2022-01-14
L’indagato per truffa contro l’Inps ha firmato i pensionamenti del «Sole»
Romeo Marrocchio ieri ha presentato l’accordo per gli ammortizzatori del quotidiano di Confindustria, che lo difende. Agli atti le intercettazioni che gli valgono l’accusa di scivoli illeciti per i poligrafici di «Repubblica».Non manca il coraggio al Sole 24 ore. Nel pieno dello scandalo sui prepensionamenti farlocchi nel gruppo Gedi e alla vigilia delle annunciate ispezioni dell’Inps anche in casa del gruppo editoriale della Confindustria, azienda e comitato di redazione hanno siglato un accordo che prevede un’altra raffica di cassa integrazione, nuovi prepensionamenti (circa 25) ed esodi incentivati. L’intesa è stata firmata il 10 gennaio, per ironia della sorte alla vigilia dell’articolo della Verità sulle irregolarità nell’uso degli ammortizzatori sociali al Sole, e ieri è stata portata in assemblea di redazione a Milano. Per essere valida, dovrà superare un referendum tra i giornalisti e avere il semaforo verde del ministero del Lavoro.Il comitato di redazione, guidato da Giovanni Negri, visto che i colleghi sventolavano l’inchiesta del nostro giornale, dalla quale risulta indagato anche Romeo Marrocchio, ex Gedi e attuale capo del personale, hanno riferito che lo stesso Marrocchio, la cui firma campeggia sull’accordo del 10 gennaio, ha smentito di aver ricevuto un avviso di garanzia. Il Cdr gli ha creduto. E ha anche riferito che l’amministratore delegato, Giuseppe Cerbone, ha confermato «piena fiducia nel direttore del personale». Così anche Cerbone ieri mattina ha messo la sua firma. L’accordo prevede di nuovo lo spettro della cassa integrazione a zero ore e senza rotazione per chi, tra il prossimo primo marzo e il 31 dicembre 2023, maturerà i requisiti del prepensionamento e non aderirà. Chi accetterà, farà solo tre mesi in cassa e poi andrà in pensione con 62 anni di età e 25 e mezzo di contributi. Già, perché nel giornale della Confindustria che chiede tutti i giorni l’innalzamento di «quota 100» vogliono liberarsi del personale (a spese della collettività) a «quota 87,5». Del resto, «reddito di cittadinanza e prepensionamenti non sono la strada per la crescita. Dai partiti, vedo un assalto alla diligenza senza visione d’insieme». Così parlava il presidente Carlo Bonomi, il 23 ottobre scorso, a un convegno a Napoli.Ma torniamo su Marrocchio, già assolto dai vertici del Sole 24 ore. Il gip Andrea Fanelli lo cita come uno dei principali indagati dell’inchiesta per truffa ai danni dello Stato di cui si sta occupando la Procura di Roma, insieme con l’ex ad di Gedi Monica Mondardini, Roberto Moro (capo del personale ed ex superiore di Marrocchio) e Corrado Corradi, direttore generale del gruppo. Il giudice fa riferimento all’«esistenza di un’unica regia in capo ai quattro», alla base «del sistema fraudolento».Marrocchio, che ha lasciato Gedi il 31 dicembre 2017, è coinvolto pesantemente nel fascicolo capitolino soprattutto per i prepensionamenti avvenuti alla Rotocolor Spa (oggi Gedi printing, ndr), dove, nel 2014, 21 lavoratori su 26 hanno fatto ricorso a riscatti contributivi, cioè poco meno di 1/4 dei dipendenti dell’azienda in quel momento. E quei riscatti sarebbero stati ottenuti grazie a libretti di lavoro palesemente «artefatti». Per quei fatti Marrocchio sarebbe molto agitato, come rivelano in diverse intercettazioni alcuni sindacalisti indagati. Dal tenore della prima di queste conversazioni, secondo il gip, «emerge come gli stessi cerchino di contattare Marrocchio, evidentemente ritenuto il loro referente aziendale e come conoscano perfettamente il sistema di frode adottato, legato ai libretti di lavoro falsificati presentati all’Inps». Il 5 luglio 2018 Alessandro