2024-10-31
Il Tar lombardo impone al Comune di regolarizzare la moschea abusiva
I giudici danno all’amministrazione di Cantù 30 giorni di tempo per rilasciare i permessi al luogo di preghiera. Proteste dalla Lega. Nicola Molteni: «Questa vicenda non aiuta la sicurezza. Non escludo un referendum cittadino».Il Comune di Cantù ha 30 giorni di tempo per rilasciare il permesso di costruzione di una moschea. Nel centro del comasco, su quarantamila abitanti, sono oltre quattromila gli immigrati, la metà dei quali provenienti da Paesi di culto islamico. Dopo dieci anni e una serie di contenziosi tra il comune di Cantù e l’Associazione Assalam per la concessione, il Tar della Lombardia, IV sezione, potrebbe aver messo la parola fine concedendo all’associazione la possibilità di ottenere la concessione per costruire il luogo di culto a più riprese negata dall’amministrazione comunale. Si legge infatti nella sentenza: «Il Comune dovrà rilasciare il permesso di costruire nel termine di trenta giorni decorrenti dalla comunicazione o notificazione se anteriore, della presente sentenza; decorso tale termine provvederà, in luogo dell’amministrazione rimasta inadempiente, il commissario ad acta che si nomina, sin d’ora, nella persona del Prefetto di Milano, o suo delegato, il quale dovrà provvedere al rilascio del titolo edilizio nei trenta giorni successivi». Come spiega il legale dell’Assalam, Vincenzo Latorraca, «si tratta della sentenza con la quale il giudice amministrativo aveva annullato anche il secondo diniego al rilascio del permesso di costruire per luogo di culto. Il collegio ha integralmente accolto il ricorso evidenziando che, nonostante il decorso di oltre sette mesi dalla pronuncia, “non vi è stata ottemperanza a quanto disposto alla sentenza”. Il Tar ha evidenziato che il Comune chiamato a provvedere per la terza volta sull’istanza, non può che rilasciare il titolo edilizio». Latorraca inoltre sottolinea che «si mette fine a una battaglia costata oltre 130.000 euro spesi inutilmente per negare il diritto di culto». La storia parte nel 2016 quando l’associazione acquistò un capannone usato impropriamente come moschea per 800.000 euro, raccolti grazie alle donazioni dei fedeli. Quindi la richiesta del cambio di destinazione d’uso al Comune e il relativo permesso di costruire per adibirlo a luogo di preghiera. Richieste mai accolte dalle amministrazioni canturine, scelta da cui sono derivate le vicende giudiziarie. Poi ci fu la confisca dell’immobile da parte dell’amministrazione in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato sull’utilizzo abusivo a luogo di culto del capannone.Dopo il verdetto del Tar il sindaco di Cantù Alice Galbiati attende un incontro con l’ufficio legale, mentre il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni , leghista e canturino doc, va all’attacco. «La sentenza del Tar Lombardia sulla moschea di Cantù tiene aperto un contenzioso che aveva visto in passato il Consiglio di Stato stabilire, con chiarezza e fermezza, che quella canturina era una moschea illegale e abusiva. Sono molto preoccupato per questa nuova posizione della giustizia amministrativa e per le possibili ricadute in termini di gestione e organizzazione della sicurezza sul territorio, ne parlerò subito con Prefetto e questore», ha detto Molteni preoccupato soprattutto della sicurezza del territorio del Comune in provincia di Como. «La situazione della sicurezza nel Canturino è già complessa con uno sforzo straordinario delle nostre Forze di polizia, questa vicenda non aiuta. Rimango fermamente convinto che sino a quando le comunità islamiche non sottoscriveranno le “intese” con lo Stato italiano ai sensi dell’articolo 8 della nostra Costituzione, nessuna prerogativa a realizzare luoghi di culto può essere consentita e imposta per legge. Senza la sottoscrizione e l’accettazione di intese ufficiali e formali, ovvero senza la dichiarata manifestazione di volontà di rispettare regole, princìpi, valori del nostro ordinamento giuridico come l’uguaglianza e la parità tra uomo e donna nel pieno adempimento dei precetti normativi nazionali, questa decisione rischia di essere insidiosa in tema di sicurezza e contraria ai valori della nostra Carta fondamentale. Nel bilanciamento tra diritti ed interessi generali, quello alla sicurezza dei cittadini, delle comunità e dei luoghi è sempre soccombente tra le giurisdizioni e questo è un enorme problema sottovalutato soprattutto in un contesto di crisi internazionali e di estremismi come quello attuale». Il sottosegretario della Lega rimane convinto che le leggi si applicano mentre le sentenze, seppur discutibili, «si appellano e si impugnano fino all’ultimo grado di giudizio». E rilancia: «Non escludo infine un grande referendum popolare cittadino per chiedere ai canturini e ai comaschi se vogliono o no la moschea, che diventerebbe il principale luogo religioso di riferimento per un’area vasta e allargata provinciale, non solo canturina. Chi tifa e sostiene ideologicamente la moschea si assume tutta la responsabilità di questa decisione per il futuro della comunità». Di diverso parere la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga soddisfatta della sentenza del Tar: «È un segnale positivo che va nella direzione della libertà di culto e di preghiera di ciascuno, del diritto della comunità musulmana di Cantù di avere un luogo di culto per riunirsi a pregare, nel rispetto della legalità. Confido che si chiuda qui questo scontro legale e ideologico in atto da quasi dieci anni, innescato dall’amministrazione leghista. Una contrapposizione che di certo non ha contribuito a generare un clima conciliante e di serenità laddove invece occorre dialogo, rispetto dei diritti e volontà di venirsi reciprocamente incontro, a maggior ragione alla luce di quest’ultima sentenza del Tar. Perseverare ancora nell’errore dello scontro oltre che perdente risulterebbe un cieco accanimento discriminatorio».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.