2022-11-13
Ilva, stop a 145 imprese dell’indotto. «Un ricatto al governo sul dl Aiuti»
I sindacati: centinaia di posti a rischio. Da domani cantieri fermi e più dipendenti in cig.La lettera è arrivata venerdì sera a 145 imprese dell’indotto con i «migliori saluti» dei vertici di Acciaierie d’Italia spa. Oggetto: «Sospensione delle attività di cui agli ordini n. 41590 55351». Tradotto: da domani nello stabilimento siderurgico dell’Ilva di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici. La sospensione è «prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023 oppure fino all’anteriore data prevista dagli ordini quale termini di consegna». Riguardo alla ripresa delle attività, viene poi aggiunto, «seguiranno in ogni caso nostre comunicazioni. Qualora il cantiere di esecuzione degli ordini sia attivo presso il nostro stabilimento, è senz’altro urgente che provvediate a smobilizzarlo, previa messa in sicurezza, entro lunedì 14 novembre 2022. Precisiamo che decorso tale termine sarà inibito ogni accesso in stabilimento alla vostra impresa come ad altre imprese appaltatrici destinatarie di comunicazione analoga. Confermiamo l’interesse alla prosecuzione delle attività e delle opere appaltate e a tale riguardo sarà nostra cura comunicarvi ogni utile aggiornamento non appena possibile» conclude la comunicazione aziendale. Immediate le reazioni dei sindacati. «Si tratta di un gesto gravissimo», hanno dichiarato all’agenzia Agi Valerio D’Alò e Biagio Prisciano, rispettivamente segretario nazionale e Taranto della Fim Cisl, «che mette a rischio centinaia di posti di lavoro. La ricaduta occupazionale sarà massiccia. Se Acciaierie d’Italia e l’ad Lucia Morselli pensano di utilizzare questa situazione per premere sul governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del dl Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato», proseguono i sindacalisti. Per D’Alò e Prisciano, è poi «singolare» che questa stretta dell’azienda arrivi a poche ore dall’incontro che proprio domani Fim, Fiom e Uilm avranno a Taranto con i parlamentari sulla situazione della fabbrica. Da mesi l’ex Ilva è in una pesante crisi di liquidità e di recente Confindustria Puglia e Taranto ha dichiarato che sono maturati crediti per 100 milioni relativi a lavori effettuati, fatturati e non pagati. In Acciaierie d’Italia, sostengono fonti della Fim Cisl, da domani aumenterà anche la cassa integrazione per il personale diretto. È da metà 2019, cioè pochi mesi dopo il subentro alla gestione commissariale dell’amministrazione straordinaria, che l’azienda è ricorsa agli ammortizzatori sociali, con numeri variabili, tra cassa ordinaria, cassa Covid e ora straordinaria.«La cassa integrazione è già su livelli molto alti e la fabbrica da mesi è quasi ferma, con due impianti importanti, acciaieria 1 e altoforno 2, inattivi da luglio», aggiungono i sindacati. Che in passato hanno contestato ad Acciaierie d’Italia di essersi finanziata attraverso il mancato pagamento dei fornitori che sono esposti. Cosa farà adesso il presidente Franco Bernabé? Lo scorso 5 ottobre, al Congresso nazionale Uilm, aveva dichiarato: «Noi i 700 milioni non li abbiamo visti, non abbiamo visto nessuno dei finanziamenti che peraltro il governo ha stabilito di dare, quindi i finanziamenti ci saranno e a un certo momento li utilizzeremo. Fino adesso le acciaierie sono state gestite in una situazione che nella mia esperienza non ho mai visto: senza accesso al credito bancario, senza finanziamenti da parte degli azionisti. Quindi diciamo che è stato fatto uno sforzo importante per mantenere una situazione di una azienda che era stata gestita da due commercialisti e un avvocato per 7 anni», aveva aggiunto Bernabé spiegando che i finanziamenti andranno a un «programma di investimento che riguarda la transizione e che riguarda l’elettrificazione». Intanto un tavolo per l’ex Ilva è stato chiesto nei giorni scorsi al premier Giorgia Meloni dai tre leader di Cgil, Cisl e Uil nel corso del primo incontro a Palazzo Chigi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)