2019-07-17
L'asse Nairobi-Roma indaga su tre fronti: la morte di Regeni, gli appalti di Cmc e il rapimento della Romano
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Avanza l'inchiesta sulle presunte tangenti per le dighe della cooperativa di Ravenna in Kenya. Il fascicolo in Italia è nelle mani del magistrato Lucia Lotti, mentre quello su Silvia Romano viene gestito da Sergio Colaiocco. Al procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho la parte su Giulio Regeni. George Kinoti, direttore delle indagini criminali del paese africano è sopravvissuto a un attentato nel 2005. Fu colpito da 28 proiettili. adesso cerca a Dubai le tracce di eventuale passaggio di denaro degli appaltatori.Lo speciale contiene due articoliA distanza di una settimana dalla visita di una squadra di investigatori dal Kenya, in Italia procedono le indagini sui tre fronti caldi affrontati con la procura di Roma e con il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. Dopo gli incontri con il Dpp (Director of public prosecution) Noordin Haji e con il collega del Dci (Director of criminal investigations) George Kinoti, ora sul tavolo del procuratore Lucia Lotti è stato aperto un fascicolo di indagine sulla Cmc di Ravenna, accusata in Kenya di aver vinto tre appalti per tre dighe che in realtà non solo non sarebbero state realizzate ma neppure progettate. Il governo del Kenya avrebbe pagato un anticipo sul contratto. Su questi tre progetti, del valore totale superiore agli 800 milioni di euro, sarebbero transitate tangenti a esponenti istituzionali del governo di Uhuru Kenyatta.Gli investigatori kenyoti avrebbero chiesto un aiuto alle autorità italiane per capire come la nostra cooperativa di costruttori sia stata coinvolta nell'affare e che ruolo avrebbe avuto nei presunti tentativi di corruzione. A quanto apprende La Verità la procura di Roma avrebbe già fatto approfondimenti sui conti correnti e starebbe cercando di capire la posizione dei vertici del colosso delle costruzioni. Del resto, l'arresto di Stanley Muthama, parlamentare kenyota accusata di presunta evasione fiscale, potrebbe presentare nuovi spunti di indagine. Si tratta infatti del rappresentante legale dell'impresa di costruzioni Stansha, azienda che ha ricevuto subappalti dalla coop romagnola per costruire una delle tre dighe, quella di Itare Dam. A stipulare quel contratto fu l'allora direttore generale Africa Australe di Cmc Paolo Porcelli, oggi direttore generale dell'azienda. A questo si aggiunge che Haji e Kinoti, di ritorno in Kenya, hanno fatto un passaggio a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. A quanto si apprende una parte dei soldi versata dal ministero del Tesoro del Kenya a Cmc sarebbe transitata su conti privati di banche emiratine, di Londra e di Nairobi. Le indagini sono appena all'inizio e avranno bisogno anche di rogatorie internazionali. Ci si muove con i piedi di piombo. Allo stesso tempo, se la procura di Roma sta dando una mano sullo scandalo per la costruzione delle dighe di Arror, Itare e Kimwarer, gli investigatori del Kenya hanno fornito all'Italia un dettagliato report di 16 pagine su Silvia Romano, la volontaria italiana che lavorava per Africa Milele Onlus, rapita il 19 novembre scorso a Chakama da un gruppo di banditi. La squadra di investigatori ha ricostruito gli identikit dei rapitori coinvolti anche nel traffico illegale di avorio. Sul caso Romano indaga Sergio Colaiocco. Infine a Cafiero De Raho è stato affidato, a quanto risulta alla Verità, il caso di Giulio Regeni, il ricercatore universitario italiano trovato morto in Egitto nel 2016. Come anticipato dal nostro giornale la collaborazione tra Kenya e Italia su questo caso sta in una confessione che un agente segreto egiziano avrebbe fatto a Nairobi qualche mese fa. Ne sarebbe scaturita un'indagine con un approfondimento che ora è al vaglio anche della procura italiana. In pratica la collaborazione tra i due Paesi è sempre più stretta. Per di più nelle prossime settimane arriveranno anche alcuni giornalisti kenyoti in Italia per fare degli approfondimenti sul caso Cmc di Ravenna. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/inchiesta-cmc-in-kenya-si-indaga-anche-sui-conti-di-dubai-2639220575.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-storia-del-team-anti-corruzione-del-continente-nero" data-post-id="2639220575" data-published-at="1758183622" data-use-pagination="False"> La storia del team anti corruzione del continente nero Giphy Chi li ha visti arrivare in Italia li ha paragonati alla squadra degli Intoccabili del film di Brian De Palma, gli agenti federali coordinati da Eliot Ness (Kevin Costner) che davano la caccia a Al Capone. D'altra parte gli investigatori arrivati da Nairobi hanno poco da invidiare a quel gruppo di poliziotti che comparve nei cinema nel 1987. Basta guardare i curriculum di George Kinoti, direttore delle indagini criminali, di Nordin Haji del Dpp (Director of public prosecution), dei procuratori Alexander Muteti e Catherine Mwaniki e dell'avvocato Francescomaria Tuccillo, per capire che l'obiettivo della squadra è quella di aiutare la magistratura italiana ma soprattutto di approfondire la presunta corruzione del colosso di costruzioni Cmc in Kenya. La storia di Kinoti è senza dubbio quella più incredibile. Perché il direttore del Dci fu vittima di un agguato il 13 maggio del 2005, quando si ritrovò di fronte alcuni rapinatori che gli scaricarono addosso una pioggia di piombo. Fu trafitto da 28 proiettili che gli fecero a pezzi lo stomaco e le gambe. Quando lo trovarono i soccorritori lo avevano già dato per morto, poi un medico è riuscito a salvarlo dopo un lungo intervento: la gamba è stata riattaccata perché era a brandelli. Ora è molto religioso, tiene in tasca un rosario e l'anno scorso è stato premiato come persona più coraggiose del Kenya insieme con Hajii. Proprio quest'ultimo, nato nel 1973, è attualmente il magistrato più importante a Nairobi perché dal 2018 supervisiona tutte le indagini e ha lo scopo di perseguire tutti i reati penali commessi nel Paese, con autorità indipendente da ogni altro potere dello Stato. Ha un passato nei servizi segreti, ai vertici del National Intelligence Service come direttore della sezione contro la criminalità economica. Sorride poco, scrivono di lui i quotidiani in Kenya, anche perché impegnato contro la corruzione nel suo paese. A febbraio è stato in visita a Palermo, negli uffici dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È molto amico dell'avvocato Tuccillo, ex direttore commerciale dell'Africa subsahariana per Finmeccanica, l'attuale Leonardo. L'ex dirigente di piazza Montegrappa ha avuto un ruolo fondamentale nella cattura di uno dei latitanti mafiosi più importanti in Italia, ovvero Vito Roberto Palazzolo, ex cassiere dei Corleonesi di Totò Riina, scappato negli anni Novanta in Sudafrica dove si era impegnato nella vendita di elicotteri di AgustaWestland, attuale divisione elicotteri del nostro colosso della Difesa.
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