2023-11-07
        Oggi si vota l’inchiesta. Ma si parte nel 2024
    
 
        Sergio Mattarella (Imagoeconomica)
    
Atteso stasera il via libera del Senato alla commissione sulla pandemia. La quale, però, sarà operativa solo dal prossimo anno. Complice del ritardo l’intervento del Colle: saranno ristretti i poteri d’indagine e schermati lo stato d’emergenza e i dpcm di Conte.L’igienista del Pd Pier Luigi Lopalco nega l’evidenza: senza diktat e psicosi, i richiami sono un flop.Lo speciale contiene due articoli.Oggi il Senato vota la proposta di legge che istituirà la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. La quale, però, non vedrà luce prima del 2024. Che i tempi si fossero dilatati rispetto a quanto sperato a inizio legislatura è cosa nota e, difatti, una data sull’inizio effettivo dei lavori non si può ancora individuare. «Domani (oggi, ndr) inizia la discussione, ci sono oltre 100 emendamenti, se tutto va bene dovremo finire in serata», spiega alla Verità Gianni Berrino, senatore di Fdi e relatore in commissione Sanità a Palazzo Madama. L’incognita resta il successivo passaggio alla Camera, dove il testo approvato dal Senato sarà mandato per la terza lettura prima della conversione in legge: «Le tempistiche del voto in Aula dovrebbero essere celeri, ma per l’effettivo inizio dei lavori è plausibile prevedere i primi mesi del 2024, considerato che andranno anche scelti i membri», chiarisce Berrino.La norma che istituisce la Commissione promessa dal governo è stata approvata in prima lettura alla Camera lo scorso 6 luglio. La pratica, nei progetti della maggioranza, si sarebbe dovuta concludere prima dell’autunno, ma l’intervento a gamba tesa del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha cambiato lo scenario. Il Quirinale, alla fine di luglio, aveva infatti espresso la preoccupazione per le «iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della magistratura», nonostante le commissioni d’inchiesta siano organi regolamentati dalla Costituzione ai quali si è fatto ricorso per oltre 90 volte nella storia repubblicana.Per venire incontro al Colle che, ricordiamo, non solo firmò la decretazione di urgenza, ma durante la pandemia si espose tramite dichiarazioni piuttosto discutibili sulla vaccinazione obbligatoria, sono state avanzate diverse modifiche al testo licenziato alla Camera. In particolare, sono stati parzialmente modificati i compiti della Commissione, la quale non indagherà più su «eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con i principi costituzionali», ma si limiterà a valutare il fondamento scientifico delle misure di contenimento. L’organo parlamentare non dovrà più inoltre «valutare la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e delle relative proroghe, nonché dell’utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza». In sostanza, addio alle indagini su stato d’emergenza, dpcm e restrizioni. I parlamentari, infine, non potranno ottenere copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organi inquirenti se coperti da segreto, come stabilito invece nel testo licenziato a luglio. Una modifica giustificata dal senatore Berrini come garanzia per evitare futuri ostacoli, sebbene la facoltà di visionare atti coperti da segreto sia stata detenuta in passato da diverse commissioni d’inchiesta. Nonostante gli intoppi e i rallentamenti, però, da Fratelli d’Italia traspare ottimismo. Lo stesso relatore Berrini si dice soddisfatto, rivendicando l’inserimento «dell’efficacia dei protocolli terapeutici in relazione alla loro applicazione nelle terapie domiciliari e nelle cure ai soggetti più fragili» e gli atti di Commissione Ue ed Ema sui vaccini tra gli elementi che saranno al vaglio delle indagini parlamentari. «Qualcuno voleva boicottare l’istituzione della Commissione Covid per paura di dover rispondere di quanto fatto o non fatto durante pandemia. Nonostante questo, domani (oggi, ndr) al Senato verrà approvata la versione definitiva della Commissione», ha dichiarato Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture, intervenuto a Ztl, il programma condotto da Francesco Borgonovo su Radio Giornale Radio. «Con la pandemia si sono create le condizioni per disegnare un quadro legislativo che imponesse scelte sottraendole al dibattito parlamentare e all’opinione pubblica. Ci sono troppe cose che non tornano per far finta di non vedere», ha aggiunto Bignami.Intanto, se da sinistra e M5s restano alte le barricate contro l’inchiesta, da Italia viva è invece stato confermato l’appoggio alla maggioranza: «Per il nostro gruppo interverrò io in Aula per dichiarare il voto a favore. La richiesta di istituire una commissione Covid è stata avanzata per prima da Italia viva. E il gruppo dell’allora Terzo Polo alla Camera ha votato a favore. Noi non abbiamo cambiato idea. Vogliamo capire cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato, non per vendetta ma per evitare errori in futuro», ha fatto sapere ieri Matteo Renzi. Mentre è prevista per domani la manifestazione del Forum dell’Indipendenza italiana, in piazza della Rotonda a Roma, per «richiedere l’immediata attivazione della Commissione, ferma al palo da un anno. Il timore è che questo iter venga ulteriormente rallentato non solo dalla sinistra e dal M5S, ma anche dalla stessa coalizione di governo. Non vogliamo che il nostro Paese si trovi di nuovo impreparato davanti ad un altro evento straordinario come una pandemia», ha dichiarato Gianni Alemanno, portavoce del Forum.