2023-05-25
«Il Riformista» diventa «Il Vendicatore»
Il foglio del ticket Matteo Renzi-Andrea Ruggieri prende di mira Sigfrido Ranucci di «Report» spiattellando le foto (scattate da un cronista-spia) di una cena con un prelato e Valter Lavitola. È la «rappresaglia» dell’ex Rottamatore per lo scoop sull’incontro con lo 007 Marco Mancini? Il Riformista, diretto dal ticket Matteo Renzi-Andrea Ruggieri, è diventato il manganello da dare in testa ai nemici personali della strana coppia. Uno dei primi a farne le spese è stato Sigfrido Ranucci colpevole di aver mandato in onda le immagini dell’incontro carbonaro all’autogrill di Fiano Romano tra l’ex premier e un dirigente dei servizi segreti. Ma anche Ruggieri è in causa con Ranucci: il nipote di Bruno Vespa ha infatti denunciato il conduttore per alcuni messaggi sopra le righe (per cui Ranucci si è scusato) ricevuti quando era membro della commissione di vigilanza Rai. Ebbene i due quando sentono il nome del vicedirettore di viale Mazzini vedono rosso, come due tori. E adesso che hanno un giornalino provano a togliersi qualche sassolino dai mocassini. Anche se i risultati sono quelli che sono. Tanto che il loro «braccio armato», il giornalista iper renziano Aldo Torchiaro, alla fine del suo articolo di ieri si è lamentato del silenzio calato sul presunto «scoop» anti Ranucci («distrazione o vera e propria congiura del silenzio per non parlarne?» ha chiesto sconfortato). Conviene ricordare che lo zelante Torchiaro si era già segnalato per la pubblicazione a puntate del video di una trattativa dello stesso Ranucci con una fonte e che un altro renziano doc come Luciano Nobili aveva sventolato un dossier, con presunte fatture e chat (che poi sarebbero risultate false), su un’inchiesta di Report sulla vendita di Piaggio aerospace agli arabi. Ma adesso Torchiaro, vestito di tutto punto, è ripartito all’assalto e ha immortalato, di nascosto, la cena di Ranucci con una fonte al ristorante Cefalù nel quartiere romano di Monteverde vecchio. In uno dei filmati visionati dalla Verità lo si vede mentre si apposta dietro a una delle vetrine e, tenendo il cellulare all’altezza dello sterno, fa qualche scatto furtivo. Poi tutto soddisfatto si sposta per controllare la qualità delle immagini. Ma il nostro aspirante 007 non si è accorto di essere ripreso dalle telecamere del locale.Il ristorante è gestito da un altro giornalista noto alle cronache giudiziarie, Valter Lavitola, per qualche anno direttore dell’Avanti. Già vicino a Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, si era improvvisato faccendiere al punto da finire nelle patrie galere. Una volta uscito ha messo a frutto la sua passione per il pesce e la cucina. È nato così il Cefalù, frequentato non solo da buongustai, ma anche da politici e cronisti, imprenditori e forze dell’ordine. Un luogo dove le chiacchiere e le indiscrezioni non mancano mai.Il locale annovera tra i suoi clienti lo stesso Torchiaro, l’ex direttore del Riformista Piero Sansonetti e, ovviamente, Ranucci che sulle imprese di Lavitola, in passato, ha realizzato diverse inchieste. Torchiaro anche lunedì era lì a gustare l’aperitivo con degli amici. Domenica, invece, si era presentato con la famiglia, coinvolta nella sua missione anti Ranucci. Mentre i parenti mangiavano, lui ha iniziato a girare intorno al ristorante per fotografare di nascosto il collega avvistato mentre desinava con don Gianni Fusco, «presidente dell’Unione apostolica del clero e il più fidato consigliere di Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede». Un interlocutore di tutto rispetto per ogni giornalista curioso. L’incontro serale è subito diventato per Il Riformista «una strana cenetta», consumata nel «confessionale di Lavitola». Torchiaro, che si trovava all’esterno, è riuscito, però, a captare alcuni degli argomenti trattati a tavola. Come avrà fatto? Ah saperlo. Al desco si è discusso della trattativa per ottenere la pace tra Russia e Ucraina, degli sviluppi nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ma anche della tragedia siriana dimenticata da tutti, delle condizioni di salute del Papa e del processo Vaticano al cardinale Angelo Becciu (don Gianni è critico sull’impostazione dell’accusa, Ranucci ha mandato in onda servizi non benevoli su Becciu). Temi che qualunque cronista, con al tavolo un alto prelato, avrebbe sondato. Valeva per questo la pena di fare la posta a un giornalista sotto scorta, di fotografarlo insieme con una fonte e di cercare di carpirne le parole? Ma la cosa più divertente è che Torchiaro rinfaccia a Ranucci la frequentazione di Lavitola, ricordandone i precedenti giudiziari e i processi in corso in cui l’ex direttore dell’Avanti eviterebbe di andare a testimoniare: «Curioso che mentre i giudici di Bari non riescono a ottenere la deposizione del teste in aula, lo possa incontrare tanto agevolmente e così a lungo Sigfrido Ranucci» scrive Il Riformista. Che definisce il ristorante anche un «refugium peccatorum», «un club di sodali». Bazzicato, però, pure da Torchiaro. Amico di Lavitola per sua stessa ammissione. Al punto da anticipargli via messaggio l’uscita del primo articolo: «Walter ho scritto un pezzo affettuoso su di te, citando l’amico Ranucci, voluto dal direttore. Ti voglio bene». Ma chi è il direttore che ha voluto il pezzo? Il giornalista Ruggieri o il non giornalista Renzi?Torchiaro nell’articolo non risolve il dilemma. Infatti il cronista sembra volerli vendicare entrambi e rammenta a Ranucci le sue colpe: aver pestato i calli a tutti e due i suoi capi. Cita il «caso degli sms inviati ad alcuni parlamentari (tra cui Ruggieri, ndr)» che «è ancora aperto». Ma è il messaggio pro Renzi a colpire. Torchiaro scrive che a documentare la cena e a inviare le foto al Riformista non è stato lui, bensì «un professore di liceo che passava per caso». Un chiaro riferimento alla docente che aveva ripreso l’incontro di Renzi con lo 007 Marco Mancini il 23 dicembre 2020, insegnante che il fu Rottamatore ha denunciato per la diffusione di riprese fraudolente. Le matte risate. Solo che per scoprire il nome della vera professoressa di Report ci sono voluti mesi e le indagini della Digos e della Procura di Roma, il finto professore del Riformista è stato smascherato in pochi minuti. Ma può un giornale essere usato per consentire a un politico di regolare i propri conti con una trasmissione di inchiesta? La risposta ci sembra scontata, ma forse non lo è nella redazione del quotidiano, dove lavorano personaggi che avevano animato la Bestiolina social di Renzi, quella messa in piedi ai tempi della fondazione Open. Allora si parlava dell’utilizzo di investigatori privati, oggi si trasformano i cronisti in spioni per pedinare altri cronisti e bruciarne le fonti. È questa l’idea di informazione che ha Renzi? Chissà se l’Ordine dei giornalisti avrà qualcosa da dire.
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