2020-03-06
Il Tar a gamba tesa sui diritti tv s’inventa il monopolio nel calcio
I magistrati bloccano la sentenza dell'Antitrust che aveva messo in frigorifero l'acquisizione di Mediaset premium da parte di Sky. Si rischia di accentrare tutto nella pay tv e svalutare il mercato della serie A.Il Tar del Lazio entra a gamba tesa nella diatriba dei diritti tv del calcio. Ieri i giudici amministrativi hanno bocciato il pronunciamento dell'Antitrust relativo all'acquisto di R2, la vecchia Mediaset premium, da parte di Sky Italia, operazione poi congelata e annullata dalla pay tv per i paletti posti dall'authority, e con la stessa sentenza ha spalancato le porte alla concentrazione sul mercato televisivo nazionale. Tradotto dall'anno prossimo Sky potrebbe fare la parte del leone e mangiarsi anche tutte le attività di Dazn accentrando il mercato dei diritti, soprattutto della serie A. L'operazione di acquisto di Mediaset premium mirava a fornire alla pay tv un piattaforma trasversale con una esclusiva sul digitale terrestre. A marzo del 2019 l'Antitrust ha evidenziato una serie di criticità significative che venivano sintetizzate in una singola frase: «L'acquisizione di R2 d aparte di Sky appare idonea a conferire a Sky un vantaggio competitivo idoneo a rafforzare la posizione di dominanza già detenuta nello stesso mercato». Il riferimento era alla pay tv. I paletti imposti dall'Authority, a quel punto, miravano a ripristinare una concorrenza potenziale delle offerte tv a pagamento via internet che consentisse una riduzione dei prezzi per i consumatori e un incremento dei contenuti audiovisivi a disposizione degli stessi. Più nel dettaglio, gli obblighi previsti dall'Antitrust, e bocciati definitivamente ieri dal Tar, vietavano a Sky di stipulare esclusive per i contenuti audiovisivi e i canali lineari per le piattaforme internet in Italia. Del resto il mercato dell'informazione e dei contenuti è drasticamente cambiato negli ultimi anni e oggi le piattaforme digitali e gli operatori Ott sono una vera e propria concorrenza rispetto agli operatori tv tradizionali. Ma la decisione del Tar ha un effetto diretto e immediato anche su quello che è uno dei nodi del calcio italiano: la vendita dei diritti per il periodo 2021-2024. Asta che la Lega, da settimane lacerata dal caos e dalle tensioni attorno all'ad Luigi De Siervo, non faceva partire: si attendeva questo decisivo pronunciamento del tribunale amministrativo. Ora, la partita potrebbe sbloccarsi. Anche se rischia di cambiare drasticamente lo scenario. L'assenza di obblighi in capo a Sky e del divieto sino al 2022 di stipulare esclusive per i contenuti audiovisivi ed i canali lineari per le piattaforme internet in Italia, potrebbe creare una posizione di fatto monopolistica nel mercato della pay tv. A tremare sarebbero gli operatori come Netflix e Amazon, ma potrebbe anche verificarsi un danno per i consumatori che, progressivamente, rischiano prezzi più alti. A essere più limitata, infatti, non sarebbe solo la concorrenza nel mercato a valle della pay tv ma anche quella nei mercati a monte in cui gli operatori acquistano i diritti (film, serie TV, eventi sportivi, etc.) da rivendere poi al pubblico. Non sarebbe indenne nemmeno la seria A nell'imminente asta per i diritti tv in cui, senza vincoli appunto, Sky potrebbe decidere il prezzo senza timore di essere smentita dal mercato. Il Tar, in realtà ieri, non si è pronunciato nel merito delle misure imposte dall'Autorità ma ha ritenuto sussistenti dei vizi procedurali. Secondo i magistrati laziali, l'Antitrust avrebbe omesso di rivalutare gli effetti dell'operazione all'esito delle modifiche intervenute nel corso del procedimento ed in particolare la restituzione di R2 al gruppo Mediaset. C'è da spettarsi che un appello al testo di ieri al Consiglio di Stato, ma sino alla pronuncia di quest'ultimo (salvo che l'Autorità richieda e ottenga l'adozione di una misura cautelare), la sentenza rimarrà esecutiva con la conseguenza che non sussistono gli obblighi imposti a Sky dall'Autorità medesima con la decisione annullata. Una situazione che piomberà come un falco sull'assemblea della Lega A fissata per il prossimo 12 marzo. I diritti sono un pilastro dal quale la Lega non può prescindere e l'eventualità di assistere a una svalutazione rischia di accendere ulteriormente le tensioni. In ballo c'è il futuro di De Siervo già contestato da una decina di presidenti di squadra per una serie di scelte. Dal tema del suo stipendio fino alle ultime mosse legate al coronavirus che hanno rischiata di sfalsare il campionato. Il 2019 si è chiuso senza le linee guida per il prossimo bando dei diritti tv e a meno che nei prossimi giorni l'Antitrust chieda una misura cautelare per i vertici della A sarà difficile tenere a bada i presidenti recalcitranti.