2025-07-13
Il Tar lima un po’ il golden power. Unicredit respinta sul fronte russo
Andrea Orcel (Imagoeconomica)
Accolto in minima parte il ricorso di Gae Aulenti: i giudici danno ragione al governo sull’addio a Mosca e sull’obbligo di mantenere l’attuale portafoglio Btp di Anima. Intanto Crédit agricole aspetta alla finestra. Il Tar dà una delusione a Unicredit. Approvato il golden power su Bpm lanciata da Unicredit su Banco Bpm. Dopo la lettura del provvedimento le parti esultano. «Abbiamo vinto» come accadeva alle tribune politiche negli anni Sessanta dopo ogni turno elettorale. Tutti si dichiaravano vincitori a dispetto della realtà. Il governo applaude il proprio rigore, Unicredit gioca di fino, Banco Bpm si gode il ruolo di vittima illuminata. Ma sotto il tripudio di comunicati stampa e retoriche ministeriali, il risultato non sembra favorevole a Unicredit: in queste condizioni l’Ops che si concluderà il 23 luglio non ha molte chance di successo. Servirebbe un rilancio. Ma così sarebbe un azzardo.Cominciamo dai fatti. Il Tar del Lazio ha accolto solo parzialmente il ricorso presentato da Unicredit contro l’uso del golden power esercitato dal governo sull’Ops per conquistare Banco Bpm.Due i punti bocciati. L’obbligo di mantenere per cinque anni il rapporto impieghi/depositi a livelli pre-Ops e il vincolo di conservare il portafoglio di project finance. Su questi Unicredit ha ottenuto un riconoscimento. O almeno si è tolta un peso. Ma il Tar ha invece confermato due punti chiave. Proprio quelli che bruciano: uscire dalla Russia entro nove mesi e l’obbligo di mantenere il portafoglio Btp detenuto da Anima.Due prescrizioni che il governo aveva indicato come «qualificanti», e che ora diventano il pilastro della legittimità del golden power. Unicredit non può tagliare il portafoglio di Btp e deve uscire dalla RussiaIl Mef è soddisfatto: parla di una sentenza che conferma in larga parte l’impianto del golden power, e quindi il principio secondo cui la sicurezza economica coincide con la sicurezza nazionale.Tradotto: abbiamo usato lo scudo giusto che si è solo leggermente scalfito. Verrà cambiato prima del 23 luglio come chiedono i legali di Unicredit? Al governo non sembrano avere fretta mentre da Bruxelles nessuno si è ancora espresso chiaramente sulla compatibilità di questo intervento con le norme Ue.Il portavoce di Unicredit si è affrettato a dichiarare che accoglie con favore la decisione del Tar. Una nota sottolinea che la sentenza ha riconosciuto «l’illegittimità» di alcune misure, e auspica un nuovo decreto che rifletta correttamente le modifiche richieste. Ma nel frattempo la banca si ritrova con un obbligo di uscita dalla Russia che potrebbe significare svalutazioni milionarie e l’ira del Cremlino. Senza contare i vincoli sul portafoglio Btp che certamente limitano le scelte di gestione. Ma soprattutto un’offerta da chiudere entro due settimane senza ancora un quadro normativo definitivo. Nel lessico aziendale si chiama «successo condizionato». Ma certamente ieri sera al quartier generale di Piazza Gae Aulenti non si saranno sentiti i botti di champagne. Il piano industriale si complica, e le certezze di una banca di dimensioni europee vengono messe in stand by da un decreto e da una sentenza.E poi c’è Banco Bpm, la sposa riluttante ma sempre in prima fila per ricevere i complimenti. Dall’istituto milanese arriva un comunicato sobrio ma punzecchiante: «La sentenza conferma il corretto operato del governo», e si invita Unicredit a «fare chiarezza sulle proprie intenzioni».Per il gruppo guidato da Giuseppe Castagna il rallentamento è utile. L’Ops si allunga, le valutazioni migliorano, e ogni giorno in più è un giorno in cui il mercato può ricalibrare il prezzo. Alla finestra ci sono i francesi di Crédit agricole. Hanno appena chiesto alla Bce di salire oltre il 20% dell’istituto milanese pur restando sotto la soglia d’Opa. Confermano la loro fedeltà all’attuale governance e non chiedono variazioni in consiglio d’amministrazione. Ma per quanto tempo manterranno un comportamento così conciliante? L’avevano fatto anche con il Credito valtellinese. Poi l’hanno incorporato. Ora tutti guardano a Palazzo Chigi. Toccherà al governo decidere se e come aggiornare il decreto. I legali di Unicredit sostengono che un nuovo dpcm sia obbligatorio. Ma è un parere di parte. Il governo? Forse attende il giudizio di Bruxelles in arrivo a breve.Il countdown corre: il 23 luglio si avvicina, e con esso la scadenza dell’offerta. Intanto il governo difende la patria economica, Unicredit salva la faccia (a metà), Banco Bpm si gode lo spettacolo e il Tar fa il suo lavoro tecnico. Nel frattempo, la finanza italiana resta sospesa. In fondo c’è una Ops appesa a un filo.
Chiara Appendino (Imagoeconomica)