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2020-08-20
In classe con la mascherina e l’app Immuni
Lucia Azzolina (Ansa)
Gli alunni dovranno usare la mascherina per tutta la durata delle lezioni escluso il momento dell'interrogazione. Esattamente il contrario di quanto detto dal ministro Lucia Azzolina: «Al banco si può togliere». Già prima della riunione del Comitato tecnico scientifico per discutere il documento preparato da Istituto superiore di sanità, Inail e ministeri sulle misure di sicurezza e prevenzione del Covid 19, il coordinatore Agostino Miozzo aveva ribadito i pilastri su cui dovrà poggiare il rientro in classe il prossimo 14 settembre: uso esteso delle mascherine, distanziamento, igiene. Quindi sopra i 6 anni, ha detto Miozzo, «sarà richiesto che ci imponiamo l'uso della mascherina e il distanziamento. Poi ci saranno condizioni particolari, come l'uso se c'è un ragazzo non udente in classe, l'interrogazione, momenti del contesto locale che saranno valutati. L'indicazione però sarà: utilizziamo la mascherina perché è un importante strumento contro il virus». Ovviamente non ci sarà la mascherina a mensa o mentre si fa ginnastica. «Dobbiamo aprire le scuole, è un dovere del nostro Paese, è un imperativo che il nostro Paese deve avere nei confronti di 8 milioni di studenti, di 2 milioni di insegnanti e di operatori del mondo della scuola». E il commissario Domenico Arcuri è già pronto a distribuire 11 milioni di mascherine al giorno alle regioni che le faranno pervenire alle scuole.
Tra i principali temi di discussione nella videoconferenza oltre la mascherina, il protocollo da seguire in caso di contagio a scuola. «È sicuro che ci saranno dei casi nelle scuole», ha detto convinto Miozzo, «se si dovesse verificare un caso non vorrà dire chiudere le scuole, vorrà dire esaminare il contesto di volta in volta e, se necessario, mettere in quarantena una classe e i suoi prof o l'intera scuola: questo sarà discusso di volta in volta con le autorità sanitarie locali». Cosa dovranno fare i genitori e l'intera famiglia però non è dato sapere. Gli esperti del comitato, inoltre, hanno rassicurato i presidi sulla responsabilità in caso di contagi: «Va chiarito che le preoccupazioni dei dirigenti scolastici per eventuali responsabilità non hanno motivo di esistere in base a quanto previsto dalla legge 40 del 5 giugno 2020».
Confermato quanto previsto dal documento preparato dall'Iss sulla necessità di effettuare, come sta avvenendo ora negli aeroporti, tamponi immediati in caso di studenti o prof positivi e di portarli in una «sala Covid» in attesa del ritorno a casa. Se si sarà costretti a mettere un'intera classe o un istituto in quarantena, poi, scatterà la didattica a distanza. Infatti, un ulteriore incontro decisivo è già in programma per il 29 agosto quando il Cts analizzerà gli indici epidemiologici regione per regione. In base alla curva epidemiologica gli esperti del ministero della Salute potranno «effettuare valutazioni sulla possibilità di prevedere una differenziazione delle misure da adottare nei territori in cui la diffusione del virus risulti contenuta, misure differenziate che potrebbero incidere non solo sull'uso della mascherina ma anche su turni, orari, ingressi a scaglioni e ritorno alla didattica a distanza.
Tra le misure assolutamente opportune per la prevenzione, il Cts consiglia fortemente «l'adozione da parte di tutti gli studenti ultraquattordicenni, di tutto il personale scolastico docente e non docente, di tutti i genitori degli alunni dell'app Immuni».
Altro nodo preso in considerazione gli spostamenti degli studenti e del personale della scuola sui mezzi pubblici. Le Regioni sono preoccupate perché le regole in vigore col dimezzamento della capienza dimezzano anche il parco autobus. Le Regioni hanno proposto divisori in stoffa o plexiglass visto che l'unica deroga al distanziamento è ammessa per i percorsi inferiori ai 15 minuti.
