2025-07-26
L’inchiesta su Pesaro? Un segreto di Pulcinella
I dem evocano il complotto della magistratura e accusano l’ex parlamentare di An di aver avuto accesso a notizie riservate. Ma lo spin doctor di Acquaroli aveva solo detto in un’intervista che la vicenda giudiziaria avrebbe avuto un peso sulle elezioni.«Come faceva Italo Bocchino a sapere che presto Matteo Ricci sarebbe finito nel mirino della magistratura?». Invece di capire perché i pm abbiano indagato il candidato del campo largo nelle Marche, pare che la sinistra stia cercando di spostare l’attenzione sull’ex direttore del Secolo d’Italia, interrogandosi sulle presunte fonti riservate che lo avrebbero informato in anticipo dell’avviso di garanzia all’ex sindaco di Pesaro. Ad alimentare i sospetti di una qualche manovra organizzata dal centrodestra in vista delle elezioni regionali di fine settembre, del resto, è stato lo stesso Ricci, il quale - intervistato da Repubblica - ha definito inquietanti le «anticipazioni» di Bocchino, dicendo che contro di lui è in atto il solito squadrismo.In realtà, l’ex deputato di An, che ora fa lo spin doctor del governatore Acquaroli, il 10 giugno in un’intervista al Foglio si era limitato a dire di non credere che alla fine il candidato del campo largo alle regionali sarebbe stato Ricci, aggiungendo che le notizie sull’inchiesta denominata Affidopoli avevano un loro peso. E una settimana fa, presentando un libro, aveva augurato all’ex sindaco di non finire dentro l’inchiesta penale, aggiungendo che comunque la vicenda comportava una condanna politica «forte e sicura». Insomma, Bocchino non sapeva un bel niente. Prova ne sia che all’inizio del mese mi aveva telefonato per chiedermi informazioni circa l’indagine della Procura di Pesaro. La Verità, infatti, si è occupata del caso sin dal principio, ossia un anno fa, quando i magistrati avviarono l’inchiesta indagando il presidente della Onlus che aveva ricevuto i soldi e un collaboratore dell’ex sindaco. Devo dire che da subito i nostri cronisti hanno avuto il sospetto che anche Ricci fosse nel mirino della magistratura. Ma quando si tratta di pezzi grossi i pm spesso vanno con i piedi di piombo. Tuttavia, era evidente che l’inchiesta ruotava intorno a lui e alle persone di cui si era circondato. Se perquisiscono il Comune e indagano il capo di gabinetto dell’ex sindaco e negli atti della Procura ci sono degli omissis non ci vuole molto a capire dove stia andando l’indagine. Prova ne sia che i rumor in città circolavano da mesi, lasciando intendere che prima o poi i magistrati avrebbero chiesto conto anche all’ex sindaco di quegli affidamenti senza gara per centinaia di migliaia di euro. Bocchino dunque non ha rivelato né scoperto nulla: ha semplicemente dato voce al pensiero che da tempo circolava in città.Dunque, più che interrogarsi sulle presunte gole profonde che avrebbero spifferato le notizie riservate a Bocchino, c’è da chiedersi perché la sinistra abbia candidato Ricci sapendo che rischiava di finire nel mirino dei pm. Non avevano nessun altro? Oppure nelle guerre fratricide dentro il Pd ha prevalso, nonostante l’inchiesta, l’eurodeputato ed ex sindaco? Non sono le voci raccolte e maliziosamente riferite da Bocchino il problema: è la scelta del Partito democratico, che, ignorando un’inchiesta che andava avanti da un anno, e che per forza sarebbe giunta a maturazione in prossimità delle elezioni con la conclusione delle indagini, ha deciso di candidare Ricci. I vertici nazionali non lo sapevano? Non avevano letto La Verità? Beh, se al Nazareno lo desiderano offriamo loro un abbonamento. Qualche parola va detta anche a proposito degli alleati del Pd. Pure loro avrebbero dovuto informarsi, in particolare i 5 stelle, che della questione morale hanno fatto una bandiera. Giuseppe Conte era stato rassicurato dai vertici del Partito democratico? Evidentemente ha sbagliato a fidarsi e oggi si ritrova in un vicolo cieco. Se conferma il sostegno a Ricci rischia una campagna elettorale sofferta, con probabili indiscrezioni di atti giudiziari sui giornali, come capita in tutte le inchieste. Se al contrario butta a mare l’ex sindaco, chiedendo di cambiare candidato a due mesi dal voto, in caso di sconfitta rischia di essere trasformato nel capro espiatorio. «Qualsiasi cosa si decida», dice un autorevole esponente del Movimento, «per noi sarà un danno». I pentastellati per ora hanno rinviato la scelta, ma non potranno andare oltre il 30 luglio, quando Ricci sarà interrogato. Sarà quello il giorno della verità sul candidato di centrosinistra nelle Marche. E il suo futuro dipenderà dalle qualità delle sue risposte.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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