2019-05-27
In Francia è cambiato il vento. Sorpasso della Le Pen su Macron
Rassemblement national si attesta sul 23,5% e la fondatrice chiede di sciogliere subito il Parlamento. L'Eliseo si trincera e parla di «risultato onorevole», tuttavia il plebiscito contro il presidente è palese. Un'affluenza al 52% alle elezioni europee non si vedeva da 25 anni. Sono andati in massa alle urne i francesi, e ci sono andati per mandare un avviso di sfratto all'Eliseo, già scricchiolante per la rivolta dei gilets jaunes che da mesi mette il Paese a ferro e fuoco. Secondo gli exit poll il Rassemblement national di Marine Le Pen è diventato primo partito con il 23,5% dei voti, mentre la Republique en marche! di Emmanuel Macron si ferma al 22,4%. Ma il distacco potrebbe aumentare di qualche punto, stando alle prime proiezioni.Un sorpasso storico per il partito della Le Pen, come sottolinea Jordan Bardella, capolista del Rassemblement, che parla di una «lezione di umiltà» per il presidente: «Questa mobilitazione inedita in un'elezione europea dimostra un sussulto popolare», dichiara, «Macron ha trasformato questo scrutinio in un plebiscito. Lui e la sua politica sono stati respinti. Anche l'Unione europea con i nostri 22 seggi deve ormai cambiare la sua politica sociale, economica e migratoria».Per Macron è invece una sconfitta cocente, tanto che la Le Pen ha immediatamente chiesto lo scioglimento dell'assemblée nationale, la Camera bassa del Parlamento, la modifica del sistema elettorale in senso proporzionale e nuove elezioni. Anche se En Marche! non correva alle ultime consultazioni per la Ue, ed è quindi impossibile un confronto, il tracollo è verticale rispetto al passato, segno che il presidente nel giro di due anni ha perso la fiducia del popolo: aveva ottenuto il 32,3% al primo turno delle legislative del 2017 e il 49,1% al secondo turno. Macron, da tempo in difficoltà e con il consenso eroso dalle contestazioni di piazza, si era prefisso l'obiettivo di superare i sovranisti e contenere la loro ondata in Europa: Le Pen in Francia, ma anche Matteo Salvini in Italia e Viktor Orbán in Ungheria. Obiettivo fallito visto lo smacco subito da parte del Rassemblement national, il plebiscito ungherese per Fidesz (al 56%) e la Lega largamente prima forza di casa nostra.Una sconfitta ammessa dal premier Edouard Philippe: «Quando si arriva secondi in un'elezione non si può dire di aver vinto». Più sfumato il commento che arriva da fonti dell'Eliseo e che parlano di un «risultato onorevole» e aggiungono: «Non si è mai visto un partito al potere ottenere un risultato alle europee così alto rispetto alle presidenziali. Non ci sarà nessun cambiamento».Una lettura smentita da Bardella: «Macron è pronto a votare contro quello che vogliono i francesi. Noi in Europa per prima cosa vogliamo lottare contro i trattati di libero scambio e poi vogliamo che la Francia recuperi le sue frontiere nazionali». Non sono quindi servite a guadagnare consenso le ultime promesse di Macron, tra cui un taglio alle imposte per 5 miliardi a favore delle famiglie della classe media. I francesi non gli hanno creduto o comunque la situazione era ormai compromessa. Infelice anche la scelta come capolista di Nathalie Loiseau, ex ministro per gli Affari europei che si è rivelata un cavallo perdente e privo di verve. Anche lei, alla pari del suo presidente, si è dimostrata incline alle gaffe e non ha retto il confronto con Jordan Bardella, 23 anni, figlio di emigrati italiani residenti nella banlieue di Parigi. Questi non ha mai fatto mistero, durante la campagna elettorale, di avere come modello il segretario del Carroccio: «È riuscito a dar fiducia al suo popolo, ha ridotto del 95% il numero di sbarchi di migranti, ha rifiutato il trattato di libero scambio col Canada», dichiarava qualche mese fa, «è Salvini il candidato naturale per guidare i sovranisti europei». Il successo elettorale di Marine Le Pen è infatti destinato a lasciare il segno, non solo Oltralpe ma in tutto il continente, considerando che l'ex Front national, come la Lega sua alleata di ferro, è una delle principali forze del fronte sovranista che si oppone nella Ue al blocco di Socialisti, Popolari e Liberali.Nel quartier generale della Le Pen è festa. «È la vittoria del popolo, che ha ripreso con fierezza e dignità il potere», commentano i militanti che seguono davanti al megaschermo lo spoglio. Anche se, a ben vedere, Rassemblement national non segna reali progressi rispetto al 2014: nelle scorse europee, sia pure in un contesto politico molto differente, era risultato primo con un risultato del 25% e assestò il colpo finale al presidente socialista François Hollande. Comunque ieri Marine Le Pen, azzoppata nel ballottaggio di due anni fa contro Macron, è riuscita a evitare che il fondatore di En Marche! raggiungesse il suo obiettivo. La leader sovranista assapora ora la rivincita e torna protagonista.Altra sorpresa delle consultazioni francesi viene dai Verdi che, guidati da Yannick Jadot, sono il terzo partito col 13,1% dei voti, scavalcando la destra dei Republicains accreditati all'8,2%. I Socialisti di Raphaël Glucksmann, figlio del filosofo André, e France Insoumise del socialista radicale Jean-Luc Mélenchon sono testa a testa intorno al 6,5%, comunque entrambi oltre la soglia di sbarramento. La tornata elettorale, con un'affluenza da record, conferma comunque il dualismo assoluto tra Le Pen e Macron, mentre i partiti tradizionali di governo proseguono nella loro agonia. Infine non sfondano, anzi deludono le attese, i due movimenti che si ispirano ai gilets jaunes: Les patriotes capitanato da Florian Philippot, ex portavoce di Le Pen, e Alliance jaune, sono rimasti al palo con un misero 0,6% ciascuno.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)