2020-06-22
Immigrati, il grande bluff. Nel 2020 ricollocamenti zero
I giallorossi smontano i decreti Sicurezza contando sul famoso «impegno formale» dell'Europa a redistribuire gli arrivi. Peccato che i 1.300 sbarcati quest'anno dalle Ong siano ancora tutti qui.Entro la fine di giugno dovrebbero arrivare in Consiglio dei ministri i nuovi decreti Sicurezza, frutto della revisione messa a punto dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese che recepisce i rilievi del Colle, ma vuole andare ben oltre. Così, nel sistema di accoglienza diffusa su tutto il territorio, tanto caro alla sinistra, spariscono le maxi multe alle Ong e le confische delle navi umanitarie, ritorna l'iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo così pure la protezione speciale, assieme ad altre modifiche delle misure proteggi Paese introdotte da Matteo Salvini che il governo giallorosso da mesi preme per cancellare. Decisioni che avranno conseguenze drammatiche per l'Italia, dove continua a crescere il numero di sbarchi: 5.832 irregolari al 19 giugno mentre lo scorso anno, alla stessa data erano 2.242. Il capo del Viminale si dichiara sempre soddisfatto dell'accordo di Malta che «ha costituito una tappa fondamentale per un maggior coinvolgimento dell'Europa nella gestione del fenomeno migratorio. Per la prima volta, infatti, Francia e Germania hanno assunto impegni formali per la redistribuzione sui loro territori di immigrati sbarcati in Italia», ha dichiarato Lamorgese. Ha poi aggiunto: «Nel periodo di vigenza del meccanismo di Malta, interrotto per il coronavirus, sono stati ricollocati, trasferiti 540 migranti, pari all'86% delle ricollocazioni effettuate in totale, con una concentrazione nel periodo dicembre-febbraio. Prima dell'accordo di Malta erano state ricollocate complessivamente 85 unità». Quello che il ministro non rivela è che da inizio anno nessun migrante arrivato sulle nostre spiagge è stato trasferito in uno Stato europeo. Sono rimasti tutti qui, alla faccia dell'accordo di Malta. Li abbiamo fatti sbarcare, li manteniamo a nostre spese e chissà quando lasceranno l'Italia. Il rapporto del Viminale si scorre in pochi minuti, meglio dire secondi: il tempo rimanente è per essere certi di aver letto bene. Tabelle ordinate riportano nome della nave Ong, data dello sbarco, quote di migranti che gli altri Paesi europei si sono impegnati a prendere, ma quando si arriva alla colonna dei trasferiti, questa è desolatamente bianca. Zero spostamenti verso l'Unione europea. Scopriamo così che dei 122 migranti sbarcati dalla Open arms a Messina il 15 gennaio di quest'anno, 91 erano ricollocabili ma le quote offerte da altri Paesi furono solo 61: 28 dovevano andare in Francia, 28 in Germania, 3 in Portogallo, 2 in Irlanda. Non hanno mai preso un autobus o un treno per raggiungere la loro meta. Il 16 gennaio, a Taranto la nave Sea watch fa scendere a terra 119 persone, 77 sarebbero ricollocabili secondo il principio di «solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri», in realtà le quote sono 51: Francia e Germania accettano di prendersene 23 ciascuna, 3 il Portogallo, 2 l'Irlanda. Sapete dove sono invece gli irregolari? Sempre in Italia. Il 21 di quello stesso mese, Ocean viking sbarca 39 migranti a Pozzallo, dovevano andare 4 in Francia, 9 in Germania, 2 in Irlanda, non si sono mai mossi. A fine gennaio Ocean viking ci porta altri stranieri: il 29 ne sbarcano ben 403 a Taranto. Riparte la conta, 271 ricollocabili, le quote offerte dai Paesi si riducono a 193. Dal molo San Cataldo del porto pugliese 82 migranti dovevano andare in Francia, altrettanti in Germania, 4 in Portogallo, 2 in Irlanda, 3 in Lituania e 20 in Romania. Anche per questi, che giungevano da Marocco, Guinea, Senegal, Burkina Faso, Kenya, Nigeria, Mali e Somalia, l'unica terra promessa è rimasta l'Italia. Il 31 gennaio viene dichiarato lo stato di emergenza per fronteggiare il rischio sanitario connesso al coronavirus, però il 2 febbraio Open arms ci porta a Pozzallo altri 363 migranti, 317 sono i ricollocabili ma ormai nessun altro Paese Ue propone quote. Restano da noi, come i 158 sbarcati dall'Aita Mari il 13 febbraio a Messina (132 dovevano essere ricollocati), i 276 lasciati dalla Ocean viking a Pozzallo (243 dovevano lasciare l'Italia), i 194 della Sea watch 3, il 27 febbraio a Messina (143 ricollocabili), i 181 accolti per la quarantena sulla Rubattino il 4 maggio (148 ricollocabili), i 79 fatti sbarcare a Porto Empedocle dalla nave mercantile Marina (62 ricollocabili). Più di 1.300 sono gli stranieri sbarcati quest'anno da navi Ong, ai quali continua a provvedere solo l'Italia. Intanto le organizzazioni hanno spiegato le bandiere e sono tornate a pattugliare la zona Sar. Sea watch 3 ieri a Porto Empedocle ha potuto trasferire 211 migranti sulla nave traghetto Moby Zazà. Lo stesso ha fatto Mare Jonio con i suoi 67 stranieri a bordo. «Chi paga questi taxi del Mediterraneo? E perché lo fa? Presenteremo un'interrogazione in Parlamento, andremo fino in fondo a questa storia», scriveva nell'aprile 2017 l'allora vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Chissà se l'oggi ministro degli Esteri ha ricavato qualche certezza in più, mentre si appresta a cedere alle insistenze del Pd di cancellare i decreti Sicurezza, votati pure dai grillini.