Nell'altro vertice serale al quale hanno partecipato esponenti Anci, Upi, il ministro Azzolina, gli Uffici scolastici regionali e i maggiori sindacati della scuola, il commissario Arcuri ha confermato che i 2,5 milioni di banchi verranno consegnati, a partire dal 7 settembre ed entro ottobre (sono previste sanzioni per le imprese ritardatarie). Non è chiaro da quali scuole e in quali regioni si comincerà e secondo quali criteri… I banchi sono legati alle aule «ridotte» della metà e proprio per il reperimento degli spazi necessari la Azzolina ha scritto ai presidenti di Anci Antonio Decaro ed Upi Michele De Pascale per chiedere la massima collaborazione e un ulteriore sforzo per definire gli eventuali ulteriori fabbisogni per l'affitto di immobili o il noleggio e l'acquisto di strutture modulari. Nel frattempo gli enti locali hanno chiesto al Miur e al governo di prolungare al 31 agosto i termini di scadenza per la rilevazione del fabbisogno delle risorse, pari a 70 milioni per il 2020 e il 2021, affitto-acquisto, noleggio o leasing per gli spazi aggiuntivi alle aule. A Milano intanto, dove saranno utilizzate 46 strutture temporanee in 11 istituti comprensivi, l'assessore comunale all'Edilizia scolastica Paolo Limonta, ha già annunciato che gli ultimi moduli arriveranno per il 25 settembre, quindi in ritardo rispetto l'apertura.
Sempre ieri pomeriggio è stato sottoscritto tra sindacati e ministero della Salute il protocollo sicurezza per servizi educativi e scuole dell'infanzia.
Infine i test sierologici per insegnanti e bidelli, su base volontaria, che partiranno il 24 agosto. Le Regioni, che dovranno organizzare il servizio, hanno fatto sapere di aver già ricevuto 2 milioni di kit da Roma. I medici di base, però, hanno chiesto di non essere soltanto loro ad effettuarli.
Il Tar spegne la musica, le disco restano off limits. E ora «balla» il governo
Il Tar del Lazio conferma la decisione del governo di chiudere le discoteche, e adesso a ballare sono il premier Giuseppi Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che dovranno trovare le risorse necessarie per sostenere le imprese del settore, che rischiano un tracollo senza precedenti con ricadute pesantissime anche sul fronte dell'occupazione.
Ieri dunque il presidente della terza sezione quater del Tar del Lazio, con un decreto monocratico, ha detto no alla sospensione cautelare urgente dell'ordinanza con la quale il 16 agosto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in tema di misure urgenti per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, ha chiuso le discoteche e introdotto l'obbligo di mascherina nei luoghi pubblici dove c'è il rischio assembramenti. Il giudice ha quindi respinto la richiesta di sospensione cautelare urgente proposta dal Silb-Fipe (Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo).
«Nelle premesse del provvedimento impugnato», si legge nel decreto del Tar, «si richiama la comune volontà della Conferenza dei presidenti delle Regioni e del ministero dello Sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato». Per il Tar, «nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente risulta recessiva rispetto all'interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto» e «tale interesse», si legge ancora, «costituisce l'oggetto primario delle valutazioni dell'Amministrazione, caratterizzate dall'esercizio di un potere connotato da un elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti e all'esigenza di una modulazione anche temporale delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio».
Dunque il Tar antepone la tutela della salute pubblica alle istanze degli imprenditori, ma fa anche cenno al sostegno economico da garantire agli imprenditori del settore. «Ora», commenta Maurizio Pasca, presidente del Silb-Fipe, all'Adnkronos, «ci sarà un proliferare di abusivismo nel settore. C'è stato un rave party di 1500 persone vicino a Cremona che nessuno ha controllato, nel Salento si stanno organizzando feste private. I 2-3 milioni di giovani che si vogliono divertire andranno in luoghi improvvisati, insicuri e abusivi. Noi certo», aggiunge Pasca, «non potevamo mantenere il distanziamento sociale ma provvedevamo alla sanificazione dei locali, prendevamo la temperatura all'ingresso, l'entrata era su prenotazione e prendevamo i nominativi per il possibile tracciamento. Nel ricorso abbiamo anche chiesto i danni derivanti dalla chiusura delle discoteche estive e su questo si pronuncerà la camera collegiale del Tribunale fissata per il 9 settembre. Nel frattempo», sottolinea Pasca, «va avanti il tavolo con il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli per discutere dei sostegni economici. Sul tavolo metteremo anche il tema del 70-80% delle discoteche, chiuse da febbraio, che stanno fallendo».
