2020-08-20
In classe con la mascherina e l’app Immuni
Il Comitato tecnico scientifico smentisce il ministro Lucia Azzolina: gli alunni sopra i 6 anni dovranno indossare i sistemi di protezione durante le lezioni. I Comuni chiedono di prorogare la scadenza per affittare nuove aule. I banchi monoposto in arrivo entro ottobre.Chiusura discoteche: il tribunale del Lazio ha respinto il ricorso firmato dal sindacato di categoria. Ma servono i fondi per evitare il crac delle imprese.Lo speciale contiene due articoli.Gli alunni dovranno usare la mascherina per tutta la durata delle lezioni escluso il momento dell'interrogazione. Esattamente il contrario di quanto detto dal ministro Lucia Azzolina: «Al banco si può togliere». Già prima della riunione del Comitato tecnico scientifico per discutere il documento preparato da Istituto superiore di sanità, Inail e ministeri sulle misure di sicurezza e prevenzione del Covid 19, il coordinatore Agostino Miozzo aveva ribadito i pilastri su cui dovrà poggiare il rientro in classe il prossimo 14 settembre: uso esteso delle mascherine, distanziamento, igiene. Quindi sopra i 6 anni, ha detto Miozzo, «sarà richiesto che ci imponiamo l'uso della mascherina e il distanziamento. Poi ci saranno condizioni particolari, come l'uso se c'è un ragazzo non udente in classe, l'interrogazione, momenti del contesto locale che saranno valutati. L'indicazione però sarà: utilizziamo la mascherina perché è un importante strumento contro il virus». Ovviamente non ci sarà la mascherina a mensa o mentre si fa ginnastica. «Dobbiamo aprire le scuole, è un dovere del nostro Paese, è un imperativo che il nostro Paese deve avere nei confronti di 8 milioni di studenti, di 2 milioni di insegnanti e di operatori del mondo della scuola». E il commissario Domenico Arcuri è già pronto a distribuire 11 milioni di mascherine al giorno alle regioni che le faranno pervenire alle scuole.Tra i principali temi di discussione nella videoconferenza oltre la mascherina, il protocollo da seguire in caso di contagio a scuola. «È sicuro che ci saranno dei casi nelle scuole», ha detto convinto Miozzo, «se si dovesse verificare un caso non vorrà dire chiudere le scuole, vorrà dire esaminare il contesto di volta in volta e, se necessario, mettere in quarantena una classe e i suoi prof o l'intera scuola: questo sarà discusso di volta in volta con le autorità sanitarie locali». Cosa dovranno fare i genitori e l'intera famiglia però non è dato sapere. Gli esperti del comitato, inoltre, hanno rassicurato i presidi sulla responsabilità in caso di contagi: «Va chiarito che le preoccupazioni dei dirigenti scolastici per eventuali responsabilità non hanno motivo di esistere in base a quanto previsto dalla legge 40 del 5 giugno 2020».Confermato quanto previsto dal documento preparato dall'Iss sulla necessità di effettuare, come sta avvenendo ora negli aeroporti, tamponi immediati in caso di studenti o prof positivi e di portarli in una «sala Covid» in attesa del ritorno a casa. Se si sarà costretti a mettere un'intera classe o un istituto in quarantena, poi, scatterà la didattica a distanza. Infatti, un ulteriore incontro decisivo è già in programma per il 29 agosto quando il Cts analizzerà gli indici epidemiologici regione per regione. In base alla curva epidemiologica gli esperti del ministero della Salute potranno «effettuare valutazioni sulla possibilità di prevedere una differenziazione delle misure da adottare nei territori in cui la diffusione del virus risulti contenuta, misure differenziate che potrebbero incidere non solo sull'uso della mascherina ma anche su turni, orari, ingressi a scaglioni e ritorno alla didattica a distanza. Tra le misure assolutamente opportune per la prevenzione, il Cts consiglia fortemente «l'adozione da parte di tutti gli studenti ultraquattordicenni, di tutto il personale scolastico docente e non docente, di tutti i genitori degli alunni dell'app Immuni». Altro nodo preso in considerazione gli spostamenti degli studenti e del personale della scuola sui mezzi pubblici. Le Regioni sono preoccupate perché le regole in vigore col dimezzamento della capienza dimezzano anche il parco autobus. Le Regioni hanno proposto divisori in stoffa o plexiglass visto che l'unica deroga al distanziamento è ammessa per i percorsi inferiori ai 15 minuti. Nell'altro vertice serale al quale hanno partecipato esponenti Anci, Upi, il ministro Azzolina, gli Uffici scolastici regionali e i maggiori sindacati della scuola, il commissario Arcuri ha confermato che i 2,5 milioni di banchi verranno consegnati, a partire dal 7 settembre ed entro ottobre (sono previste sanzioni per le imprese ritardatarie). Non è chiaro da quali scuole e in quali regioni si comincerà e secondo quali criteri… I banchi sono legati alle aule «ridotte» della metà e proprio per il reperimento degli spazi necessari la Azzolina ha scritto ai presidenti di Anci Antonio Decaro ed Upi Michele De Pascale per chiedere la massima collaborazione e un ulteriore sforzo per definire gli eventuali ulteriori fabbisogni per l'affitto di immobili o il noleggio e l'acquisto di strutture modulari. Nel frattempo gli enti locali hanno chiesto al Miur e al governo di prolungare al 31 agosto i termini di scadenza