2019-05-22
Immigrato incendia la sede dei vigili. Due anziane morte nel Modenese
Il piromane è un nordafricano che chiedeva la protezione. Decedute due donne che abitavano sopra la caserma colpita. Ultimatum di Matteo Salvini sul decreto Sicurezza: «Oggi va approvato». Ultima versione: via le multe per gli sbarchi. Ma restano (con confisca della nave) se si violano le acque italiane. Ora la palla a Conte in Cdm. Lo speciale comprende due articoli. Correva in piena notte con addosso un giubbotto antiproiettile, in testa un cappello della municipale e sottobraccio un computer e due coppe sportive. I carabinieri lo hanno bloccato a poche centinaia di metri dalla sede della polizia municipale a cui aveva appena dato fuoco. È un diciottenne magrebino con precedenti penali e senza fissa dimora l'autore del rogo che a Mirandola (Modena), la scorsa notte ha distrutto lo stabile che ospitava il comando dei vigili, ha mandato all'ospedale 18 persone intossicate dai fumi ed è costato la vita ad una anziana donna e alla sua badante. Era abituato a dare generalità false ai controlli per non essere identificato, lo scorso 14 maggio aveva ricevuto un ordine di espulsione e, invece, era ancora qui, per nulla intenzionato ad andarsene. Senza un motivo apparente, intorno alle tre nella notte tra lunedì e martedì, l'uomo si è introdotto all'interno del comando della municipale del paese emiliano e, dopo aver rubato alcuni oggetti, ha fatto una catasta di carta e ha appiccato il fuoco. Le fiamme si sono propagate velocissime per tutti gli ambienti, hanno prodotto una intensa coltre di fumo che ha saturato gli appartamenti situati sopra le sale dedicate alle forze dell'ordine provocando morti e feriti. Il magrebino è stato arrestato con l'accusa di furto aggravato, danneggiamento a seguito di incendio e morte come conseguenza di altro delitto. Inizialmente, vista la violenza del gesto, gli inquirenti avevano ipotizzato si trattasse di una vendetta personale, le rilevazioni hanno invece dimostrato che le circostanze in cui l'uomo ha agito, in quel luogo e in quel momento, sono state del tutto causali. Il diciottenne infatti non viveva a Mirandola, né nella provincia di Modena. Era stato identificato a Roma lo scorso 14 maggio, dove a quanto pare si trovava dopo essersi allontanato più volte dalle strutture di accoglienza per minori non accompagnati. Fermato per un controllo aveva fornito generalità false e aveva sostenuto di essere maggiorenne e di origine algerina. In quell'occasione per lui era scattato l'ordine di espulsione. Lunedì in tarda serata invece si trovava a San Felice sul Panaro, un paesino della bassa modenese distante pochi chilometri da Mirandola. Qualcuno lo ha visto per strada, nei pressi della stazione ferroviaria, accasciato a terra in condizioni alterate e temendo il peggio per la sua salute lo ha segnalato al 118. È stato soccorso e trasportato in ambulanza all'ospedale di Mirandola e lì era stato sottoposto ad accertamenti e sistemato in un letto con tanto di flebo per la reidratazione. Invece di riposare, nel corso della notte, si è tolto la flebo ed è uscito dalla struttura. Ha vagato per qualche decina di minuti per il paese e poi, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, vedendo il comando della municipale si è fermato bussando e strepitando al portone. All'interno non c'era nessuno e il ragazzo è passato all'azione: ha preso a calci la porta d'ingresso riuscendo a sfondarla, è entrato e si è impossessato di alcune suppellettili tra cui un giubbotto antiproiettile, un cappello, un computer portatile, un telefonino e due coppe di gare sportive e poi ha dato fuoco ad un plico di carta, prima di lasciare i locali. Ha agito indisturbato perché il comando di polizia di Mirandola, che si trova al piano terra di una palazzina in pieno centro storico, non solo non è presidiato durante la notte, ma non è dotato di allarme e purtroppo nemmeno di un impianto antincendio automatico. Le vittime sono Marta Goldoni, 86 anni e la sua badante di 74 anni, Yaroslava Kryvoruchko che vivevano nell'appartamento immediatamente