«Un governo che chiude locali e discoteche», attacca il leader della Lega, Matteo Salvini, «e spalanca i porti a decine di migliaia di clandestini che stanno sbarcando e portano caos, problemi e virus è un governo di incapaci. Prima di chiudere le discoteche pensino a chiudere i porti, poi ne riparliamo».
«La decisione del Tar sulla non riapertura delle discoteche», dice a LaPresse l'europarlamentare della Lega Massimo Casanova, proprietario del Papeete, «me l'aspettavo. Ora però il governo si dovrà mettere a tavolino a ragionare sugli indennizzi perché molte aziende sono a rischio chiusura. E non pensino di dare 600 euro come alle partite iva. Il problema maggiore», aggiunge Casanova, «è un governo di incapaci che non sanno cosa sia il mondo dell'impresa. Noi abbiamo avuto il via libera a giugno e abbiamo fatto un investimento enorme per adeguare i locali e aprire il prima possibile, non sono cose che si possono organizzare in due minuti. È facile colpire le discoteche», argomenta Casanova, «ma i porti perché li tengono aperti?».
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Il Comitato tecnico scientifico smentisce il ministro Lucia Azzolina: gli alunni sopra i 6 anni dovranno indossare i sistemi di protezione durante le lezioni. I Comuni chiedono di prorogare la scadenza per affittare nuove aule. I banchi monoposto in arrivo entro ottobre.Chiusura discoteche: il tribunale del Lazio ha respinto il ricorso firmato dal sindacato di categoria. Ma servono i fondi per evitare il crac delle imprese.Lo speciale contiene due articoli.Gli alunni dovranno usare la mascherina per tutta la durata delle lezioni escluso il momento dell'interrogazione. Esattamente il contrario di quanto detto dal ministro Lucia Azzolina: «Al banco si può togliere». Già prima della riunione del Comitato tecnico scientifico per discutere il documento preparato da Istituto superiore di sanità, Inail e ministeri sulle misure di sicurezza e prevenzione del Covid 19, il coordinatore Agostino Miozzo aveva ribadito i pilastri su cui dovrà poggiare il rientro in classe il prossimo 14 settembre: uso esteso delle mascherine, distanziamento, igiene. Quindi sopra i 6 anni, ha detto Miozzo, «sarà richiesto che ci imponiamo l'uso della mascherina e il distanziamento. Poi ci saranno condizioni particolari, come l'uso se c'è un ragazzo non udente in classe, l'interrogazione, momenti del contesto locale che saranno valutati. L'indicazione però sarà: utilizziamo la mascherina perché è un importante strumento contro il virus». Ovviamente non ci sarà la mascherina a mensa o mentre si fa ginnastica. «Dobbiamo aprire le scuole, è un dovere del nostro Paese, è un imperativo che il nostro Paese deve avere nei confronti di 8 milioni di studenti, di 2 milioni di insegnanti e di operatori del mondo della scuola». E il commissario Domenico Arcuri è già pronto a distribuire 11 milioni di mascherine al giorno alle regioni che le faranno pervenire alle scuole.Tra i principali temi di discussione nella videoconferenza oltre la mascherina, il protocollo da seguire in caso di contagio a scuola. «È sicuro che ci saranno dei casi nelle scuole», ha detto convinto Miozzo, «se si dovesse verificare un caso non vorrà dire chiudere le scuole, vorrà dire esaminare il contesto di volta in volta e, se necessario, mettere in quarantena una classe e i suoi prof o l'intera scuola: questo sarà discusso di volta in volta con le autorità sanitarie locali». Cosa dovranno fare i genitori e l'intera famiglia però non è dato sapere. Gli esperti del comitato, inoltre, hanno rassicurato i presidi sulla responsabilità in caso di contagi: «Va chiarito che le preoccupazioni dei dirigenti scolastici per eventuali responsabilità non hanno motivo di esistere in base a quanto previsto dalla legge 40 del 5 giugno 2020».Confermato quanto previsto dal documento preparato dall'Iss sulla necessità