2021-11-11
Il mondo scopre l’epidemia dei vaccinati
La cronaca conferma che il virus circola tra i presunti «immunizzati». Secondo il virologo Alexander Kekulé, su dieci di loro, da tre a cinque possono ammalarsi e contagiare. Ciò significa che l'immunità di gregge è un sogno e che i cosiddetti no vax sono un falso problemaSiccome non siamo abituati a berci bicchierini di whisky, ma neppure le balle che ci propinano Speranza e compagni, per chi non lo avesse ancora capito riassumo le ragioni per cui questo giornale non strizza l'occhio ai no vax, come si vuol far credere, ma semplicemente non chiude gli occhi sulle molte contraddizioni che hanno accompagnato la campagna vaccinale. Primo: l'efficacia dei vaccini. Nessuno mette in dubbio che le iniezioni anti Covid abbiano contribuito a rallentare la diffusione dei contagi, ma dire che se oggi l'epidemia rialza la testa la colpa è di chi non si è vaccinato dimostra solo che i sostenitori di questa tesi la testa non la sanno far funzionare. Come oggi conferma la gran parte degli esperti, ed è dimostrato pure dai numeri, il virus circola anche tra i vaccinati, i quali spesso non hanno sintomi, ma sono in grado di contagiare altre persone e, a differenza di ciò che viene raccontato, possono finire in terapia intensiva e perfino morire. Non serve essere virologi per accorgersene: è sufficiente fare i giornalisti. L'ultimo caso è quello registrato a Frascati, nel locale commissariato di polizia. Fra i sei agenti che componevano la squadra investigativa, quattro erano vaccinati e con green pass, due invece, non avendo ricevuto né prima né seconda dose, da ottobre erano a casa, sospesi dal lavoro. Secondo quanto denuncia il sindacato, tre dei quattro in servizio si sono contagiati pur essendo immunizzati e certo non per colpa dei colleghi che avevano rifiutato il vaccino. Il commissario capo è stato infettato e, ricoverato in ospedale, è deceduto dopo una settimana. Altri esempi? Basta attingere dalle cronache locali dei quotidiani, dove di solito sono occultate le notizie che la stampa mainstream intende nascondere. Pagina 2 di Repubblica edizione di Roma: «Covid, ricoverati nonostante il vaccino. Aumentano i contagi fra le forze dell'ordine, pazienti fragili e docenti, le categorie che si erano immunizzate per prime». Corriere della Sera, edizione di Bologna: «Rimini, focolaio tra i vigili urbani vaccinati, sette Comuni restano senza agenti». Ma se la cronaca non è ritenuta sufficiente, a smentire la tesi della pandemia dei non vaccinati arriva la statistica. Basta guardare il sito dell'Istituto superiore di sanità o, per chi non ha dimestichezza con le tabelle ufficiali, quello del Sole 24 Ore con gli aggiornamenti su contagi, ricoveri, terapie intensive e decessi, dai quali si evince che, al contrario di ciò che sostengono i virologi da salotto e i giornalisti da bar sport, ci si contagia e si muore anche se si è vaccinati. Meno? Molto meno? E chi lo nega, ma purtroppo questa è la realtà.Secondo: perché il green pass non rappresenta un passaporto per la libertà, ma rischia di diventare un lasciapassare per la malattia. Come ha spiegato Andrea Crisanti, il certificato verde non è un documento sanitario, cioè non attesta di non avere il Covid, ma solo che si è vaccinati o che si è fatto il tampone nelle ultime 48 ore. Come è a tutti noto, nel primo caso, cioè qualora si sia ricevuta prima e seconda dose, il documento ha validità per 12 mesi, ma i vaccini hanno un'efficacia inferiore. La maggior parte degli esperti parla di sei mesi, qualcuno anche di quattro. Dunque, ciò non solo spiega i casi di cui parlavamo prima, ma anche perché sostenere la tesi della pandemia dei non vaccinati sia una colossale sciocchezza, oltre che una falsità. Il professor Alexander Kekulé, virologo tedesco tra i piu