2024-07-04
        Ilva, la gestione degli indiani accusata di aver  truffato lo Stato
    
 
Inchiesta su dieci persone fra cui Lucia Morselli, l’ad voluto dalla multinazionale indiana. Le perquisizioni della Gdf.Terremoto giudiziario sull’ex Ilva di Taranto. Ieri mattina sono scattati i blitz della Guardia di finanza di Bari nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena dopo un decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Taranto nei confronti di dieci persone. Si tratta di amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori di Acciaierie d’Italia (tra cui anche l’ex amministratore delegato Lucia Morselli), ovvero la società attualmente in amministrazione straordinaria che gestisce lo stabilimento pugliese.Sono indagati per il reato di truffa allo Stato. L’inchiesta riguarda una presunta «artificiosa manipolazione» dei dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi spa e poste in essere sotto la vecchia gestione, ovvero prima della procedura di amministrazione straordinaria avvenuta lo scorso 20 febbraio con la nomina dei commissari da parte del ministero delle Imprese (la gestione precedente vedeva, invece, ArcelorMittal, multinazionale dell’acciaio, come socio di maggioranza di Adi, con Morselli amministratore delegato). Sotto i riflettori della Procura è finito il funzionamento del sistema europeo di scambio di quote di emissione (direttiva Ets), che costituisce il principale strumento adottato dall’Unione europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori in base al Protocollo di Kyoto. Il sistema, precisano gli investigatori, si basa essenzialmente sul meccanismo del cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee a inquinare meno.Secondo quanto accertato sinora nell’inchiesta, in relazione alla restituzione delle quote CO2 consumate nel 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023, Acciaierie d’Italia avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione falsi quantitativi di consumi di materie prime (fossile, gas, eccetera), di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento («fattore di emissione» e «livello di attività»). Adi avrebbe inoltre dichiarato al registro Eu Ets (Sistema europeo di scambio di quote di emissione) un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, inducendo in errore il comitato ministeriale, che perciò assegnava gratuitamente allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per il 2023, un ammontare di quote superiore a quello effettivamente spettante.In questo modo, secondo l’accusa, gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per Adi consistito, da un lato, in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione allo Stato (nello specifico, al comitato ministeriale) di quote CO2 inferiori a quello che la società avrebbe dovuto restituire, dall’altro, nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle «aste pubbliche» dello Stato.I riscontri investigativi nascono non da un’attività di routine ma da un rilievo specifico di anomalie nei numeri relativi a cinque bilanci visionati ovvero quelli relativi al 2023, al 2022 e ai tre anni precedenti. Mediamente in quell’arco di tempo le quote di emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi erano circa 6 milioni l’anno per un valore, appunto medio, di 80 euro a quota. Non è ancora possibile quantificare l’importo di un’eventuale frode che è ancora tutta da verificare (perché chiaramente vale la presunzione di innocenza), ma potenzialmente sono tanti soldi. E questo potrebbe diventare un assist enorme per il governo, nonché una mina per gli indiani di Arcelor Mittal. «Posso solo dire che evidentemente avevamo ragione a riprendere nelle mani l’ex Ilva con l’amministrazione straordinaria», ha commentato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a margine dei tavoli su Piombino e su Borsa italiana al Mimit, rispondendo a una domanda sulle perquisizioni. L’inchiesta della Procura di Taranto fa capo al sostituto Francesco Ciardo, lo stesso magistrato che ha in mano un’altra indagine sull’ex Ilva, quella relativa alle emissioni di benzene dalla fabbrica. Il nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Bari ha effettuato un’ispezione, con acquisizione di documenti, anche nello stabilimento ex Ilva di Taranto. L’obiettivo delle operazioni di ieri è quello di cercare la documentazione necessaria per ricostruire le procedure esaminate per stabilire l’esatta quantificazione delle quote spettanti.
        «It – Welcome to Derry» (Sky)
    
Lo scrittore elogia il prequel dei film It, in arrivo su Sky il 27 ottobre. Ambientata nel 1962, la serie dei fratelli Muschietti esplora le origini del terrore a Derry, tra paranoia, paura collettiva e l’ombra del pagliaccio Bob Gray.
        Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)