2018-08-02
In Lombardia Salvini si tiene stretto Berlusconi
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Al Pirellone il centrodestra non muore sul mancato voto di Forza Italia a Marcello Foa in vigilanza Rai. Lega e azzurri vanno d'amore e d'accordo, tanto che il governatore Attilio Fontana ha nominato tre fedelissimi del Cavaliere nelle partecipate: Lombardia Informatica, Ferrovie Nord Milano e la Serravalle. Forza Italia non vota Marcello Foa come presidente della Rai in commissione di Vigilanza, ma l'alleanza in Lombardia con la Lega di Matteo Salvini appare più solida che mai. Nonostante le tensioni degli ultimi giorni, infatti, con il leader degli azzurri Silvio Berlusconi sulle barricate per la candidatura dell'ex giornalista del Giornale in viale Mazzini, nella regione amministrata dal leghista Attilio Fontana gli alleati di centrodestra vanno d'amore e d'accordo. Lo dimostrano le ultime nomine nelle partecipate lombarde, come Lombardia Informatica, Ferrovie Nord Milano e anche Serravalle, dove sono stati scelti dal governatore solo esponenti vicino agli azzurri. Il centrodestra è morto? Salvini spiega in una nota che «a Lega prende atto che Forza Italia ha scelto il Pd per provare a fermare il cambiamento, per la Rai, per il taglio dei vitalizi e per altro ancora». Sarà, ma in regione molti sono rimasti sorpresi che come nuovo numero uno di Lombardia Informatica sia stato scelto Francesco Ferri, molto vicino alla deputata Licia Ronzulli, giovane imprenditore brianzolo che aveva fatto parlare di sé l'anno scorso, quando Berlusconi lo arruolò per trovare nuove leve per Forza Italia. Fu infatti scelto dal Cavaliere per guidare il Centro Studi Liberali, un think tank composto da imprenditori, giovani professionisti e docenti universitari che l'ex presidente del Consiglio avrebbe voluto affiancare al suo partito politico. Di Ferri poi si sono perse le tracce. Non è detto che non possa essere un protagonista delle prossime svolte politiche dell'ex presidente del Consiglio, si parla da mesi del progetto l'Altra Italia, ma al momento è parcheggiato in una delle più importanti scatole economiche del Pirellone, società costituita nel 1981 da Regione Lombardia, nella gestione e nello sviluppo del Sistema Informativo Regionale (Sir). Per di più avrà il compito di affrontare la fusione con l'Azienda Regionale Centrale Acquisti (Arca), la stazione appaltante regionale. In sostanza, si tratta di un incarico non da poco. Lo stesso ragionamento vale per Ferrovie Nord Milano dove il nuovo amministratore delegato sarà Marco Piuri, ex membro della fondazione per la Sussidiarietà, da sempre molto vicino all'ex governatore lombardo Roberto Formigoni. Per Piuri si tratta di un ritorno, dal momento che nel 2002 era stato direttore generale, per poi passare nel 2006 alla poltrona di amministratore delegato nell'ormai scomparsa LeNord. Molto stimato da Fontana, tra i massimi esperti del settore trasporti in Italia, c'è chi sostiene sia un nemico giurato di Ferrovie dello Stato, alle prese in questi mesi con il possibile scorporamento di Trenord. Infine Serravalle, la società che gestisce una rete infrastrutturale al servizio del territorio milanese e lombardo. A quanto pare anche qui dovrebbe essere riconfermato Marco Carta come presidente, forzista della prima ora e molto vicino a Mariastella Gelmini capogruppo di Forza Italia alla Camera e all'europarlamentare Stefano Maullu. Insomma se a Roma l'alleanza scricchiola, a Milano la Lega si tiene stretti i fedelissimi del Cavaliere.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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