2024-12-28
Se di mezzo ci sono iniezioni forzate aprire inchieste diventa facoltativo
Le toghe, che rivendicano la loro indipendenza a garanzia di azioni penali eque, sul caso di Franco, paziente al quale l’ospedale di Trieste aveva negato un intervento cardiaco salvavita perché rifiutava le vaccinazioni, sono inerti. Pure Massimiliano Fedriga tace. Ma stavolta l’autonomia, tanto cara ai leghisti, è stata usata per danneggiare un cittadino.Il sindacato dei giudici ci spiega spesso che l’indipendenza della magistratura è garantita dall’obbligatorietà dell’azione penale. Le Procure non devono scegliere quali reati perseguire in base a indicazioni che provengono dall’autorità politica, ma sono obbligate a indagare appena hanno notizia di fatti che violano la legge. Chiaro, no? Nessuno può dire ai pm di lasciar perdere un’indagine o privilegiarne un’altra, perché se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, per logica conseguenza lo sono anche i reati, né più né meno. In altre parole, non possono esistere inchieste che piacciono di più ai pubblici ministeri e altre che piacciono di meno, a prescindere dalla notorietà dei soggetti che ne sono coinvolti o dal tipo di violazione della legge. Vi chiedete dove voglia andare a parare con questa lunga e un po’ professorale premessa? Mi spiego subito. Se ogni abuso penalmente rilevante va perseguito allo stesso modo e con la stessa determinazione da parte degli organi inquirenti, perché la notizia che nel reparto di cardiochirurgia dell’ospedale di Trieste qualcuno ha potuto negare il diritto, costituzionalmente garantito, all’assistenza sanitaria a un paziente che aveva scelto di non vaccinarsi non ha prodotto un’indagine?La Carta su cui si fonda la nostra Repubblica recita che tutti devono essere curati allo stesso modo. L’articolo 32 non dice che si ha diritto alla salute solo se ci si è fatti inoculare il siero anti Covid, quello contro l’influenza, l’herpes zoster e una quarta puntura per prevenire un contagio da pneumococco. No. Tutti sono uguali davanti ai giudici e anche ai medici, a prescindere dai loro orientamenti politici e sanitari, e altrettanto ininfluente è la loro capacità di spesa. Dunque, visto che non curare una persona che ne ha diritto è un illecito, la Procura di Trieste che fa? Interpellati in via ufficiosa dai nostri colleghi, i pm pare abbiano risposto dicendo di non essere a conoscenza dei fatti. Strano. La notizia di un paziente rifiutato dal reparto di cardiochirurgia per non aver offerto il braccio alla patria, come avrebbe voluto l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, è rimbalzata per giorni sui social e la vigilia di Natale ce ne siamo occupati noi della Verità, che ieri siamo tornati a scriverne. Capisco che anche i pm abbiano diritto di festeggiare la nascita del Bambinello, aprendo i regali sotto l’albero e stappando qualche bottiglia per il brindisi con parenti e amici. Tuttavia, dopo che un quotidiano nazionale si è occupato in prima pagina della vicenda, almeno la notizia dovrebbe essere giunta a chi ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. Non dico che dovrebbe essere la regola aprire un’indagine, ma avere contezza dei fatti, questo almeno sì. E invece, al pari del ministro e del presidente della Repubblica, anche la Procura tace.Ma i magistrati non sono i soli a essere distratti dalle fette di panettone. Anche dalla parti della Regione non si è mossa foglia. E dire che la sanità è proprio l’argomento che governatori come Massimiliano Fedriga rivendicano a sé, convinti di sapere fare meglio dello Stato centralista. Ma se poi questa autonomia sanitaria, tanto voluta al Nord, consente di discriminare le persone in base al numero di vaccini, che si fa? Nelle scorse settimane il governo ha deciso di cancellare le multe a carico di chi aveva scelto di non chinare la testa di fronte al green pass e all’obbligo di sottoporsi all’iniezione, nonostante la minaccia di perdere il lavoro e la propria indipendenza sociale. Bene ha fatto l’esecutivo ad annullare una misura iniqua, che si reggeva solo sulla bugia secondo cui i vaccinati non potevano né contagiare né contagiarsi, mentre gli altri erano untori. E come si è intervenuti sulle multe, ora urge ripristinare il principio per cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario, a meno che non si ravvisi una sua incapacità di mente e dunque il Tso sia fatto nel suo interesse. Al diritto alla libertà di cura va però unito un provvedimento che garantisca a tutti la stessa assistenza. Se non ci sono, e non potrebbero esserci, discriminazioni fra chi ha una fede o una pelle diversa, non può esistere alcuna differenza di cura regolata dal numero di vaccini ricevuti. Lo dice il buon senso prima della legge. Ma qualcuno non lo ha ancora capito.