accreditati, intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato che una delle principali cause della diffusione del virus in Germania è stata la libertà concessa ai vaccinati i quali, dopo aver ricevuto il virus anti Covid, evidentemente hanno pensato di essersi lasciati alle spalle la malattia. Secondo Kekulé, i vaccini hanno un'efficacia tra il 50 e il 70%. Questo significa che su dieci persone vaccinate, tre o cinque possono ammalarsi e contagiare, a volte inconsapevolmente, le altre persone. Cinque ogni dieci vuol dire uno su due: non poco. Che il tema sia proprio la falsa sensazione di sicurezza propalata da chi ha sposato il green pass come passaporto per la libertà, lo dimostrano i numerosi articoli sulla stampa internazionale, che dal Guardian a The Atlantic (ma potrei citarne tanti altri in cui si fanno riferimenti precisi), smentiscono la tesi dell'epidemia di non vaccinati.Terzo: perché l'immunità di gregge è un miraggio. All'inizio si era detto che una volta raggiunta la percentuale dell'80% di vaccinati avremmo sconfitto il virus. Poi, con l'arrivo della variante delta, il traguardo è stato spostato al 90%. In realtà, anche in Paesi dove si è vaccinato più che da noi, il Covid continua a girare e in ospedale ci finiscono tantissimi immunizzati. È il caso del Belgio. In un'intervista ad Atv, televisione di Anversa, il dottor Kristiaan Deckers ha ammesso che ormai in terapia intensiva sono ricoverati pazienti che hanno ricevuto prima e seconda dose. Il che non deve stupire, perché se il siero anti Covid ha una durata di sei mesi, il rischio di ammalarsi esiste. Prova ne sia che Andrea Crisanti parla della necessità di vaccinare di nuovo 8 milioni di persone al mese ogni sei mesi. Follia? Beh, ma è quello che anche in Italia si sta facendo con la terza dose, mentre in Israele si parla già della quarta. La verità, che non è il nome di una testata troppo ambiziosa ma la realtà che qualcuno non vuole vedere, è che i vaccini non sono totalmente risolutivi, perché a differenza di quelli contro il vaiolo, non immunizzano dal virus, ma lo rendono meno aggressivo (come abbiamo visto non sempre e non per tutti) nel caso si contragga la malattia. È difficile da capire? Forse per alcuni che leggono solo ciò che scrivono sì.Quarto e ultimo punto: continuate pure a prendervela con chi non si è vaccinato per paura o per convinzione. Potrete definirli renitenti all'iniezione o traditori della patria, chiuderli in casa o impedirgli di manifestare (come ho detto e scritto, io i cortei nei centri cittadini li vieterei tutti, a cominciare da quelli sindacali, in quanto non capisco perché io debba rimanere in coda in città quando un'azienda decide di ridurre il personale), ma dovete temere più il virus e le vostre false certezze, non chi ha fatto una scelta diversa dalla vostra rischiando del suo.
(Esercito Italiano)
Si è conclusa l’esercitazione «Mangusta 2025», che ha visto impiegati, tra le provincie di Pisa, Livorno, Siena, Pistoia e Grosseto, oltre 1800 militari provenienti da 7 diverse nazioni e condotta quest’anno contemporaneamente con le esercitazioni CAEX II (Complex Aviation Exercise), dell'Aviazione dell'Esercito, e la MUFLONE, del Comando Forze Speciali dell’Esercito.
L’esercitazione «Mangusta» è il principale evento addestrativo annuale della Brigata Paracadutisti «Folgore» e ha lo scopo di verificare la capacità delle unità paracadutiste di pianificare, preparare e condurre un’operazione avioportata in uno scenario di combattimento ad alta intensità, comprendente attività di interdizione e contro-interdizione d’area volte a negare all’avversario la libertà di movimento e ad assicurare la superiorità tattica sul terreno e la condotta di una operazione JFEO (Joint Forcible Entry Operation) che prevede l’aviolancio, la conquista e la tenuta di un obiettivo strategico.
