
Il patron del gruppo Ancorotti ha appena inaugurato il suo stabilimento per la produzione di fragranze: «Entro fine 2025 assumeremo altri 100 dipendenti. Esporteremo i nostri prodotti in tutto il mondo e punteremo ancora di più sulla skincare».Si estende su 5.000 metri quadri, è in grado di processare 220.000 litri di profumo alla volta, con una capacità produttiva di 50 milioni di pezzi l’anno. Questi i numeri della nuova fabbrica Ancorotti Perfumes, lo stabilimento del Gruppo Ancorotti in partnership con EuroItalia dedicato alla produzione di profumi per conto terzi. «È una fabbrica pronta a partire per un’avventura importante», ha sottolineato Renato Ancorotti, patron di Ancorotti Group. «Si trova negli ex locali della Olivetti che abbiamo ristrutturato completamente, tre capannoni che entro la fine del 2025 saranno il luogo di lavoro di un centinaio di persone che assumeremo». L’azienda di Crema, specializzata nella produzione di mascara e cosmetici colorati per il prossimo biennio ha avviato un ampliamento del portfolio in linea alle tendenze di crescita individuate dagli analisti nel settore delle cosmesi che vedono il segmento delle fragranze in crescita del 13%. Quando nasce la Ancorotti? «Nel 1984 ho fondato Gamma Croma, eravamo in tre in 200 mq. Dopo aver venduto quell’azienda ne ho fondata un’altra con mia figlia Enrica: nel 2009 prende vita la Ancorotti Cosmetics. All’inizio interamente dedicata alla produzione di mascara, oggi si sviluppa in una vasta gamma di makeup per i brand di tutto il mondo. Nel frattempo il 52% del mascara prodotto nel mondo in outsourcing è Ancorotti, un mascara su quattro esce da qua. Le formule sono tutte nostre, studiate nei nostri laboratori. Produciamo per i grossi marchi, solo conto terzi ma cerchiamo da sempre una parola che ci configuri meglio, che ci aiuti di più a spiegare quello che facciamo». Tradotto in cifre? «Abbiamo macchine che producono quattro tonnellate di mascara in una volta ogni giorno che significa 400.000 pezzi, 10 grammi in ogni confezione. Riempiamo 80 milioni di pezzi all’anno in più vendiamo alle aziende il prodotto che loro immetteranno sul mercato nelle loro confezioni. Oggi abbiamo una produzione a chilometro zero con stabilimenti che occupano un area di circa 50.000 metri quadrati». Fatturato? «Per quest’anno là Ancorotti Cosmetics chiuderà intorno ai 160 milioni rispetto ai 115 dell’anno scorso di cui 100 esportati, che significa esportare 100 milioni di Made in Italy, e quest’anno saranno 130. Prodotti sicuri, tenendo conto che vanno sulla pelle. 500 i dipendenti e con Ancorotti Perfumes arriveremo a 600. Riuscire a rendere un territorio più importante dove l’occupazione non è un problema, dove ci sono famiglie che possono guardare serenamente al futuro è uno degli scopi più importanti degli imprenditori». Su cosa puntate? «Nel 2025 ancora di più sulla skincare, segmento che stiamo espandendo soprattutto in America. La nostra produzione è in house e abbiamo già avviato dei progetti con aziende attive sul mercato, ma il nostro obiettivo è quello di dare al cliente prodotti che vadano oltre il make-up. Il mascara resta il core business dell’azienda con un peso di oltre il 70%. Ogni anno produciamo più di 150 milioni di mascara, pari al 20% della produzione mondiale e, nell’area Emea e Nord America, arriviamo a detenere una quota di mercato di oltre il 50% del volume totale di mascara realizzati in outsourcing». E ora una nuova pagina, quella dei profumi. «Ho incontrato Giovanni Sgariboldi, fondatore dell’azienda di profumi e cosmetici EuroItalia, il vero re del profumo made in Italy, e durante una fiera mi ha detto, perché non costruire una fabbrica di profumi? Questo era il sogno, ma dopo i progetti siamo partiti davvero e oggi questa fabbrica, l’Ancorotti Perfumes (il 70% della Ancorotti Group e 30% di Euritalia), è una fabbrica pronta a partire per una avventura importante. Sempre nei locali della ex Olivetti, si può ammirare una sala esperienziale chiamata Fragrantiarium, che richiama l’origine made in Italy dei profumi che l’azienda andrà a produrre e che verranno poi distribuiti in tutto il mondo. Interamente dedicata alla scoperta dell’affascinante e complesso mondo delle fragranze, la sala custodisce una collezione composta da 234 referenze sviluppate in collaborazione con la maison essenziera Creasens. Il Fragrantiarium ospita anche un organo olfattivo composto da 120 materie prime tra le più utilizzate in profumeria, come oli essenziali e assolute, suddivise per famiglie olfattive. Con un design che rende omaggio all’arte della profumeria, la sala è stata creata per offrire ai visitatori un’esperienza sensoriale unica». Nel futuro? «Con oltre 100 milioni di euro di esportazioni in più di 50 Paesi, possiamo affermare di aver contribuito a portare il make-up made in Italy ai vertici mondiali. Oggi siamo pronti a replicare questo successo anche nella profumeria. Con Ancorotti Perfumes, ci impegniamo a rendere l’eccellenza italiana nei profumi un punto di riferimento globale, dimostrando ancora una volta di rappresentare qualità, innovazione e competenza nel panorama cosmetico internazionale. In più pensiamo al nostro territorio e a produzioni agricole di piante fitoterapiche per l’industria essenziera, agricoltura legata alla cosmesi. I sogni continuano e ce ne sono ancora nel cassetto che potranno essere realizzati».
