2018-12-13
Il terrorista Chérif aveva il passaporto ma non è mai stato francese né europeo
La fedina dell'attentatore Chérif Chekatt conta ben 27 arresti e la «fiche S». Radicalizzato in carcere, frequentava gli ambienti salafiti. In altre parole un terrorista, uno che, neppure lontanamente, ha mai cercato d'integrarsi in Francia. Chiamatelo come volete, ma non francese e neppure europeo. Chérif Chekatt a Strasburgo c'è soltanto nato, per un malaugurato caso del destino, il 24 febbraio del 1989. Ma non ha mai condiviso neppure una sillaba del dei valori di Liberté, Égalité, Fraternité. Di lui sappiamo che è cresciuto nel quartiere di Neudorf, dove ha fatto perdere le sue tracce a centinaia di poliziotti che lo braccavano. Sappiamo anche che ha origini marocchine, una fedina penale nera come la pece e che l'intelligence lo aveva inserito nella banca dati «fiche S», dove vengono schedati gli individui che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Inoltre era un noto frequentatore dei circoli islamici radicali di Strasburgo e farebbe parte degli estremisti salafiti.In altre parole un terrorista, uno che, neppure lontanamente, ha mai cercato d'integrarsi in Francia, della quale aveva solo il passaporto. La sua vita è costellata di condanne, arresti e denunce per reati di criminalità comune, come ha spiegato il ministro dell'Interno, Christophe Castener. Comune fino a un certo punto, perché nel passato di Chekatt ci sono 27 arresti non solo in Francia, ma anche in Svizzera e in Germania. Nel 2011 era stato condannato a due anni di prigione per avere ferito al volto un sedicenne con un coccio bottiglia, nel 2012 si era introdotto in uno studio di un dentista a Mainz, portando via denaro e oro usato per le otturazioni. Nel 2016 è stato detenuto in un carcere tedesco per un furto in appartamento e per aver rapinato una farmacia a Engen. Quindi venne espulso in Francia nel 2017, dove durante la permanenza in penitenziario si è fatto notare per la violenza e il suo proselitismo religioso. Infatti era stato segnalato alla Direzione generale della sicurezza interna come potenziale terrorista. Da allora veniva tenuto d'occhio - o almeno così avrebbe dovuto essere - dai servizi segreti. Una prassi che riguarda altre 26.000 persone sospettate di poter compiere, un giorno, atti terroristici. Un numero impressionante e incontrollabile.Proprio la mattina dell'attentato, Chérif Chekatt era sfuggito a una perquisizione nel suo domicilio di Neudorf, ordinata in seguito alle indagini su una rapina a mano armata con omicidio. Dovevano interrogarlo, o forse arrestarlo per l'ennesima volta, ma la polizia non l'ha trovato nella sua abitazione. Hanno preso i suoi complici, ma non lui. Secondo i media francesi i gendarmi avrebbero trovato delle granate, nascoste in un baule della casa. Forse proprio l'irruzione degli agenti lo ha spinto ad anticipare il suo piano e sparare tra la folla del mercato di Natale, il più antico di Francia. Già al centro di un piano fallito degli jihadisti nel dicembre 2000, prima ancora dell'attacco alle Torri Gemelle. Comunque il terrorista è entrato in azione dopo essere arrivato nella zona del mercato dal ponte del Corbeau, ed essersi diretto in rue des Orfèvres, la più animata del centro di Strasburgo. Qui ha fatto fuoco sui passanti usando una pistola, al grido di «Allah Akbar». Nell'assalto sono morte tre persone e 14 sono rimaste ferite, tra cui il giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi. Fra le vittime si conta anche un ragazzo musulmano afgano, finito in coma subito dopo la sparatoria. Dopo aver compiuto la strage, l'assassino riesce a dileguarsi per la seconda volta. Poco dopo, i militari lo intercettano di nuovo nel suo quartiere, c'è una sparatoria: Chekatt viene ferito. Ma gli uomini dell'Opération Sentinelle, il dispiegamento antiterrorismo introdotto dopo gli attacchi di Parigi, non lo catturano nonostante tra le 20 e le 22 abbiano sparato due volte per cercare di fermare l'assalitore. Lui scappa ancora, in taxi, prendendo l'autista in ostaggio. La terza fuga in poche ore, uno smacco per la polizia francese. Poco dopo lascia il tassista e prosegue a piedi, anche se ferito, imbracciando un fucile automatico. Da allora non se ne sa più niente.Nei giorni scorsi si erano intensificati gli appelli online delle formazioni jihadiste per attaccare la Francia e approfittare del caos e della crisi politica seguita alla protesta dei gilet gialli, ma non si sa ancora se Chérif Chekatt faccia parte di una rete coordinata o se abbia attaccato su iniziativa personale. Sapendo comunque di poter contare sull'approvazione e l'aiuto di quel che resta dell'Isis, o di un'altra organizzazione terrorista. Infatti si cercano possibili complici. Nonostante tutto questo, il segretario di Stato agli Interni, Laurent Nunez, ieri sera spiegava che «non è ancora certa la matrice terroristica» e che «bisogna essere molto prudenti», poiché «l'assalitore non era conosciuto per reati legati al terrorismo». Una prudenza che ci pare eccessiva.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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