La particolarità della «Mangusta» risiede nel fatto che gli eventi tattici si generano dinamicamente sul terreno attraverso il confronto diretto tra forze contrapposte, riproducendo un contesto estremamente realistico e imprevedibile, in grado di stimolare la prontezza decisionale dei Comandanti e mettere alla prova la resilienza delle unità. Le attività, svolte in modo continuativo sia di giorno che di notte, hanno compreso fasi di combattimento in ambiente boschivo e sotterraneo svolte con l’impiego di munizionamento a salve e sistemi di simulazione, al fine di garantire il massimo realismo addestrativo.
Di particolare rilievo le attività condotte con l’obiettivo di sviluppare e testare le nuove tecnologie, sempre più fondamentali nei moderni scenari operativi. Nel corso dell’esercitazione infatti, oltre ai nuovi sistemi di telecomunicazione satellitare, di cifratura, di alimentazione elettrica tattico modulare campale anche integrabile con pannelli solari sono stati impiegati il Sistema di Comando e Controllo «Imperio», ed il sistema «C2 DN EVO» che hanno consentito ai Posti Comando sul terreno di pianificare e coordinare le operazioni in tempo reale in ogni fase dell’esercitazione. Largo spazio è stato dedicato anche all’utilizzo di droni che hanno permesso di ampliare ulteriormente le capacità di osservazione, sorveglianza e acquisizione degli obiettivi.
La «Mangusta 2025» ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare la cooperazione e l’amalgama all’interno della cosiddetta Airborne Community. A questa edizione hanno partecipato la Brigata Paracadutisti Folgore, la 1st Airborne Brigade giapponese, l’11th Parachute Brigade francese, il 16 Air Assault Brigade Combat Team britannica, il Paratrooper Regiment 31 e la Airborne Reconnaissance Company 260 tedesche, la Brigada «Almogávares» VI de Paracaidistas e la Brigada de la Legión «Rey Alfonso XIII» spagnole e la 6th Airborne Brigade polacca.
L’esercitazione ha visto il contributo congiunto di più Forze Armate e reparti specialistici. In particolare, l’Aviazione dell’Esercito ha impiegato vettori ad ala rotante CH-47F, UH-90A, AH-129D, UH-205A e UH-168B/D per attività di eliassalto ed elitrasporto. L’Aeronautica Militare ha assicurato il supporto con velivoli da trasporto C-27J e C-130J della 46ª Brigata Aerea, impiegati per l’aviolancio di carichi e personale, oltre a partecipare con personale paracadutista «Fuciliere dell’Aria» del 16° Stormo «Protezione delle Forze» e fornendo il supporto logistico e di coordinamento dell’attività di volo da parte del 4° Stormo.
A completare il dispositivo interforze, la 2ª Brigata Mobile Carabinieri ha partecipato con unità del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti «Tuscania», del 7° Reggimento Carabinieri «Trentino Alto Adige» e del 13° Reggimento Carabinieri «Friuli Venezia Giulia». Il 1° Tuscania ha eseguito azioni tipiche delle Forze Speciali, mentre gli assetti del 7° e 13° alle attività di sicurezza e controllo nell’area d’esercitazione e alle attività tattiche di contro-interdizione.
Questa sinergia ha permesso di operare efficacemente in un ambiente operativo multi-dominio, favorendo l’interoperabilità tra unità, sistemi e procedure, contribuendo a consolidare la capacità di coordinamento e integrazione.
Oltre a tutti i Reparti della Brigata Paracadutisti «Folgore», l’esercitazione ha visto la partecipazione del: 1° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Antares», 4° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Altair», 5° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Rigel», 7° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Vega», 66° Reggimento Fanteria Aeromobile «Trieste», 87° Reparto Comando e Supporti Tattici «Friuli», 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti «Col Moschin», 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi «Folgore», 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, 1° Reggimento «Granatieri di Sardegna», 33° Reggimento Supporto Tattico e Logistico «Ambrosiano», 33° Reggimento EW, 13° Reggimento HUMINT, 9° Reggimento Sicurezza Cibernetica «Rombo» e 4° Reparto di Sanità «Bolzano» e di assetti di specialità dotati di sistema d’arma «Stinger» del 121° Reggimento artiglieria contraerei «Ravenna».
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