2022-01-12
Il riordino del catasto? Tassa occulta. Serve semplificare il fisco e i bonus
Alberto Bagnai (Responsabile economia della Lega): sulla riforma più concertazione. Va rivisto il sistema di riscossione.Gentile direttore, ci sono tre tipi di riforme: quelle che ci chiede l’Europa, quelle che si dice vengano chieste dall’Europa, e quelle di cui il Paese ha bisogno. Approfitto della sua cortese disponibilità per collocare in questo elenco un tema cui la sua testata dedica una meritoria e competente attenzione: la riforma fiscale. Contrariamente a quanto i più danno per scontato, la riforma fiscale, intesa come razionalizzazione complessiva dei tributi (basi imponibili, livelli delle aliquote, ecc.), non è richiesta dall’Europa né tanto meno dal Pnrr. Basta scorrere i documenti, come la decisione di esecuzione del Consiglio con cui il Pnrr italiano è stato approvato il 13 luglio scorso, per vedere che il termine «riforma fiscale» non compare nel dettagliato elenco di «milestones» e «targets» (per 568 pagine!). I pagamenti dei fondi Pnrr non dipendono dall’approvazione di questa riforma, che quindi non rientra fra quelle che «ci chiede l’Europa». Va quindi accantonato quel senso di urgenza con cui si è tentato di forzare un provvedimento che invece richiede ponderatezza, perché rientra fra quelli di cui il Paese ha bisogno. Quello che il Paese chiede, anche in questo campo, è innanzitutto certezza del diritto, da raggiungere con la semplificazione.La proposta fiscale della Lega è tutta all’insegna di questo principio: dalla flat tax, nelle sue varie declinazioni (a partire da quella per le partite Iva), all’accorpamento delle scadenze, alla razionalizzazione dei bonus (in particolare, in ambito edilizio), all’eliminazione delle microtasse. Va in questa direzione anche il superamento dell’Irap, in parte realizzato in legge di bilancio, e l’ormai imprescindibile riforma della riscossione. L’evasione si combatte alleggerendo l’onere fiscale sui contribuenti ma anche liberando l’amministrazione fiscale dall’onere di adempimenti fini a sé stessi, di innumerevoli pratiche, magari di importo irrisorio, riferite a contribuenti fisicamente o economicamente deceduti, la cui gestione sottrae risorse a un’efficace attività di controllo. Quest’ultima può essere sufficientemente incisiva senza violare la riservatezza del cittadino e può essere efficace senza addossare al contribuente l’onere della prova. Va invertita la tendenza che ci vede procedere verso uno Stato di polizia fiscale, in cui l’amministrazione, che tutto vuole sapere, chiede comunque al contribuente di documentare (naturalmente in forma cartacea!) la propria innocenza, invece di essere lei a individuare e provare eventuali illeciti, grazie alla mole sterminata di dati di cui dispone. Su molti, se non tutti, questi principi di buonsenso, che da sempre caratterizzano la nostra proposta, siamo faticosamente riusciti a ottenere l’assenso degli altri partiti, formalizzato approvando a giugno il documento delle commissioni parlamentari congiunte. Ma non tutti questi spunti sono stati recepiti dal governo nella legge delega, che ha intrapreso il suo normale iter parlamentare nella commissione Finanze della Camera, prima di passare al Senato. È stata invece aggiunta una pericolosa allusione a riforme del catasto che nascondono, sotto una generica esigenza di adeguamento, un ben preciso intento di inasprimento della tassazione sugli immobili. Simili misure sarebbero deleterie per il Paese nel 2022 come lo furono nel 2012. Chiederemo pertanto che vengano stralciate dalla delega. La riforma di cui il Paese ha bisogno per consolidare il proprio percorso di crescita futuro deve, come prima cosa, lasciarsi alle spalle gli errori conclamati del passato.