2021-05-29
Il virus può essere uscito dal laboratorio. Chi lo disse subito fu messo alla gogna
Il professor Joseph Tritto espresse dubbi sull'origine animale nel 2020. Joe Biden ora indaga. Come Donald Trump, che venne tacciato di razzismo.«Rivendico di poter considerare che ci sono elementi, dal punto di vista scientifico, per domandarsi ancora se questo virus non sia frutto del lavoro di laboratorio anziché prodotto “naturale"». Non so quanti lettori della Verità lo ricordino, ma era una dichiarazione rilasciata al nostro giornale dal professor Joseph Tritto in un'intervista che ci aveva concesso nell'agosto 2020. L'autore del libro Cina Covid-19. La chimera che ha cambiato il mondo (Cantagalli, pag. 272, € 20,00) sembrava allora la voce di uno che grida nel deserto, anzi era la voce di uno che veniva messo alla gogna mediatica dagli sbufalatori di professione, tipo il solito Open di Enrico Mentana che titolava sulle «incredibili rivelazioni di un urologo». Forse gli attentissimi debunker di Open avrebbero desiderato scrivere ufologo, visto che per loro, come per tanti altri autorevolissimi esperti, quello era solo «complottismo» perché, scrivevano, «la Comunità scientifica è di fatto unanime nello smentire una ingegnerizzazione» del coronavirus.Invece, il libro di Tritto aveva addirittura l'ardire di sostenere che il laboratorio da cui potrebbe essere («incidentalmente») uscito il virus era precisamente quello dell'Istituto di Virologia di Wuhan. Ma Tritto non era uno scienziato autorevole per i cacciatori di fake news professionali, oppure aveva la colpa di dire cose che riecheggiavano il famoso «virus cinese» di Donald Trump, che per questo veniva tacciato di «razzismo».Ebbene qualche giorno fa al Senato degli Stati Uniti il direttore dell'Istituto nazionale di malattie infettive statunitense, e super consigliere della Casa Bianca sul Covid-19, il guru della virologia mondiale Antohny Fauci, nello spazio di un attimo ha dichiarato: «Penso che dovremmo indagare su quanto è successo in Cina. Certamente le persone che stanno chiedendosi l'origine del virus sostengono che l'emergenza nasca da un animale che ha contagiato gli individui, ma potrebbe essere stato qualcos'altro e noi abbiamo bisogno di scoprirlo». Il dottor Tritto, che nell'estate 2020 semplicemente sollevava dubbi di carattere scientifico, si è finalmente scoperto in buona compagnia.Ma anche Donald Trump si è trovato improvvisamente in ottima e qualificata compagnia. Un dossier pubblicato dal Wall street journal circa una settimana fa riportava una indagine di intelligence per cui «diversi ricercatori del laboratorio [di Wuhan] si sono ammalati nell'autunno 2019» con sintomi compatibili con il Covid e hanno avuto bisogno di ricovero in ospedale. Il dossier sarebbe stato redatto dai servizi segreti durante l'ultimo periodo della presidenza Trump, ma pochi giorni dopo la pubblicazione del dossier ecco arrivare l'ordine di Joe Biden di indagare sulle «origini» del virus. E così anche Trump si è trovato in compagnia, e i dubbi del «demagogo» sono diventati improvvisamente «ragionevoli» nella narrazione dei media mainstream.Basta considerare l'epifania dell'intervista di Jamie Metzl sul Corriere di ieri per capire che qualcosa è cambiato ora che anche Biden si è allineato al «virus cinese». «Sono un democratico, forte critico di Trump», fa sapere Metzl dalle colonne del Corriere, «ma la scienza mostra che Pechino mentiva nel dire che il virus provenisse dal mercato di Wuhan». Il personaggio è membro della commissione di esperti sull'editing del genoma umano dell' Oms e ha lavorato, per dire, al dipartimento di Stato sotto il presidente Bill Clinton e come vicedirettore dello staff nella Commissione Affari Esteri del Senato sotto Joe Biden. Il presidente Biden si è dato «90 giorni» per arrivare ad «un rapporto» che faccia luce sul doppio scenario, quello di un origine naturale del virus, come sostengono ovviamente da Pechino, e quello, invece, di un origine da laboratorio. L'indagine dell'Oms condotta in Cina all'inizio del 2021 come sappiamo ha concluso che sarebbe «estremamente improbabile» che il virus si sia diffuso da perdita di laboratorio, ma lo stesso capo missione Peter Ben Embarek ha dichiarato che «ha avuto difficoltà a ricevere tutti i dati». Anche il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom, che è sempre stato vicino alla Cina, ha commentato il report dicendo che per comprendere l'inizio dell'epidemia «gli scienziati dovrebbero avere pieno accesso ai dati, inclusi i campioni biologici almeno a partire da settembre 2019».Dalla Cina, ovviamente, reagiscono con sprezzo al cambio di rotta generale. Il ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian, ha affermato che gli Stati Uniti «non si preoccupano dei fatti o della verità […] il loro scopo è usare la pandemia per perseguire la stigmatizzazione e la manipolazione politica». Il problema è che dopo una ubriacatura di titoli e servizi dei media che hanno respinto la teoria dell'origine del virus come fuga dal laboratorio, ora i lettori si trovano davanti prime pagine che dicono come i dubbi «razzisti», «demagogici» e «cospirazionisti» dell'era Trump sono diventati improvvisamente «ragionevoli» e «fondati». Ennesima schizofrenia di una informazione certificata che di certificato ormai ha solo la propria opinione di bottega. Perché non sono cambiate le prove, non c'erano allora e non ci sono oggi per poter dire con certezza dell'origine del virus, ma è cambiato il presidente degli Stati Uniti e la politica.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)