Cellarosi, indagato, prepensionato, «riscattato» ed ex sindacalista della Uilcom-Uil nella Rsu di Rotocolor, parla con un ex collega della Fistel-Cisl, Massimo Moresi, pure lui sotto inchiesta per gli stessi motivi di Cellarosi, ed è durissimo: «Io sono arrabbiato perché prima o poi vado a Milano da Marrocchio… perché ci vado, hai capito? E mi ci voglio fare un faccia a faccia… tu ancora lo difendi, io non lo difendo più. Marrocchio ci ha messo dentro a questa situazione […] io mi meraviglio come non gli abbiano ancora dato l’avviso di garanzia». Moresi preferisce distribuire le colpe: «Vabbè Marrocchio, Moro, Mondardini». Cellarosi ribatte: «No, Moro no… su quei documenti c’è la firma di Marrocchio». Moresi indulge: «Vabbè Marrocchio era una pedina…quell’altro era cap… […] quello firmava perché quell’altro diceva di firmare e quell’altro firmava perché quello gli diceva di firmare… insomma lì è tutta una scala, no?». Cellarosi insiste: «Ma quando lo abbiamo fatto lui le sapeva queste cose…». ll 17 luglio si sfoga ancora al telefono: «In tutta questa storia ehm ci siamo ritrovati per via di Romeo. Io adesso devo parlare con lui […] l’artefice della storia è lui eh […] quindi io non so che piega prenderà questa cosa, ma l’unico che chiaramente ha concordato tutto ha fatto... poi se la vede lui con chi... […] invece io vedo che lui scappa ed io so perché lui scappa...io lo so però ti spiego: non è che io posso essere indagato e lui se ne sta tranquillo […]».Finalmente il 24 luglio il gruppetto di ex sindacalisti riesce a incontrare Marrocchio a Roma per avere rassicurazioni e provare a concordare un incontro con Moro. All’appuntamento con Romeo si recano Moresi, Cellarosi e due vecchi colleghi della Slc-Cgil della Rsu di Rotocolor, Mario Barogi (il suo nome non è inserito nell’elenco dei 101 indagati anche se è stato intercettato) e Stefano Graziosi, pure lui sotto inchiesta. Il giorno dopo Cellarosi ricostruisce al telefono l’esito del rendez-vous: «Io a Romeo gli ho fatto vedere l’avviso di garanzia […] ho detto… allora… io sono indagato, se divento imputato io mi porto dietro qualcuno di voi. Ve lo dico subito…». Il racconto prosegue: «Abbiamo parlato per tanto tempo, perché poi… che cosa è successo? L’avviso di garanzia praticamente adesso se lo aspetta anche Romeo […]. Ho detto: “Rome’, parlamose chiari. Io, ehm… non è che taaa voglio scaricare tutta su de te… perché io c’ho tutti i verbali che hai firmato te… eeeeh… il foglio praticamente diciamo… che c’ha l’Inps…. Riguardo a Rotocolor… m’hai dato te! E lui ha detto: “No, non te l’ho dato io”. Dico vabbé Rome’… ho capito so che non m’hai dato te…. Però… eeeeh…». Cellarosi prosegue: «Lui c’ha proprio parlato con il cuore in mano! Ha detto: “Guardate a me ’sta cosa… se mi arriva un avviso di garanzia, a me il Sole 24 ore mi fa fuori!” […] Repubblica lo ha scaricato […] gli ha accollato tutta un’altra serie di altre situazioni! Aaaaa Marrocchio… di tutte le altre aziende dove lui ha fatto i prepensionamenti. Gli stanno arriva’ una dietro l’altra […] a Romeo gli hanno scaricato i suoi 14 anni in cui ha fatto i prepensionamenti […] alla fine che cosa è uscito fuori? Che Romeo dice: “Vabbè qual è il motivo del contendere? Il motivo è che praticamente l’Inps c’ha in mano il libretto di lavoro con il timbro daaa Rotocolor è tutto là! “Per cui questo qui l’hai fornito te Rome’” ho detto».Alla fine il giudice evidenzia come gli intercettati «imputino pesanti responsabilità̀ direttamente in capo al Marrocchio, facendo un particolare riferimento al falso libretto di lavoro presentato all’Inps recante il timbro per copia conforme rilasciato dalla Rotocolor». Per questo è indagato, anche se al Sole 24 ore sono ancora tutti dalla sua parte.