2018-09-15
Il vice Juncker sbrocca con Salvini sui migranti. Ma intanto la linea dura paga: Italia terza rotta
Il ministro a Vienna tratta con i tedeschi sulle espulsioni, si schiera con Victor Orbán e subisce l'attacco del collega lussemburghese, che gli rinfaccia il passato: «Venivate a lavorare nel Granducato». Appunto: a lavorare...Con le Ong fuori gioco, gli scafisti rispolverano i barchini di legno: 184 a Lampedusa Il Viminale studia un rimpatrio lampo. Intanto, i clandestini puntano Grecia e Spagna.Lo speciale contiene due articoli Più che mai Matteo Salvini protagonista a Vienna, al vertice dei ministri degli interni Ue sull'immigrazione.Il vicepremier italiano è tornato a difendere Viktor Orbán: «Le sanzioni contro l'Ungheria», ha detto, «sono una follia di quell'Europa che non si rassegna al cambiamento. Sono convinto che tra qualche mese ci troveremo a governare l'Ue con Orbán».Quanto al vertice, si segnalano: una trattativa serrata - non senza spigolosità - con la Germania; una novità sulle procedure di identificazione; una dura polemica con Malta; il preannuncio di un decreto per un giro di vite sulle richieste di asilo; e infine la provocazione anti italiana di un ministro lussemburghese (forse anche lui colpito da «sciatica», come il connazionale Juncker). Procediamo con ordine.A Vienna, il ministro tedesco Horst Seehofer non si è proprio presentato, inviando un sottosegretario e la combattiva portavoce Eleonore Petermann. Con la Germania non sono mancate le schermaglie, in una mano di poker in cui il leader leghista vuole ottenere il cambiamento della famigerata missione Sophia, l'operazione navale che, diversamente dalla vecchia Mare Nostrum, non doveva essere solo di salvataggio, ma anche di contrasto agli scafisti. Sta di fatto che però, rimanendo chiusi i porti altrui (Francia di Macron in testa), i migranti continuano a finire in Italia. Ecco allora lo «scambio» ipotizzato da Salvini: luce verde alle richieste tedesche sui respingimenti secondari, a patto però di un aiuto da Berlino per cambiare questa situazione. La portavoce di Seehofer ha dato per raggiunto l'accordo, ma Salvini ha frenato: «Quello con la Germania, che non ho ancora firmato, sarà un accordo a tempo e a saldo zero, e sarà sottoscritto se la Germania ci darà una mano per il cambio delle regole della missione Sophia, che per colpa del governo Renzi ha fatto sbarcare in Italia 45.000 persone». Se tutto andasse bene, sarebbe un'intesa senza danni per nessuno: per ogni migrante respinto dal territorio tedesco, Berlino dovrebbe accogliere un migrante salvato dal mare. Un gioco a somma zero: ma a Salvini interessa mutare strutturalmente una situazione troppo penalizzante per l'Italia.Salvini ha anche messo sul tavolo una novità condivisa con l'omologo austriaco Herbert Kickl: «Tra le misure innovative ed efficaci non è da escludere quella di un'identificazione sulle navi, una volta soccorsi i migranti», per procedere da subito a riaccompagnare nei Paesi di origine chi non ha diritto. Per estendere gli accordi con gli stati di provenienza, Salvini ha aggiunto di «aver concordato col commissario europeo Dimitris Avramopoulos missioni congiunte in Africa per fare capire che Italia e Ue non hanno intenzione di permettere altri arrivi».Molto duro lo scontro con Malta. Il casus belli è il nuovo stillicidio degli sbarchi a Lampedusa: bloccate le grandi navi delle Ong, è infatti ricominciato il viavai delle barche più piccole. Solo nelle ultime ore, sono stati 184 i migranti arrivati a Lampedusa per questa via. Salvini non ha usato mezzi termini contro Malta: «C'è un Paese membro che se ne sta ampiamente fregando dei suoi doveri, con ripetuti casi di navi in difficoltà ignorate o accompagnate verso l'Italia».La prossima settimana, intanto, è atteso il varo in Consiglio dei ministri di un decreto legge: in primo luogo, per allungare l'elenco dei reati che possono stoppare una richiesta d'asilo (inserendo violenza sessuale, traffico di droga, furto, aggressione a pubblico ufficiale). E poi per prevedere la revoca dello status di rifugiato se il migrante torna nel Paese d'origine: insomma, se scappi perché dici che lì c'è pericolo, non si vede perché tu debba tornarvi e contemporaneamente chiedere protezione qui. Il decreto dovrà avere il via libera anche del Guardasigilli e soprattutto del capo dello Stato: e, specie nel secondo caso, non sono mai passaggi scontati.L'ultimo capitolo - quello più folkloristico - riguarda l'esibizione anti italiana del ministro lussemburghese Jean Asselborn. Chi era costui? È stato vicepremier di Jean-Claude Juncker (prima che l'uomo della «sciatica» fosse costretto a lasciare il governo del granducato per una storiaccia di dossieraggi e schedature); da due anni