Zohran Mamdani (Ansa)
Le battaglie ideologiche fondamentali per spostare i voti alle elezioni. Green e woke usati per arruolare i giovani, che puntano a vivere le loro esistenze in vacanza nelle metropoli. Ma il sistema non può reggere.
Uno degli aspetti più evidenti dell’instaurazione dei due mondi sta nella polarizzazione elettorale tra le metropoli e le aree suburbane, tra quelle che in Italia si definiscono «città» e «provincia». Questa riflessione è ben chiara agli specialisti da anni, rappresenta un fattore determinante per impostare ogni campagna elettorale almeno negli ultimi vent’anni, ed è indice di una divisione sociale, culturale ed antropologica realmente decisiva.
Il fatto che a New York abbia vinto le elezioni per la carica di sindaco un musulmano nato in Uganda, di origini iraniane, marxista dichiarato, che qualche mese fa ha fatto comizi nei quali auspicava il «superamento della proprietà privata» e sosteneva che la violenza in sé non esista ma sia sempre un «costrutto sociale», così come il genere sessuale, ha aperto un dibattito interno alla Sinistra.
Jean-Eudes Gannat
L’attivista francese Jean-Eudes Gannat: «È bastato documentare lo scempio della mia città, con gli afghani che chiedono l’elemosina. La polizia mi ha trattenuto, mia moglie è stata interrogata. Dietro la denuncia ci sono i servizi sociali. Il procuratore? Odia la destra».
Jean-Eudes Gannat è un attivista e giornalista francese piuttosto noto in patria. Nei giorni scorsi è stato fermato dalla polizia e tenuto per 48 ore in custodia. E per aver fatto che cosa? Per aver pubblicato un video su TikTok in cui filmava alcuni immigrati fuori da un supermercato della sua città.
«Quello che mi è successo è piuttosto sorprendente, direi persino incredibile», ci racconta. «Martedì sera ho fatto un video in cui passavo davanti a un gruppo di migranti afghani che si trovano nella città dove sono cresciuto. Sono lì da alcuni anni, e ogni sera, vestiti in abiti tradizionali, stanno per strada a chiedere l’elemosina; non si capisce bene cosa facciano.
Emanuele Orsini (Ansa)
Dopo aver proposto di ridurre le sovvenzioni da 6,3 a 2,5 miliardi per Transizione 5.0., Viale dell’Astronomia lamenta la fine dei finanziamenti. Assolombarda: «Segnale deludente la comunicazione improvvisa».
Confindustria piange sui fondi che aveva chiesto lei di tagliare? La domanda sorge spontanea dopo l’ennesimo ribaltamento di fronte sul piano Transizione 5.0, la misura con dote iniziale da 6,3 miliardi di euro pensata per accompagnare le imprese nella doppia rivoluzione digitale ed energetica. Dopo mesi di lamentele sulla difficoltà di accesso allo strumento e sul rischio di scarse adesioni, lo strumento è riuscito nel più classico dei colpi di scena: i fondi sono finiti. E subito gli industriali, che fino a ieri lo giudicavano un fallimento, oggi denunciano «forte preoccupazione» e chiedono di «tutelare chi è rimasto in lista d’attesa».
Emmanuel Macron (Ansa)
L’intesa risponderebbe al bisogno europeo di terre rare sottraendoci dal giogo cinese.
Il tema è come rendere l’Ue un moltiplicatore di vantaggi per le nazioni partecipanti. Mettendo a lato la priorità della sicurezza, la seconda urgenza è spingere l’Ue a siglare accordi commerciali nel mondo come leva per l’export delle sue nazioni, in particolare per quelle che non riescono a ridurre la dipendenza dall’export stesso aumentando i consumi interni e con il problema di ridurre i costi di importazione di minerali critici, in particolare Italia e Germania. Tra i tanti negoziati in corso tra Ue e diverse nazioni del globo, quello con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay) è tra i più maturi (dopo 20 anni circa di trattative) e ha raggiunto una bozza abbastanza strutturata.






