2024-02-28
Ilva, Morselli rischia l’accusa di bancarotta
Lucia Morselli (Imagoeconomica)
Scende in campo la magistratura: l’inchiesta scatterebbe con lo stato di insolvenza di Adi. Al posto degli indiani prende corpo l’idea Metinvest. Mentre i sindacati aprono ma con riserve all’ipotesi di una fabbrica di auto cinese. Adolfo Urso: «Al via contatti con più case».Fare dei nomi adesso potrebbe essere controproducente. E quindi nessuna sorpresa se il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, interrogato sulla notizia riportata da Bloomberg di un dialogo in corso tra il governo italiano e la cinese Byd per produrre le sue vetture elettriche in Italia sia rimasto sul vago. Ma le parole, «Abbiamo contatti con diverse case», non solo suonano come una conferma ma tracciano la linea di una strategia d’azione. «Ci hanno contattato», ha anche sottolineato il titolare del Mimit, «diverse multinazionali estere mostrando interesse per il sito di Taranto e per la siderurgia italiana». Il senso è molto chiaro. Il compito del governo è quello di creare l’humus, spianare il campo alle imprese che abbiano l’intenzione di investire in Italia e di accompagnare invece alla porta chi vuole uscire. Stellantis, al di là delle frasi di circostanza, continua a sentirsi anima e corpo francese e a mettere da noi centinaia di dipendenti in cassa integrazione? Bene, si cerca un’alternativa, una seconda casa produttrice alla quale destinare parte degli incentivi che in questo momento vanno per la stragrande maggioranza all’azienda guidata da Carlo Tavares. ArcelorMittal considera ormai da tempo l’investimento nell’ex Ilva come uno strumento per tarpare le ali a un possibile concorrente, più che come una fonte di sviluppo? Nessun problema. Si accelera sulla procedura di amministrazione straordinaria, si chiede l’autorizzazione a Bruxelles per il prestito ponte e nel frattempo si tesse la tela per altre alleanze pubblico-privato. Chiarendo comunque un punto. «Abbiamo cambiato la normativa nazionale per cui chi torna a produrre in Italia», evidenzia ancora Urso, «può avere un vantaggio fiscale pari al 50% nei primi sei anni. Incentiviamo il reshoring, ma devono sapere anche tutti che chi lascia il nostro Paese dopo aver ricevuto gli incentivi, dovrà restituire i sussidi ricevuti negli ultimi dieci anni. Le regole sono chiare e valgono per tutti». Ma torniamo a Stellantis. L’ipotesi Byd ha, come normale che sia, scatenato una ridda di interpretazioni. Per diversi motivi. I cinesi, dopo il sorpasso lato vendite su Tesla, sono la casa automobilistica del momento. A fine dicembre hanno annunciato che costruiranno la loro prima fabbrica europea a Szeged in Ungheria concentrandosi sulla produzione di veicoli elettrici e ibridi plug-in per il mercato continentale. C’è spazio nell’immediato per un secondo sito? Tutto ovviamente dipenderà dai ritmi di crescita, dagli incentivi ed eventualmente dall’indagine di Bruxelles, aperta da qualche mese, sui sussidi statali erogati da Pechino ai gruppi dell’automotive cinesi che potrebbero creare un vantaggio competitivo «sleale». «Abbiamo alcuni contatti per discuterne», ha confermato l’ad di Byd Europe Michael Shu in un’intervista rilasciata al Salone dell’auto di Ginevra in riferimento al dialogo con il governo italiano. «La necessità di un secondo stabilimento», ha chiarito, «dipende dai nostri risultati, ora stiamo facendo ottimi progressi». Che ci sia scetticismo da parte di Tavares (Stellantis) era scontato. Più volte in passato il manager aveva spinto i costruttori continentali a lavorare su sinergie e consolidamenti per supportare la filiera europea e non favorire i competitor cinesi. Mentre i commenti dei sindacati sono decisamente più propositivi. «Noi siamo aperti alla possibilità di un’interlocuzione», ha evidenziato il segretario nazionale Fim, Ferdinando Uliano, «ma nel caso si trattasse di una casa d’auto cinese vorremmo altre valutazioni. Aprendo una porta sul mercato europeo senza avere effetti positivi sul lato industriale, daremmo una quota di mercato importante ad un’azienda cinese che usa leve diverse dalle nostre».Capitolo ex Ilva. Ieri è stata una giornata importante. Un po’ perché lo stesso Urso ha confermato di aver parlato nel fine settimana del prestito da 320 milioni con il commissario europeo Vestager: «Pensiamo che si possa e si debba realizzare nei limiti delle regole europee, ma per far questo occorre un piano industriale che dimostri da subito che il prestito ponte possa essere restituito, perché tale é e appunto deve essere restituito». Una garanzia anche per le imprese dell’indotto: se c’è il via libera della Commissione vuol dire che anche Bruxelles è convinta che ci sono le condizioni per un rilancio. Non solo. Perché nella giornata in cui si segnala che l’ipotesi di un impegno di Metinvest, l’acciaieria ucraina che sta investendo anche su Piombino, è ancora in ballo, delle novità sono arrivate anche sul lato giudiziario. Dalla procura di Milano è emerso che se il tribunale fallimentare dovesse dichiarare lo stato di insolvenza di Acciaierie d’Italia, come richiesto dal socio di minoranza Invitalia, per arrivare all’amministrazione straordinaria, allora si aprirebbero le porte anche per un’eventuale inchiesta con l'ipotesi di bancarotta. I pm meneghini per ora hanno aperto un fascicolo esplorativo «modello 45» (cioè senza ipotesi di reato, né indagati), che potrebbe cambiare natura nel momento in cui scattasse l’insolvenza per l’azienda siderurgica.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.