sopra alle stanze andate a fuoco, mentre in gravissime condizioni è anche il marito dell'anziana ricoverato a Fidenza. Coinvolte altre 16 persone tutte intossicate dai fumi, tra queste sei bambini, tre trasferiti in pediatria all'ospedale di Carpi e due in osservazione breve intensiva. Altre due persone, invece risultano gravi. Quando è stato fermato il magrebino si è dichiarato minorenne, probabilmente per sfuggire a provvedimenti più severi, ma i controlli medici hanno dimostrato che ha già raggiunto la maggiore età e nonostante i numerosi alias è stato possibile ricostruirei suoi trascorsi, di giovane immigrato irregolare ben noto alle forze dell'ordine per diversi reati. «Altro che aprire i porti! Azzerare l'immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale», ha commentato il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Per Pd e 5 stelle invece l'occasione è stata ghiotta per far montare nuove polemiche: «Ci sorprende ascoltare dal Viminale esortazioni da campagna elettorale, quando dovrebbe essere proprio il Viminale a chiarire perché quell'uomo con intenzioni omicide era libero di circolare», hanno dichiarato i pentastellati a cui ha fatto eco Simona Bonafè, capolista Pd alle europee. Nei Comuni della bassa modenese vicini a Mirandola per domani è stato dichiarato lutto cittadino. Dal Viminale, tuttavia, fanno sapere che lo straniero non poteva essere allontanato perché, al momento della notifica del decreto di espulsione della questura di Roma lo scorso 14 maggio, aveva infatti espresso l'intenzione di chiedere asilo. Per questo motivo non è stato allontanato dall'Italia. Ora lo aspetta il carcere. Sarà sottoposto alla procedura accelerata di esame della sua istanza di protezione internazionale secondo quanto stabilito dal decreto sicurezza. Stessa sorte toccherà a Ifada Elvis, un nigeriano di 23 anni, irregolare e pregiudicato, che ha aggredito un poliziotto mordendolo al dito e strappandogli una falange. L'episodio è avvenuto dopo che il giovane straniero era stato fermato dagli agenti e portato in questura per essere identificato. L'immigrato non si presentava già come uno stinco di santo: era infatti sprovvisto di permesso di soggiorno e aveva precedenti per spaccio e aggressione. E, anche ieri, è stato beccato mentre stava spacciando stupefacenti in un giardino della zona Nord del capoluogo piemontese. Ultimato il foto segnalamento di rito, il ragazzo ha dato in escandescenza. Quando hanno cercato di ammanettarlo, ha aggredito un agente della squadra volante alla mano sinistra, strappandogli con un morso la prima falange dell'anulare sinistro. Il poliziotto, che ha perso il polpastrello della prima falange del dito anulare della mano sinistra, è stato trasportato all'ospedale Cto, dove verrà sottoposto a un intervento dell'équipe di chirurgia della mano del dottor Bruno Battiston: sulla parte di pelle staccata verrà effettuato un innesto. La prognosi prevista è di 15 giorni. L'immigrato è stato immediatamente arrestato. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/immigrato-incendia-la-sede-dei-vigili-due-anziane-morte-nel-modenese-2637724315.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ultimatum-di-salvini-sul-decreto-sicurezza-oggi-va-approvato" data-post-id="2637724315" data-published-at="1758064342" data-use-pagination="False"> Ultimatum di Salvini sul decreto Sicurezza: «Oggi va approvato» «Spero che il decreto Sicurezza bis venga approvato domani (oggi per chi legge, ndr) in Consiglio dei ministri». Matteo Salvini parla da Gioia del Colle, e non poteva essere altrimenti: per la gioia del Colle, inteso come Quirinale, e con la sua collaborazione, il destino del decreto Sicurezza bis, e in qualche modo anche della prosecuzione dell'esperienza del governo Lega-M5s, resta un'incognita. Il leader della Lega, dopo aver affrontato, la scorsa notte in Consiglio dei ministri, il fuoco di sbarramento del premier Giuseppe Conte e dei ministri del M5s, aveva acconsentito a un rinvio dell'approvazione del decreto. Un rinvio che però, per Salvini, non è a data da destinarsi, ma a