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/inchiesta-covid-senato-2666172160.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="italiani-stufi-di-vaccini-e-virostar-lopalco-frigna-e-incolpa-il-ministero" data-post-id="2666172160" data-published-at="1699356124" data-use-pagination="False"> Italiani stufi di vaccini e virostar. Lopalco frigna e incolpa il ministero Flop della campagna vaccinale? È tutta colpa del ministero della Salute. Così la pensa l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento e consigliere regionale del Pd presso la Regione Puglia, commentando la scarsa adesione all’immunizzazione per Sars-Cov 2. Una vera Caporetto per le istituzioni sanitarie, che registrano un’affluenza scarsa, quasi inesistente, perfino tra i medici: soltanto l’1% dei camici bianchi si è sottoposto alla vaccinazione di richiamo (la quinta o la sesta dose, ormai si è perso il conto) contro il Covid. Quattro giorni fa Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, aveva inviato una circolare alle Regioni raccomandando «di implementare le più opportune misure organizzative, con particolare riferimento alla collaborazione operativa dei medici di medicina generale (Mmg) e pediatri di libera scelta e delle farmacie, atte a garantire una maggiore offerta attiva della vaccinazione alle persone a rischio». Apriti cielo: le Regioni non c’entrano, «la campagna vaccinale è un fallimento annunciato» - ha commentato Lopalco - e la causa del limitato numero di vaccinazioni è da ricercare in diversi fattori, a partire dai «ritardi accumulati nella disponibilità e distribuzione dei vaccini, che ha comportato incertezze sulla data di inizio della campagna». C’è stata poi, ha lamentato il consigliere piddino, «assenza di comunicazione al pubblico in un clima di totale sfiducia nella vaccinazione e di negazione della pericolosità del Covid-19». Non solo: secondo Lopalco, che ha assistito il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano nella gestione pandemica locale, «i lunghi silenzi del ministero hanno comportato un ritardo di attivazione delle Regioni nell’avvio amministrativo della campagna». «Colpa» di Schillaci, insomma. Eppure, gli sforzi del ministero si son fatti sentire, eccome. Dallo spot «E a te chi ti protegge?», diffuso su tutti i canali nazionali per raccomandare agli anziani di iniettarsi l’ennesima dose, agli obblighi di fatto su iniezioni e tamponi imposti alle Rsa assieme alle restrizioni ai visitatori e le dosi non aggiornate, nella più totale discrezionalità da una Regione all’altra. Risultato: sono 529.469 in tutta Italia i cittadini a essersi sottoposti alla quinta dose, la maggioranza dei quali over 70, concentrati in Piemonte e Lombardia (ironia della sorte, guidate da amministratori di centro-destra) oltre che nell’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini. Fin troppi, considerando il numero crescente di evidenze scientifiche internazionali che stanno smontando non soltanto la sbandierata «efficacia» dei vaccini anti Covid, ma anche la loro presunta «sicurezza». Nonostante la commissione Covid sia stata esautorata da gran parte delle competenze inizialmente previste e sia incredibilmente mancato un debriefing serio sulla gestione pandemica, non è difficile individuare le cause di questa disaffezione: l’iniezione estorta con la paura e il ricatto non ha convinto la popolazione italiana. Le pressioni di virostar, istituzioni e media sono state talmente violente da scatenare un effetto boomerang: ora i cittadini non si fidano più, non soltanto dei vaccini anti Covid, ma delle vaccinazioni tout court e degli stessi medici. È tanto tempo, del resto, che su La Verità paventiamo che le conseguenze dell’uso strumentale della paura si sarebbero palesate, non soltanto sull’adesione alle vaccinazioni anti Covid, ma anche a quelle tradizionali: purtroppo è andata così. L’esitazione vaccinale verso i preparati anti Covid è ormai in crescita costante in tutta Europa (+29% negli uomini, +25% nelle donne), ma già dalla fine dello scorso anno si è registrato in tutto il mondo anche un calo significativo della fiducia negli altri vaccini. Oltreoceano, i Cdc americani stanno riscontrando una riduzione nelle vaccinazioni pediatriche di routine. Per gli sceriffi del vaccino e i feticisti del terrore, però, lo scaricabarile è preferibile alle lacrime di coccodrillo.