2021-05-21
In tre mesi «hackerati» 50 parlamentari
Violati dai pirati informatici cellulari e chat di deputati e senatori, ma solo pochi hanno denunciato. Rischio dossier e ricatti. L'allarme di Gianfranco Rotondi (Fi), infettato tramite Twitter: «Attacchi a ridosso delle elezioni per il Quirinale, non sono tranquillo» «Francesco Cossiga mi diceva sempre che la corsa al Quirinale è la madre di tutte le battaglie… Il fatto che accadano fatti di questo tipo a pochi mesi di distanza dal voto non mi fa stare tranquillo». Gianfranco Rotondi, parlamentare di Forza Italia, racconta alla Verità tutte le sue preoccupazioni rispetto ad alcuni fatti inquietanti che stanno capitando negli ultimi tre mesi tra Camera e Senato. Da un po' di tempo, infatti, diversi parlamentari e senatori si sono visti hackerare o in ogni caso violare i loro account Whatsapp. Spiega Rotondi: «A me è successo alcuni giorni fa. Mi è arrivato su Twitter un messaggio privato da parte della senatrice Rizzotti. Mi chiedeva di unirmi a un gruppo Whatsapp per seguire lo stato di salute di Silvio Berlusconi. Ho schiacciato il link, poi ho scoperto che quel profilo era falso». Da quel giorno incominciano i problemi. Ad alcuni suoi contatti viene recapitato il messaggio seguente. «Buongiorno. Ho comprato da internet ma la mia carta di credito è scaduta posso usare la tua e ti faccio un bonifico». Una persona ci casca, ma grazie alla polizia postale il problema poi rientra. «Ma il problema non è stato tanto quello dei soldi» dice Rotondi. «Dopo aver disinstallato Whatsapp e di nuovo installato mi hanno spiegato che tutte le chat nel mio archivio erano state salvate e poi cancellate. Quindi qualcuno le ha e può farci quello che vuole. E io allo stesso tempo non ho la controprova che siano quelle vere. Proprio per questo ho presentato una denuncia per spionaggio». La senatrice Maria Rizzotti aggiunge: «Per fortuna sono stata quasi subito avvertita della stranezza di un mio profilo identico all'altro ad eccezione del trattino in basso. Chiedeva numeri di telefono dei miei follower con la scusa di fare un gruppo su Whatsapp. Sono andata subito dai carabinieri». Ma il caso di Rotondi non è isolato. Anche l'onorevole Michele Pella ha avuto lo stesso problema e ha già presentato denuncia alla polizia postale di Biella. Il problema però potrebbe essere molto più esteso. Dal momento che radio Parlamento avverte che sarebbero almeno 50, tra deputati e senatori, ad avere avuto questo tipo di problema. Ma potrebbero essere anche di più. Molti non hanno denunciato, forse perché temono di fare brutta figura o forse per questioni personali. Ma il caso è rilevante. C'è qualche parlamentare sotto ricatto? Nel 2013 ci fu un altro caso di hackeraggio di Parlamentari 5 Stelle. In rete circolarono anche alcune foto intime della deputata Giulia Sarti. Nessuno fece denuncia: i grillini la tennero coperta perché avrebbe danneggiato il Movimento. A distanza di 8 anni la storia si ripete. E mancano poco più di 2 mesi al semestre bianco, i 6 mesi prima della fine del mandato di Sergio Mattarella e l'elezione del nuovo capo dello Stato. Negli ultimi tre mesi tra i primi casi di presunti profili o dispositivi violati c'è stato ai primi di marzo quello di Guido Crosetto, ex ministro e parlamentare di Fratelli d'Italia, presidente di Aiad, Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza. L'ha segnalato lui stesso su Twitter: «Oggi ormai se non hai un trojan nel telefono non sei nessuno. Si vede che il mio non funziona bene. Ormai siamo tutti sotto controllo. Ma non volevo creare allarme, e non penso a nessuno di particolare». Poi la vicenda è rientrata. Ma dopo poco più di un mese è finito nelle mire degli hacker l'account di Raffaele Volpi, leghista, ormai dimissionario presidente del Copasir, il Comitato di controllo parlamentare sui nostri servizi segreti. La vicenda questa volta ha fatto rumore. Anche perché dalla poltrona più importante di palazzo San Macuto passano i dossier più delicati per la sicurezza della Repubblica. «Ci sono almeno 2 modi per forare un cellulare. Il primo, che viene usato anche dai servizi segreti come il Mossad, usa una falla nel sistema della rete mobile che risale ormai agli anni Ottanta. Alcuni sostengono non sia mai stata cambiata proprio per questo motivo», ci dice Giulio Cornelli, specialista Osint, ovvero la cosiddetta intelligence su fonti aperte. «Il secondo modo è quello tramite vettore. Si invia un link o un pdf che l'utente schiaccia e in questo modo il cellulare viene violato. Mi sembra che il caso in questione sia il secondo». Il problema di sicurezza della rete SS7 (Signaling system), che a livello mondiale gestisce e smista le chiamate ai cellulari e gli sms, emerse già diversi anni fa. Un gruppo di ricercatori tedeschi aveva trovato una falla che permetteva a 007 e hacker di ascoltare telefonate e controllare i cellulari. Anche in altri Parlamenti europei si sono verificate negli anni scorsi situazioni simili a quelle di questi giorni in Italia. Mancano 8 mesi alla «madre di tutte le battaglie» per il nuovo presidente della Repubblica e il clima sembra già surriscaldarsi.