di effettuare, come sta avvenendo ora negli aeroporti, tamponi immediati in caso di studenti o prof positivi e di portarli in una «sala Covid» in attesa del ritorno a casa. Se si sarà costretti a mettere un'intera classe o un istituto in quarantena, poi, scatterà la didattica a distanza. Infatti, un ulteriore incontro decisivo è già in programma per il 29 agosto quando il Cts analizzerà gli indici epidemiologici regione per regione. In base alla curva epidemiologica gli esperti del ministero della Salute potranno «effettuare valutazioni sulla possibilità di prevedere una differenziazione delle misure da adottare nei territori in cui la diffusione del virus risulti contenuta, misure differenziate che potrebbero incidere non solo sull'uso della mascherina ma anche su turni, orari, ingressi a scaglioni e ritorno alla didattica a distanza. Tra le misure assolutamente opportune per la prevenzione, il Cts consiglia fortemente «l'adozione da parte di tutti gli studenti ultraquattordicenni, di tutto il personale scolastico docente e non docente, di tutti i genitori degli alunni dell'app Immuni». Altro nodo preso in considerazione gli spostamenti degli studenti e del personale della scuola sui mezzi pubblici. Le Regioni sono preoccupate perché le regole in vigore col dimezzamento della capienza dimezzano anche il parco autobus. Le Regioni hanno proposto divisori in stoffa o plexiglass visto che l'unica deroga al distanziamento è ammessa per i percorsi inferiori ai 15 minuti. Nell'altro vertice serale al quale hanno partecipato esponenti Anci, Upi, il ministro Azzolina, gli Uffici scolastici regionali e i maggiori sindacati della scuola, il commissario Arcuri ha confermato che i 2,5 milioni di banchi verranno consegnati, a partire dal 7 settembre ed entro ottobre (sono previste sanzioni per le imprese ritardatarie). Non è chiaro da quali scuole e in quali regioni si comincerà e secondo quali criteri… I banchi sono legati alle aule «ridotte» della metà e proprio per il reperimento degli spazi necessari la Azzolina ha scritto ai presidenti di Anci Antonio Decaro ed Upi Michele De Pascale per chiedere la massima collaborazione e un ulteriore sforzo per definire gli eventuali ulteriori fabbisogni per l'affitto di immobili o il noleggio e l'acquisto di strutture modulari. Nel frattempo gli enti locali hanno chiesto al Miur e al governo di prolungare al 31 agosto i termini di scadenza per la rilevazione del fabbisogno delle risorse, pari a 70 milioni per il 2020 e il 2021, affitto-acquisto, noleggio o leasing per gli spazi aggiuntivi alle aule. A Milano intanto, dove saranno utilizzate 46 strutture temporanee in 11 istituti comprensivi, l'assessore comunale all'Edilizia scolastica Paolo Limonta, ha già annunciato che gli ultimi moduli arriveranno per il 25 settembre, quindi in ritardo rispetto l'apertura.Sempre ieri pomeriggio è stato sottoscritto tra sindacati e ministero della Salute il protocollo sicurezza per servizi educativi e scuole dell'infanzia. Infine i test sierologici per insegnanti e bidelli, su base volontaria, che partiranno il 24 agosto. Le Regioni, che dovranno organizzare il servizio, hanno fatto sapere di aver già ricevuto 2 milioni di kit da Roma. I medici di base, però, hanno chiesto di non essere soltanto loro ad effettuarli.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-classe-con-la-mascherina-e-lapp-immuni-2647032616.