato avanti nella riorganizzazione varata a settembre. Il 3 novembre, mentre il nuovo governo aveva appena annunciato i nomi di viceministri e sottosegretari ed era ancora impegnato nella definizione delle loro deleghe, ha proceduto a nominare o confermare nel ruolo tutti i dirigenti di prima fascia in scadenza: 40 ambitissime poltrone, con retribuzioni che possono arrivare fino a 240.000 euro. Una scelta che, almeno per garbo istituzionale, poteva essere rinviata alla piena presa di possesso di uffici e dossier da parte del nuovo ministro Calderone. Ma evidentemente qualcuno ha avuto fretta di consolidare la squadra dei generali pronta a combattere a fianco di Tridico e Caridi le prossime annunciate sfide su temi caldi come reddito e pensioni, in cima all’agenda del nuovo governo. Per le sue scelte il Cda ha privilegiato, secondo le nostre fonti, manager politicamente vicini ai 5 stelle del presidente Tridico e al dg Caridi che, a sua volta, è stato promosso a febbraio, su proposta dello stesso Tridico e del Cda, con decreto dell’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando.Il sindacato di base Usb ha accolto l’approvazione degli incarichi come «segno che un accordo con il nuovo governo è stato raggiunto». Ma non sembra che sia andata così. A quanto risulta alla Verità, dall’Inps hanno solamente informato il ministero dell’urgenza di quel passaggio in Cda, essendoci scadenze da rispettare. Sette dirigenti sono stati confermati al loro vecchio posto, altri 25 incarichi sono stati oggetto di rotazione. Otto sono state le promozioni. Tre di queste sono considerate di dirigenti d’area Cgil. Eppure il sindacato di sinistra ha protestato per la «abnorme e ingiustificata sproporzione tra uomini e donne». E ha aggiunto: «Sette uomini e una sola donna è una vergogna!». La Cgil ha rimarcato che «il contingente di donne al vertice dell’istituto per la prima volta si riduce» e ha attaccato il Cda, composto da due signore e due colleghi, che «prima si dà delle regole e poi le tradisce immediatamente». È stato nominato a capo della neo costituita direzione centrale Supporto agli organi e internal auditing -che fa riferimento direttamente a Caridi - Giorgio Fiorino che in precedenza aveva condotto un audit sul possesso dei requisiti per l’assunzione in Inps dei dirigenti generali dell’istituto, a partire da Caridi, a cui qualcuno contestava buchi nel curriculum. Il controllo aveva concluso che il cv del dg fosse pienamente in regola.Tra i dirigenti promossi il nuovo direttore del Molise Francesco Ricci, già vicario del direttore regionale Lombardia Giovanni Di Monde di area Cgil. Dentro all’Inps c’è chi ricorda che la vicepresidente Gnecchi è stata anche segretario generale del pubblico impiego e poi segretario confederale della stessa Cgil.È stato messo al vertice della Direzione centrale studi e ricerche Gianfranco Santoro che non è un dirigente, ma è coordinatore generale di uno dei quattro ruoli professionali dell’ente, quello statistico attuariale (gli altri professionisti sono medici, avvocati e ingegneri). All’Usb si sono domandati se all’interno dell’istituto non vi fossero dirigenti all’altezza dell’incarico. Anche perché si tratta di un ulteriore stipendio da dirigente generale da pagare per l’Inps.Gli altri sei nuovi manager di prima fascia sono tutti direttori regionali, compresi quelli di Piemonte e Veneto. È uscita ridimensionata dalla tornata del 3 novembre l’ex dg Gabriella Di Michele, che a inizio anno ha dovuto fare posto a Caridi e che nei giorni scorsi è stata confinata a un incarico di studio. E così una dirigente con un pedigree da dg è stata scavalcata dal nuovo che avanza. Anche da chi è stato promosso dalla seconda alla prima fascia. Avanzamenti che, considerato l’accantonamento della Di Michele, per qualcuno potrebbero far innescare un possibile contenzioso. A brevissimo è prevista la nomina e la riattribuzione anche di tutti gli incarichi dirigenziali di seconda fascia. Come abbiamo svelato il 20 ottobre scorso, l’Inps, con le Camere appena insediate, ha avallato, non senza polemiche da parte degli organi di controllo interno, la nomina di un proprio consigliere di amministrazione, Lancellotti, a presidente della 3-i, la nuova società partecipata da Inps, Inail e Istat che si dovrebbe occupare di software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali e delle pubbliche amministrazioni centrali. Il sindacato Usb, dopo le ultime nomine, ha contestato lo smantellamento della Direzione centrale tecnologia, informatica e innovazione e il trasferimento di alcuni funzionari verso la 3-i.La nomina di Lancellotti ha suscitato critiche perché non era considerata tra le «nomine non procrastinabili» durante una crisi di governo. Ma, a quanto pare, il poltronificio Inps non conosce pause, anche nei periodi di interregno politico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/inps-tridico-poltrone-cgil-amici-2658607610.