per la rilevazione del fabbisogno delle risorse, pari a 70 milioni per il 2020 e il 2021, affitto-acquisto, noleggio o leasing per gli spazi aggiuntivi alle aule. A Milano intanto, dove saranno utilizzate 46 strutture temporanee in 11 istituti comprensivi, l'assessore comunale all'Edilizia scolastica Paolo Limonta, ha già annunciato che gli ultimi moduli arriveranno per il 25 settembre, quindi in ritardo rispetto l'apertura.Sempre ieri pomeriggio è stato sottoscritto tra sindacati e ministero della Salute il protocollo sicurezza per servizi educativi e scuole dell'infanzia. Infine i test sierologici per insegnanti e bidelli, su base volontaria, che partiranno il 24 agosto. Le Regioni, che dovranno organizzare il servizio, hanno fatto sapere di aver già ricevuto 2 milioni di kit da Roma. I medici di base, però, hanno chiesto di non essere soltanto loro ad effettuarli.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-classe-con-la-mascherina-e-lapp-immuni-2647032616.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-tar-spegne-la-musica-le-disco-restano-off-limits-e-ora-balla-il-governo" data-post-id="2647032616" data-published-at="1597876074" data-use-pagination="False"> Il Tar spegne la musica, le disco restano off limits. E ora «balla» il governo Il Tar del Lazio conferma la decisione del governo di chiudere le discoteche, e adesso a ballare sono il premier Giuseppi Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che dovranno trovare le risorse necessarie per sostenere le imprese del settore, che rischiano un tracollo senza precedenti con ricadute pesantissime anche sul fronte dell'occupazione. Ieri dunque il presidente della terza sezione quater del Tar del Lazio, con un decreto monocratico, ha detto no alla sospensione cautelare urgente dell'ordinanza con la quale il 16 agosto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in tema di misure urgenti per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, ha chiuso le discoteche e introdotto l'obbligo di mascherina nei luoghi pubblici dove c'è il rischio assembramenti. Il giudice ha quindi respinto la richiesta di sospensione cautelare urgente proposta dal Silb-Fipe (Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo). «Nelle premesse del provvedimento impugnato», si legge nel decreto del Tar, «si richiama la comune volontà della Conferenza dei presidenti delle Regioni e del ministero dello Sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato». Per il Tar, «nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente risulta recessiva rispetto all'interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto» e «tale interesse», si legge ancora, «costituisce l'oggetto primario delle valutazioni dell'Amministrazione, caratterizzate dall'esercizio di un potere connotato da un elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti e all'esigenza di una modulazione anche temporale delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio». Dunque il Tar antepone la tutela della salute pubblica alle istanze degli imprenditori, ma fa anche cenno al sostegno economico da garantire agli imprenditori del settore. «Ora», commenta Maurizio Pasca, presidente del Silb-Fipe, all'Adnkronos, «ci sarà un proliferare di abusivismo nel settore. C'è stato un rave party di 1500 persone vicino a Cremona che nessuno ha controllato, nel Salento si stanno organizzando feste private. I 2-3 milioni di giovani che si vogliono divertire andranno in luoghi improvvisati, insicuri e abusivi. Noi certo», aggiunge Pasca, «non potevamo mantenere il distanziamento sociale ma provvedevamo alla sanificazione dei locali, prendevamo la temperatura all'ingresso, l'entrata era su prenotazione e prendevamo i nominativi per il possibile tracciamento. Nel ricorso abbiamo anche chiesto i danni derivanti dalla chiusura delle discoteche estive e su questo si pronuncerà la camera collegiale del Tribunale fissata per il 9 settembre. Nel frattempo», sottolinea Pasca, «va avanti il tavolo con il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli per discutere dei sostegni economici. Sul tavolo metteremo anche il tema del 70-80% delle discoteche, chiuse da febbraio, che stanno fallendo». «Un governo che chiude locali e discoteche», attacca il leader della Lega, Matteo Salvini, «e spalanca i porti a decine di migliaia di clandestini che stanno sbarcando e portano caos, problemi e virus è un governo di incapaci. Prima di chiudere le discoteche pensino a chiudere i porti, poi ne riparliamo». «La decisione del Tar sulla non riapertura delle discoteche», dice a LaPresse l'europarlamentare della Lega Massimo Casanova, proprietario del Papeete, «me l'aspettavo. Ora però il governo si dovrà mettere a tavolino a ragionare sugli indennizzi perché molte aziende sono a rischio chiusura. E non pensino di dare 600 euro come alle partite iva. Il problema maggiore», aggiunge Casanova, «è un governo di incapaci che non sanno cosa sia il mondo dell'impresa. Noi abbiamo avuto il via libera a giugno e abbiamo fatto un investimento enorme per adeguare i locali e aprire il prima possibile, non sono cose che si possono organizzare in due minuti. È facile colpire le discoteche», argomenta Casanova, «ma i porti perché li tengono aperti?».