2018-09-18
Il salvagente gettato all’ospedale romano collega di nuovo McCarrick e Vaticano
Per «curare» l'Idi la Curia chiese 25 milioni alla fondazione dell'ex cardinale. Ne arrivarono 13, ma fecero scandalo...Una delle leggi più antiche del potere è che più un uomo è ricattabile e più è saldo sulla sua poltrona. C'è da chiedersi se questa regola sia applicabile anche alle gerarchie vaticane. La domanda sorge ripensando alla richiesta di papa Francesco, nell'estate 2017, di un maxi finanziamento a fondo perduto da 25 milioni di dollari alla statunitense Papal Foundation per coprire i buchi dell'Idi, l'istituto dermatologico di Roma. Una fondazione sulla quale ha regnato fin dalla nascita l'ex cardinal Theodore McCarrick, ora travolto dallo scandalo pedofilia dopo anni di abusi, silenzi e omertà in alto loco. A febbraio, La Verità raccontò tutta la storia, con questa donazione forzosa che aveva spaccato la fondazione Usa e i cardinali americani, costretti a gestire con evidente imbarazzo la faccenda, visto che prima la donazione massima non eccedeva i 200.000 dollari e perfino il tesoriere si era dimesso per protesta. Ma adesso che è esploso lo scandalo delle coperture vaticane sul caso-pedofilia che ha investito l'ex porporato di Washington, Theodore McCarrick, al centro delle rivelazioni del dossier Viganò pubblicato in anteprima dalla Verità, ecco che anche la vicenda dell'Idi viene illuminata da una luce nuova. Perché McCarrick è uno dei fondatori della Papal Foundation, nata nel 1988, l'ha governata per anni e si è dimesso dal board solo a giugno di quest'anno, ovvero un mese prima che Bergoglio accettasse le sue dimissioni da cardinale. L'ex nunzio negli Stati Uniti, monsignor Carlo Mario Viganò, ha svelato che avvisò Bergoglio nel 2013 della gravità delle condotte di McCarrick. Ma non ebbe risposta e non successe nulla. Il fatto è che il cardinale, di cui aveva raccontato fatti e misfatti al pontefice, aveva in mano i cordoni di una borsa sostanziosa, alla quale lo stesso pontefice ha poi dovuto bussare ancora meno di un anno fa. «Normalmente non diamo più di 200.000 dollari a nessuno», racconta un ex dirigente della Papal Foundation, «normalmente…». E già, perché poco prima dello scorso Natale la segreteria di Stato, guidata da Pietro Parolin, si rende conto che per sopire una volta per tutte lo scandalo dell'Idi e della voragine finanziaria da oltre 800 milioni di euro scavata da padre Franco Decaminada, un mix micidiale di megalomania e incompetenza finanziaria, serviranno ancora decine di milioni. E allora, Oltretevere, si pensa alla Papal Foundation, che custodisce donazioni per almeno 215 milioni di dollari. Parolin, che su partite del genere difficilmente si muove all'insaputa del Papa, chiede 25 milioni di dollari. La fondazione resta senza parole, litiga al suo interno, si spacca, ma alla fine almeno in parte cede e tra dicembre e gennaio scorsi bonifica a Roma 13 milioni. Che sono comunque una cifra pazzesca, perché basta consultare l'elenco delle donazioni 2018, che finora sono state pari a 15 milioni di dollari in totale, per rendersi conto che in media si parla di 100.000 dollari a progetto e che il massimo donato è 200.000 dollari.Il settimanale cattolico inglese Catholic Herald, il 6 gennaio scorso, fa parlare l'ex responsabile del comitato di controllo interno della Fondazione, James Longon, appena dimessosi: «Come capo dell'audit e fiduciario della Fondazione, ritengo questa donazione negligente, inappropriata e contraria allo spirito dell'ente». Poi, nel caso non avesse parlato con sufficiente chiarezza, Longon aggiunge: «Anziché aiutare i poveri in un paese del Terzo Mondo, il board ha approvato un enorme stanziamento senza precedenti a un ospedale che ha una storia di cattiva direzione, incriminazioni e bancarotta». E mentre pare assodato che il resto dei 25 milioni chiesti dal Vaticano alla fine sia stato rifiutato, casualmente, in aprile è stato cancellato il meeting annuale della fondazione a Roma, con tanto di udienza papale riservata. Avranno peccato di avarizia.Del resto, fonti vaticane spiegano alla Verità che il braccio armato di McCarrick per contare così tanto a Roma è sempre stata la munifica Papal Foundation, sulla quale ha dominato per oltre 20 anni insieme al cardinal Donald Wuerl e di monsignor Michael Bransfield. Lo stesso Wuerl, dopo lo strappo interno sui soldi da dare all'Idi, scrisse ai suoi principali finanziatori ammettendo «il significativo grado di scontento» interno per la storiaccia, ma se la cavò con l'abilità del predicatore, osservando che «se non abbiamo l'amore nei nostri cuori uno nei confronti dell'altro, siamo come gong che fanno rumore».Ecco, adesso che il gong l'ha suonato monsignor Viganò, rileggere in controluce l'altrimenti folle vicenda della maxi donazione Usa all'Idi forse aiuta a capire perché, fino a pochi mesi fa, McCarrick fosse ancora un intoccabile.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)