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-tar-spegne-la-musica-le-disco-restano-off-limits-e-ora-balla-il-governo" data-post-id="2647032616" data-published-at="1597876074" data-use-pagination="False"> Il Tar spegne la musica, le disco restano off limits. E ora «balla» il governo Il Tar del Lazio conferma la decisione del governo di chiudere le discoteche, e adesso a ballare sono il premier Giuseppi Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che dovranno trovare le risorse necessarie per sostenere le imprese del settore, che rischiano un tracollo senza precedenti con ricadute pesantissime anche sul fronte dell'occupazione. Ieri dunque il presidente della terza sezione quater del Tar del Lazio, con un decreto monocratico, ha detto no alla sospensione cautelare urgente dell'ordinanza con la quale il 16 agosto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in tema di misure urgenti per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, ha chiuso le discoteche e introdotto l'obbligo di mascherina nei luoghi pubblici dove c'è il rischio assembramenti. Il giudice ha quindi respinto la richiesta di sospensione cautelare urgente proposta dal Silb-Fipe (Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo). «Nelle premesse del provvedimento impugnato», si legge nel decreto del Tar, «si richiama la comune volontà della Conferenza dei presidenti delle Regioni e del ministero dello Sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato». Per il Tar, «nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente risulta recessiva rispetto all'interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto» e «tale interesse», si legge ancora, «costituisce l'oggetto primario delle valutazioni dell'Amministrazione, caratterizzate dall'esercizio di un potere connotato da un elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti e all'esigenza di una modulazione anche temporale delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio». Dunque il Tar antepone la tutela della salute pubblica alle istanze degli imprenditori, ma fa anche cenno al sostegno economico da garantire agli imprenditori del settore. «Ora», commenta Maurizio Pasca, presidente del Silb-Fipe, all'Adnkronos, «ci sarà un proliferare di abusivismo nel settore. C'è stato un rave party di 1500 persone vicino a Cremona che nessuno ha controllato, nel Salento si stanno organizzando feste private. I 2-3 milioni di giovani che si vogliono divertire andranno in luoghi improvvisati, insicuri e abusivi. Noi certo», aggiunge Pasca, «non potevamo mantenere il distanziamento sociale ma provvedevamo alla sanificazione dei locali, prendevamo la temperatura all'ingresso, l'entrata era su prenotazione e prendevamo i nominativi per il possibile tracciamento. Nel ricorso abbiamo anche chiesto i danni derivanti dalla chiusura delle discoteche estive e su questo si pronuncerà la camera collegiale del Tribunale fissata per il 9 settembre. Nel frattempo», sottolinea Pasca, «va avanti il tavolo con il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli per discutere dei sostegni economici. Sul tavolo metteremo anche il tema del 70-80% delle discoteche, chiuse da febbraio, che stanno fallendo». «Un governo che chiude locali e discoteche», attacca il leader della Lega, Matteo Salvini, «e spalanca i porti a decine di migliaia di clandestini che stanno sbarcando e portano caos, problemi e virus è un governo di incapaci. Prima di chiudere le discoteche pensino a chiudere i porti, poi ne riparliamo». «La decisione del Tar sulla non riapertura delle discoteche», dice a LaPresse l'europarlamentare della Lega Massimo Casanova, proprietario del Papeete, «me l'aspettavo. Ora però il governo si dovrà mettere a tavolino a ragionare sugli indennizzi perché molte aziende sono a rischio chiusura. E non pensino di dare 600 euro come alle partite iva. Il problema maggiore», aggiunge Casanova, «è un governo di incapaci che non sanno cosa sia il mondo dell'impresa. Noi abbiamo avuto il via libera a giugno e abbiamo fatto un investimento enorme per adeguare i locali e aprire il prima possibile, non sono cose che si possono organizzare in due minuti. È facile colpire le discoteche», argomenta Casanova, «ma i porti perché li tengono aperti?».
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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