2021-03-05
Il Malawi ha plurimi problemi. Compreso il vampirismo
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Non solo crisi economica. Nell'aprile del 2020, Le Monde riferì che almeno otto persone fossero state uccise nel Paese da ronde che le ritenevano dei succhia-sangue. Voice of America riportò che le dicerie si fossero diffuse a inizio febbraio e che la psicosi avesse colpito sei distretti.Sul piano geopolitico il Paese africano si è avvicinato fortemente alla Cina instaurando relazioni diplomatiche con Pechino nel 2008. Da allora, i legami economico-commerciali si sono notevolmente intensificati.Lo speciale contiene due articoli.Le reazioni interne ed internazionali non tardarono ad arrivare. L'allora presidente malawiano, Peter Mutharika, esortò la popolazione alla calma, sostenendo al contempo che la psicosi fosse stata strumentalmente aizzata dall'opposizione. «Sappiamo che questo fa parte di una strategia politica per creare paura e panico per impedire alle persone di registrarsi nelle liste elettorali», dichiarò. «E tutto questo mentre intraprendiamo la guerra contro il coronavirus», aggiunse. Intervenne sulla questione anche la responsabile delle Nazioni Unite per il Malawi, Maria Torres, che, in un comunicato, dichiarò: «Questi episodi di giustizia di massa si nutrono di miti e disinformazione che mettono a repentaglio lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani».Il clima di psicosi da vampiri non era del resto una novità per il Malawi. Nell'ottobre del 2017, la paura per i succhia-sangue era infatti esplosa in isteria generale, determinando una sommossa violenta. Almeno otto persone, considerate dei vampiri, vennero uccise (chi lapidato, chi dato alle fiamme) nella città di Blantyre. In quell'occasione, la polizia locale dichiarò di aver arrestato 140 componenti delle ronde, responsabili dei linciaggi. Anche in quel caso, la psicosi si sarebbe diffusa a partire da un Paese confinante (il Mozambico), per estendersi poi nella parte meridionale del Malawi. Questa situazione generò un clima di forti violenze, tanto da indurre le Nazioni Unite a ritirare il proprio personale presente in loco. In quell'occasione, le autorità locali inviarono le forze dell'ordine e decretarono un coprifuoco notturno, mentre Mutharika si recò sul posto per cercare di placare gli animi. Andando ancora più indietro, già nel 2002 si registrarono violenze dirette contro presunti vampiri: in quel contesto, nel gennaio del 2003, un giornalista radiofonico malawiano venne arrestato per aver trasmesso un'intervista a un uomo che affermava di essere stato aggredito da un succhia-sangue. Andando oltre i drammatici casi di cronaca, è bene chiarire in che cosa consista esattamente la credenza del vampirismo malawiano, per indagarne poi le cause strutturali. Cominciamo col dire che, come riferito da Vice News nel novembre del 2017, la figura del vampiro in Malawi sia da intendersi in modo differente da come viene concepita nell'immaginario collettivo occidentale: si tratterebbe - secondo le credenze - di esseri umani (definiti «Anamapopa») che, attraverso magia e tecnologia, paralizzerebbero le proprie vittime, estraendo loro il sangue con marchingegni ignoti, per poi venderlo a chi ne fa uso per riti magici (spesso a scopo di ricchezza). Venendo poi alle cause di questa situazione, troviamo innanzitutto ragioni di natura culturale: nonostante la popolazione si dica per il 75% cristiana e per il 15% islamica, le credenze legate alla stregoneria sono particolarmente diffuse. Il che si lega con pratiche barbariche rivolte contro i presunti vampiri e - come vedremo - contro gli albini. In secondo luogo, si scorgono cause di natura socioeconomica. Solitamente questi episodi di violenza tendono ad esplodere nei periodi di siccità: tutto questo, nel quadro di un Paese poverissimo che, ricordiamolo, basa circa l'80% della propria economia sull'agricoltura e che sta incontrando sempre maggiori difficoltà sul piano climatico e ambientale. Esistono infine anche delle ragioni di tipo criminale: nel Paese vengono infatti effettuati omicidi con lo scopo di vendere parti del corpo umano usate per rituali magici. Un problema, questo, che