oggi. La triangolazione tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e il vicepremier e leader del M5s Luigi Di Maio funziona a meraviglia. Sono stati proprio «i rilievi del Colle» la spiegazione data da Conte e Di Maio alla mancata approvazione del decreto sicurezza nel Cdm della notte tra lunedì e martedì, e ancora ieri il premier, a chi gli ha chiesto se il dl Sicurezza bis verrà approvato prima delle elezioni europee, quindi entro questa settimana, ha risposto così: «Non lo escludo, c'è un'interlocuzione in corso e non lo posso dire. Non è ancora sciolta la riserva. Il decreto legge Sicurezza è complesso e presenta dei profili che vanno approfonditi ancora. All'ordine del giorno del Consiglio dei ministri», ha aggiunto Conte, «c'era l'avvio dell'esame e non l'approvazione, e quindi quello che è successo è normale ed era anticipato nelle premesse. Ovviamente c'è un vaglio da parte della presidenza della Repubblica un po' più incisivo rispetto ad un provvedimento ordinario, stiamo parlando di una decretazione d'urgenza, e quindi è normale ascoltare il Quirinale e avere la possibilità di raccogliere tutte le valutazioni e gli approfondimenti che proverranno dal Quirinale». Mattarella aveva espresso le sue perplessità sul dl Sicurezza bis già nei giorni scorsi, direttamente a Conte. I dubbi del Quirinale riguardavano in particolare le multe a chi soccorre i migranti in mare e le modifiche alle attribuzioni dei ministeri. «I tecnici del Viminale», ha fatto sapere ieri il ministero dell'Interno, «hanno ultimato le limature al testo del decreto sicurezza bis, così da fugare qualsiasi perplessità e togliere alibi. Il provvedimento è stato inviato a Palazzo Chigi. Il ministro Salvini», hanno aggiunto le fonti del Viminale, «aspetta la convocazione del Consiglio dei ministri per domani (oggi per chi legge, ndr) così come è stato assicurato ieri notte». Le limature al testo sono l'ennesima dimostrazione della buona volontà della Lega. Spariscono dal testo le multe previste per le navi che trasportano immigrati, ma si punta a sanzionare pesantemente chi si rende responsabile di «violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane». «In caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane», recita il testo messo a punto ieri, «notificato al comandante e, ove possibile, all'armatore e al proprietario della nave, si applica a ciascuno di essi la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000. Si applica altresì la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare». Difficile contestare una norma scritta in questo modo, a meno che il vero obiettivo della tenaglia Mattarella-Conte-Di Maio non sia tutto politico, e dunque si punti solo e soltanto a dare la sensazione che Salvini non sia in grado di far approvare un decreto che rappresenta una bandiera della Lega, a pochi giorni dalle elezioni europee. Non è un caso che ieri Marzio Breda, il quirinalista del Corriere della Sera, abbia spericolatamente accostato il decreto Sicurezza bis e «l'insidioso mix di populisti e sovranisti al governo» addirittura al terrorismo brigatista. Ieri sera, Di Maio sembrava voler prendere ancora tempo: «Per il decreto Sicurezza», ha detto il capo politico del M5s, «so che c'è un'interlocuzione fra Palazzo Chigi e il Quirinale per eliminare alcuni dubbi di incostituzionalità. Prima di andare in Cdm bisogna risolvere questi dubbi. Quei due milioni per i rimpatri», ha aggiunto Di Maio, «non so cosa ci permetteranno di fare, ne servirebbero centinaia per fare rimpatri seri. Dopo che la Lega ha aperto lo scontro con il Papa, con il segretario della Cei, adesso ci manca solo lo scontro con il presidente della Repubblica», ha detto ancora Di Maio, «e abbiamo fatto la collezione». Trattasi dello stesso Luigi Di Maio che esattamente un anno fa, il 27 maggio 2018, chiedeva l'impeachment per Mattarella, «colpevole» di non aver dato l'ok alla nomina di Paolo Savona al ministero dell'Economia, salvo poi ingranare una clamorosa retromarcia, una delle tante, di questo primo e forse ultimo anno di governo del cambiamento di idea.