2023-01-05
Il tribunale: «Restrizioni incostituzionali»
Il tribunale di Milano (Imagoeconomica)
Assolto a Milano un cittadino accusato d’aver violato la quarantena: «Non era un pericolo e comunque la libertà personale non può essere limitata da un provvedimento generale». Traduzione: a essere illegali non erano gli atti delle persone ma i dpcm del governo.La libertà personale non si può togliere per decreto. Punto. Una sentenza del tribunale di Milano spazza via le chiacchiere dei cultori dei dpcm, i decreti presidenziali con cui da Giuseppe Conte in poi i governi hanno aggirato non solo il Parlamento, ma anche la Costituzione. Ricordate i lockdown e il green pass obbligatorio per prendere treno e autobus? Tutto ha origine dall’idea che si potessero rinchiudere in casa le persone - oppure lasciarle a piedi, negando il diritto a salire su un mezzo pubblico - con una semplice leggina, per di più neppure passata al vaglio delle Camere. In base al dpcm che imponeva il certificato verde per poter salire su un convoglio, un trentottenne, dopo un controllo della Polfer non solo era stato costretto a scendere dal Milano-Bari, ma era anche stato denunciato per l’inosservanza delle disposizioni impartite «per impedire la diffusione di una malattia infettiva» e accusato di falso ideologico. Ma l’altro giorno è arrivata la sentenza del giudice del capoluogo lombardo, il quale ha mandato assolto l’imputato con la formula «il fatto non sussiste». Traduco: ad avere un comportamento illegittimo non è stato colui che non si era munito di tampone, a dimostrazione di non essere positivo, ma il governo, che con un dpcm aveva limitato la libertà personale di un cittadino, violando un diritto costituzionale.So che qualsiasi persona di buon senso non sarebbe arrivata a scomodare la Giustizia, facendo perdere tempo ai magistrati che già sono oberati di parecchio arretrato. Ma il ricorso al tribunale è stato necessario, dato che proibire alle persone di viaggiare con i mezzi pubblici era diventato la regola, a prescindere dal fatto che la persona fosse positiva al Covid o meno. Per costringere le persone a vaccinarsi, oltre a togliere loro il lavoro, pretendendo l’esibizione di un patentino che attestasse o di aver offerto il braccio alla patria o l’esito di un tampone, il governo Draghi aveva reso complicato anche l’accesso a treni e tram senza attestato vaccinale. Un sopruso bello e buono, che adesso però è definito come tale da una sentenza. Il giudice, infatti, ha messo nero su bianco che non solo l’imputato «non sarebbe stato in grado di esporre a pericolo la salute pubblica», in quanto del tutto asintomatico e negativo al test, ma che è illegittimo e incostituzionale limitare con un regolamento generale e indifferenziato la libertà personale. In altre parole, non si può fare un decreto che tolga a tutti il diritto a uscire di casa o di salire su un autobus, perché una misura che limiti la possibilità di andare dove si vuole può essere disposta solo dall’autorità giudiziaria e facendo riferimento a persone e comportamenti specifici. Dunque, chiunque abbia violato la quarantena o sia salito su un mezzo pubblico, non ha commesso alcun reato, perché la decisione del governo era illegittima e incostituzionale. Siamo certi che dopo il pronunciamento della magistratura, virologi e politici (di sinistra) si strapperanno i capelli, descrivendo scenari catastrofici nel caso in cui la sentenza divenisse definitiva e dunque immaginiamo che ci sarà chi si darà da fare affinché in appello venga ribaltata e non faccia giurisprudenza. Ma siccome altri giudizi incombono (per esempio il reintegro di diversi lavoratori sospesi) è assai probabile che la legislazione d’emergenza varata in questi anni sia spazzata via per lasciare posto al diritto e ai diritti di cui noi, sin dal tempo dell’introduzione del green pass, ci siamo dichiarati difensori. Tuttavia, oltre alla decisione del tribunale, c’è un altro motivo per rallegrarci ed è la rimozione del direttore generale dell’Agenzia del farmaco. Nicola Magrini era diventato il guardiano dell’ortodossia imposta da Roberto Speranza, un burocrate che invece di parlare in nome della scienza, parlava in nome di chi lo aveva designato. Dopo l’ultima intervista in cui attaccava il governo, accusandolo di «tacere sui vaccini», cioè di non fare nulla per spaventare gli italiani e costringerli a sottoporsi all’iniezione, il ministro della Salute Orazio Schillaci ne ha annunciato la sostituzione. A sinistra ovviamente hanno già iniziato a strillare, ma per quanto ci riguarda non possiamo che dire: finalmente. Di un politico travestito da scienziato non sentiremo la mancanza.