riguarda soprattutto gli albini. Secondo quanto riferito dalla Bbc nel 2019, «un rapporto delle Nazioni Unite ha suggerito che gli attacchi e le uccisioni di persone affette da albinismo aumentano durante i periodi elettorali a causa della falsa convinzione che le loro parti del corpo possano portare fortuna e potere politico se usate in rituali legati alla stregoneria». La questione dell'albinismo costituì d'altronde uno dei temi caldi proprio della campagna presidenziale malawiana del 2019. A questo proposito, negli scorsi giorni, alcuni gruppi di attivisti locali hanno esercitato pressioni per emendare il Witchcraft Act del 1911: l'obiettivo principale è infatti quello di rendere la legislazione più severa con l'obiettivo di tutelare albini e persone accusate di stregoneria o vampirismo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-vampirismo-in-malawi-2650917837.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="geopolitica-ed-economia-dal-2008-il-malawi-si-e-avvicinato-alla-cina" data-post-id="2650917837" data-published-at="1614946441" data-use-pagination="False"> Geopolitica ed economia: dal 2008 il Malawi si è avvicinato alla Cina Il Malawi è una delle nazioni più povere al mondo: fortemente dipendente dall'agricoltura (che impiega circa l'80% della popolazione), riscontra forti problemi soprattutto sul piano climatico e ambientale. Nonostante l'avvio di una recente fase di crescita (dal 2018 al 2019), la pandemia del Covid-19 ha impresso una battuta d'arresto sul fronte economico. Secondo quanto riferito dalla Banca Mondiale, gli ultimi dati mostrano che il tasso di povertà nazionale sia leggermente aumentato dal 50,7% nel 2010 al 51,5% nel 2016, per quanto la povertà nazionale estrema sia diminuita dal 24,5% nel 2010/11 al 20,1 nel 2016/17: tra le cause strutturali di questa situazione, si registrano in particolare una bassa produttività agricola e scarse opportunità occupazionali al di fuori dello stesso settore agricolo.Nel corso degli ultimi anni, il Malawi, sul piano geopolitico, si è avvicinato fortemente a Pechino: il Paese ha instaurato relazioni diplomatiche con la Cina nel 2008 e, da allora, i legami economico-commerciali si sono notevolmente intensificati. Anche perché, come riferito nel 2017 da The Diplomat, Pechino punterebbe soprattutto a mettere le mani sui minerali e sul legname malawiani. Una tesi, questa, espressa da Taiwan, ma che la Repubblica popolare ha rispedito al mittente. Nel corso di questi anni, la Cina ha realizzato varie opere infrastrutturali ed edilizie in Malawi (tra cui il Bingu International Conference Center, il palazzo del parlamento, il Bingu National Stadium). Tuttavia, il Paese africano ha anche contratto forti debiti con Pechino (nel 2016 fu siglato un accordo di finanziamento per 1,7 miliardi di dollari), mentre - nella realizzazione delle opere suddette - sono stati scarsamente coinvolti lavoratori malawiani. Ciò accade, più in generale, anche per quanto riguarda le imprese cinesi presenti in loco, dove gli impiegati autoctoni sono solitamente pochi e malpagati. Una serie di circostanze che stridono con la narrazione proposta da Pechino, che tende a presentare sé stessa come la nazione in grado di aiutare la ripresa dell'economia malawiana. Adesso bisogna capire che cosa accadrà in futuro. Lo scorso giugno, il presidente Peter Mutharika (in carica dal 2014), ha perso le elezioni, mentre è salito al potere Lazarus Chakwera: considerato vicino al mondo evangelico americano, sarà interessante vedere se proseguirà questa politica di avvicinamento economico e commerciale nei confronti di Pechino. E' pur vero che Washington abbia un programma di assistenza per il Malawi (negli ultimi vent'anni il Paese ha ricevuto 3,6 miliardi di dollari dallo Zio Sam), ma l'effettiva attenzione statunitense riservata a Lilongwe (così come al resto dell'Africa) non è risultata prioritaria dalle parti di Washington nel corso degli anni. Fatto salvo un (non probabilissimo) cambio di politica da parte di Joe Biden, è plausibile ritenere che Chakwera si troverà costretto a mantenere quindi la linea di avvicinamento a Pechino.
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