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="resta-dg-il-responsabile-del-sito-andato-in-crash-per-i-bonus-covid" data-post-id="2658607610" data-published-at="1667800119" data-use-pagination="False"> Resta dg il responsabile del sito andato in crash per i bonus Covid I lettori della Verità ricorderanno il disastro causato dall’Inps il 1° aprile 2020, quando furono resi accessibili i dati personali degli utenti per effetto del malfunzionamento informatico del sito istituzionale dell’ente previdenziale. Il contraccolpo mediatico e il danno all’immagine per l’Inps furono enormi. Il 14 novembre, negli uffici del Garante della privacy, si terrà un’udienza del procedimento sanzionatorio in corso da oltre due anni. Le violazioni contestate, se confermate, potrebbero essere punite con sanzioni amministrative pecuniarie fino a 20 milioni di euro. Nel frattempo, chi ha provocato e gestito il disastro informatico di quei giorni è rimasto al suo posto o ha perfino fatto carriera. Doveva essere il giorno in cui l’Inps rendeva possibile la presentazione sul suo portale internet delle domande per richiedere l’indennità Covid-19 di 600 euro nonché il bonus baby sitter. Ma per gli italiani alle prese con il lockdown la giornata consacrata agli scherzi del pesce d’aprile si trasformò in un incubo: il sito dell’Istituto andò in tilt e dati come codice fiscale, cognome, nome, data di nascita, luogo di nascita, indirizzo di residenza, telefono, cellulare, mail e pec, dati personali dei figli, dichiarazioni sullo stato di disabilità, furono resi visibili a migliaia di utenti. Secondo il Garante si potrebbe essere trattato di un vero e proprio «data breach» cioè una violazione di sicurezza che può comportare la distruzione, la perdita, la modifica o la divulgazione di dati personali a soggetti non autorizzati. Nell’immediatezza del data breach, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, per cercare di giustificare il disastro, dichiarò che l’Istituto era stato vittima di attacchi hacker, in corso fin dal mese di marzo. In realtà, nei giorni precedenti l’evento, il presidente aveva rilasciato dichiarazioni secondo cui vi sarebbe stato un click day, ingenerando l’equivoco che le domande avrebbero dovuto essere presentate in un unico giorno, e soltanto un certo numero di richieste avrebbe potuto essere accolto. A nulla servirono le smentite successive dello stesso governo per cercare di rimediare al pasticcio. Il tentativo di Tridico (supportato dal governo e dall’allora ministro del Lavoro Nunzia Catalfo) di addossare la colpa agli attacchi hacker sarebbe stato solo un maldestro tentativo di distogliere l’attenzione dal problema tecnico che con ogni probabilità aveva azzoppato il sito Inps.it, che probabilmente non aveva retto il carico di domande pervenute anche a causa dell’equivoco sul click day. Per la sola indennità da 600 euro si è parlato di 473.925 domande pervenute il 1° aprile e di 1.572.719 richieste registrate il giorno successivo. Va detto che questa mole enorme di richieste andate a buon fine, secondo una relazione del presidente Inps Tridico, sarebbe stata inviata dagli utenti nel pieno dell’attacco hacker. Ma per molti analisti di settore la violazione dei dati personali non era affatto dovuta ai pirati del Web, ma all’imperizia tecnica di chi gestiva il sito e in particolare a una configurazione errata del sistema e della cache dei server. Addirittura il collettivo di pirati informatici Anonymous twittò uno sfottò al nostro istituto previdenziale: «Caro Inps, vorremmo prenderci il merito di aver buttato giù il vostro sito, ma la verità è che siete così incapaci che avete fatto tutto da soli, togliendoci il divertimento». L’affaire diventò subito virale e si diffusero centinaia di meme ironici di presa in giro dell’Inps. Nel frattempo, l’allora capo della Direzione centrale tecnologia e informatica Vincenzo Caridi è stato promosso e nominato direttore generale dell’istituto con decreto dell’11 febbraio 2022 del ministro del Lavoro, su proposta dello stesso presidente e del Consiglio di amministrazione. Il suo vecchio vicario, Massimiliano D’Angelo, da dirigente di seconda fascia, è invece diventato di prima.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.