chiede ossessivamente di cacciare dall'Ue l'Ungheria; e per capire quanto sia prono all'asse francotedesco, basterà ricordare le sue onorificenze, dalla Gran Croce dell'Ordine al merito di Germania alla Legion d'Onore francese.Ecco, mentre Salvini diceva: «Ho sentito da qualche collega che c'è bisogno di immigrazione perché la popolazione europea invecchia: io ho una prospettiva completamente diversa», Asselborn ha cominciato a sbuffare come una locomotiva, cercando ripetutamente di interrompere, e farfugliando le solite frasi sull'immigrazione italiana di un tempo: «In Lussemburgo, caro signore, avevamo migliaia di italiani che sono venuti a lavorare da noi, affinché voi in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli». Salvini ha mantenuto la calma, tenendo il punto: «Rispondo pacatamente al suo punto di vista che non è il mio. Se in Lussemburgo avete bisogno di nuova immigrazione, in Italia preferisco aiutare gli italiani a tornare a fare figli». Il lussemburghese, rosso come un peperone, ha concluso: «Merde alors», che qualche giornalista italiano specializzato nel ramo «attenuazioni e vaselina» ha tradotto «diamine». E quindi ecco i titoloni sulle agenzie: «Lite a Vienna». Ma per litigare occorre essere in due: il litigante, invece, era uno solo, di nazionalità lussemburghese. Daniele Capezzone<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-vice-juncker-sbrocca-con-salvini-pure-gli-italiani-erano-immigrati-2604930133.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-linea-dura-paga-italia-terza-rotta" data-post-id="2604930133" data-published-at="1757989862" data-use-pagination="False"> La linea dura paga: Italia terza rotta Ora è ufficiale i trafficanti di esseri umani sono tornati alle vecchie imbarcazioni di legno. E per arrivare in Italia, che ormai è però solo la terza rotta scelta dagli scafisti nel 2018, attraversano indisturbati, nonostante le sollecitazioni delle autorità italiane, le acque maltesi. Già dalla foto aerea postata l'altra sera sui social dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, era facile capire che non si trattava di natanti da soccorrere in mare. E infatti Salvini, dopo aver ribadito la chiusura dei porti, ha bollato l'ingresso in acque maltesi di quelle piccole barche da pesca a motore come «traffico di esseri umani». Evidente. «Che mi indaghino pure», aveva detto il leader del Carroccio. Ieri però, mentre Salvini era a Vienna per il vertice dei ministri Ue, i barchini con i migranti accompagnati dai trafficanti di esseri umani sono arrivati in Sicilia. Tutti a Lampedusa. A conti fatti sono 184. Con Malta che continua a fregarsene. E che ha lasciato a mare perfino l'ultima delle imbarcazioni che, con a bordo 15 tunisini, è alla deriva in acque di ricerca e soccorso maltesi dopo aver finito il carburante. Ora il Viminale sta studiando un rimpatrio lampo che, dopo l'identificazione, probabilmente già sulle navi, stando alle prime ipotesi avverrà con un volo charter. E così, per l'ennesima volta, Malta ha scaricato il problema sull'Italia. Ma Salvini non se ne sta con le mani in mano: ieri mattina, durante l'incontro di Vienna, ha scambiato due chiacchiere con il suo omologo tunisino. I due si sono aggiornati a martedì, per un vertice a Roma. E presto Salvini sarà anche in Tunisia. Lo ha annunciato nel corso di una conferenza stampa a latere del summit viennese: «È il primo paese per arrivi quest'anno e voglio capire come aiutarli, per aiutare anche noi». Frontex nel frattempo ha pubblicato le statistiche sugli sbarchi di agosto. Il numero di migranti arrivati il mese scorso in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale è sceso a circa 1.500, un calo del 62% rispetto al mese di agosto 2017. Nei primi otto mesi del 2018 sono arrivate in totale 19.600 persone, l'80% in meno rispetto a un anno fa. Proprio i tunisini sono fra i più numerosi, insieme agli eritrei. E ora che i porti italiani sono chiusi alle Ong e che le navi umanitarie non fanno più a gara a chi soccorre prima i migranti a poche miglia dalle coste libiche, i trafficanti di esseri umani hanno messo da parte i gommoni cinesi da pochi euro che affondavano dopo un'ora di navigazione e hanno rimesso in mare le barche di legno. Ma, soprattutto, preferiscono la Spagna e la Grecia. Secondo i dati dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite, al 14 settembre sono arrivati nel Sud Europa 79.108 migranti. Di questi, 37.336 sono approdati sulle coste della Spagna, altri 21.326 su quelle della Grecia e solo 20.301 sono arrivati in Italia. Alla stessa data l'anno scorso erano arrivati in Italia già oltre 100.000 migranti: la prova che la linea dura è vincente. Fabio Amendolara
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.