2024-12-10
In Siria inizia il cambio di regime. I ribelli: «Non imporremo il velo»
I nuovi padroni del Paese si sforzano di mostrare un volto umano: «Nessun limite alle libertà individuali». Transizione apparentemente pacifica con l’ex premier. Svuotata la prigione di Sednaya: «Era un mattatoio».Arriva il nuovo regime in Siria, dopo gli 11 giorni di caos improvviso nei quali le forze di opposizione sono riuscite a occupare gran parte del Paese guidato da 50 anni dal regime della famiglia Assad.Ciò che succederà in Siria in quello che da tutti viene considerato il day after è un’incognita, molte le domande, nonostante le dichiarazioni di Stati Uniti e di gran parte dell’Occidente. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken parla di «transizione pacifica» e poi lancia l’appello: «Assad risponda delle sue atrocità». Il timore è che l’Isis possa ristabilirsi sul territorio, come già fatto in passato. «Siamo consapevoli del fatto che l’Isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto per ristabilire le proprie capacità: non lo permetteremo», la promessa del presidente americano Joe Biden. Intanto ci pensa Hayat Tahrir Al Sham, la coalizione di milizie che ha rovesciato il potere siriano, a fornire rassicurazioni, rispondendo alle prime domande che in molti iniziano a farsi. Il nuovo governo ha dichiarato che in Siria non imporrà il velo alle donne, né introdurrà alcuna forma di limitazione alle libertà individuali. «In tutti questi anni di amministrazione a Idlib e nelle altre zone liberate non abbiamo mai imposto il velo a nessuno, né ai musulmani né ai curdi, né ai drusi, né ai cristiani. Perché dovremmo cominciare a imporre adesso limiti alle libertà individuali?», la dichiarazione di Mazen Jaber, uno dei portavoce di Hts. Gli insorti siriani hanno detto che non imporranno alcun codice di abbigliamento religioso alle donne e hanno giurato di garantire la libertà personale a tutti. Il Comando generale degli insorti ha detto che «è severamente vietato interferire con il modo di vestire delle donne o imporre qualsiasi richiesta relativa al loro abbigliamento o aspetto, comprese le richieste di modestia». Intanto è partita la macchina della «transizione» di poteri, per quanto l’espressione tratta dal lessico delle democrazie possa avere senso in quello scenario. Ieri il leader dei ribelli siriani Abu Mohammed Al Jolani ha incontrato il primo ministro siriano uscente Mohammed Al Jalali e ha discusso il «trasferimento del potere che garantisca la fornitura di servizi» al popolo siriano, si legge in una dichiarazione pubblicata sui canali Telegram dei ribelli, mentre un breve video dell’incontro mostra che vi ha partecipato anche Mohammed Al Bashir, che guida il «governo di salvezza». Il parlamento siriano, dal canto suo, ha affermato di «rispettare la volontà del popolo». I ribelli hanno inoltre concesso l’amnistia a tutto il personale militare arruolato sotto Assad.Fra sabato e domenica, i ribelli hanno raggiunto e occupato uno dei luoghi simbolo del regime assadista: la prigione militare di Sednaya, che si trova in un omonimo paese 30 chilometri a Nord di Damasco. Una volta preso il controllo del carcere, i ribelli hanno liberato le persone che c’erano dentro. Domenica pomeriggio sono circolati i video dei gruppi armati mentre cercavano di penetrare gli spazi più nascosti della prigione. L’Associazione per i detenuti e gli scomparsi nella prigione di Sednaya (Admsp) ha affermato ieri che non ci sono più prigionieri intrappolati né sopra né sottoterra, come pure si era temuto in un primo momento. Le carceri del regime di Bashar Al Assad erano «mattatoi» e le esecuzioni erano «all'ordine del giorno», ha commentato ieri ad Al Jazeera Raed Al Saleh, capo della Difesa civile siriana, organizzazione umanitaria di protezione civile formatasi durante la guerra civile siriana, i cui membri sono noti con il nome di Caschi bianchi (a loro volta dalla reputazione piuttosto controversa, perché si ritiene che dietro la facciata umanitaria abbiano spesso avuto collusione con il mondo jihadista). «Le persone nelle prigioni venivano torturate e massacrate. La vita dentro queste carceri era un inferno e le parole non sono in grado di descrivere la realtà», ha spiegato. Secondo Al Saleh, molti detenuti «versavano in condizioni di salute in peggioramento a causa degli eccessivi maltrattamenti» e alcuni avevano «gravi problemi di salute mentale». Sotto Assad, ha aggiunto, ogni giorno «venivano fatte esecuzioni» all'interno delle carceri, come quelle di Sednaya. «Abbiamo parlato con più di dieci persone che hanno lasciato la prigione ieri e una di loro ci ha detto che stava per essere giustiziata. Ogni giorno, da 50 a 100 persone venivano giustiziate a Sednaya. È stata una tragedia», ha affermato Al Saleh. Oltre ai dubbi sulla repressione dei diritti, c’è il timore (in questo caso più una certezza), che esploda una bomba migratoria. Già in queste ore la sicurezza generale libanese ha denunciato un aumento dei tentativi di ingresso nel Libano da parte dei siriani. Migliaia di siriani sono tornati in patria dopo anni di esilio, tuttavia in molti tentano anche di lasciare la Siria, spinti dalla crescente incertezza sull’evoluzione della situazione politica. Civili ma anche soldati. Più di 4.000 membri dell’esercito siriano sono entrati in Iraq da quando le forze ribelli hanno preso Damasco. Un portavoce della Commissione Europea ha detto che «il rientro o meno nel Paese è una decisione individuale, per ora giudichiamo che non ci siano le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.